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Perché l’Italicum non è miracoloso

Riceviamo e pubblichiamo

Il presidente del Consiglio ed il ministro Boschi non sono degli attempati sprovveduti. Tutt’altro! Le loro dichiarazioni, conosciuti i risultati delle elezioni spagnole, di esaltazione delle alte “proprietà” della riforma elettorale che va sotto il nome “Italicum” ci lasciano perplessi ed aumentano la nostra inquietudine. I due protagonisti di questi tempi affermano che la frammentazione uscita dalle urne spagnole, che non ha incoronato nessun vincitore rendendo difficile la formazione di un governo, è un pericolo che il meccanismo dell’Italicum scongiura.

A questo punto bisogna fare delle brevissime riflessioni. Ma si è proprio sicuri che la stabilità, che non è sinonimo di governi efficienti, sia assicurata esclusivamente dalle norme? Si è sicuri che non ci siano altri elementi che possano stravolgere gli “intendimenti” racchiusi negli impianti normativi? Si è sicuri che la blindatura di un sistema annulli irrimediabilmente quanto può’ venire dai cittadini? Ritengo di no? Nella legislatura varata con il Mattarellum non vi è stata stabilità e si sono susseguiti più governi. E’ avvenuto lo stesso con il Porcellum con il corollario di robuste formazioni estreme e uno inedito smisurato astensionismo. Una stabilità, evocata e solo scritta, ha annullato la dialettica politica e ha creato una disaffezione pericolosa le cui conseguenze non sembrano essere responsabilmente valutate.

Si dice, ancora, che con il ballottaggio fra due partiti si sa, già a urne chiuse, chi governerà. Al di là che non è scritto in Costituzione che gli elettori sono chiamati a scegliere fra due candidati alla presidenza del consiglio, c’è il macigno che il presidente per come è congegnato l’Italicum può essere espressione di una minoranza. Al di là dei profili di costituzionalità c’è la questione della democrazia. Il sistema elettorale congiunto alle riforme apportate alla Costituzione introduce un presidenzialismo camuffato e di nuovo conio supportato dalla “nomina “dei parlamentari e dallo svuotamento del Parlamento.

C’è da porsi un interrogativo di fondo.  Si vuole sacrificare un sistema democratico in nome di una presunta governabilità senza il conforto della maggioranza dei cittadini? I nuovi governanti tendono a questo. Noi siamo per il mantenimento della tutela dei diritti contro ogni dogmatismo che adora l’efficientismo, il tecnicismo e disconosce il cittadino. Se questi sono i termini della discussione possiamo dire che dai risultati elettorali spagnoli c’è la politica e la formazione del governo non è impedito. La politica è confronto, vivacità, scontro, nascita di realtà nuove. La rigidità e le blindature negano tutto questo affidando il futuro alla tenuta del carisma del capo.

Ma questa è un’altra storia che non ha nulla da spartire con quella democratica su cui si è costruita la Repubblica. Bisognerà chiarire, ancora, la portata del “progetto” teso a svuotare le prerogative del Presidente della Repubblica. Un presidenzialismo pur se camuffato pone sostanzialmente il presidente del consiglio in una posizione preminente perché eletto di fatto dai cittadini rispetto al presidente della Repubblica espressione del Parlamento. Vi sono tantissimi segnali. L’ultimo è l’intenzione di costituire presso palazzo Chigi un consiglio per la sicurezza. Si condanna all’irrilevanza formale il Consiglio superiore della Difesa presieduto dal Capo dello Stato. La rottamazione continua a rivolgersi a principi costituzionali e salva sistemi di potere sempre più opachi.

Mario Tassone, Segretario nazionale CDU

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