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Il giornalista Luca Telese non sa cos’è il mondo del lavoro!

Mi spiace tantissimo leggere articoli come quello di Luca Telese su Libero del 30 novembre scorso a commento delle parole del Ministro Poletti sull’orario di lavoro. Secondo Telese, “alle 25 forme di precarietà del nostro Paese si aggiungerebbe l’abolizione delle retribuzione oraria”, in un generale contesto in cui, con il contratto a tutele crescenti si “può essere licenziati sempre” e la prospettiva reale del mercato del lavoro è quella del “contratto esistenziale”, ossia il lavoratore è “pagato solo se filosoficamente meritevole”. Questo il quadro “dipinto” da Telese!

Mi spiace leggere questa falsa rappresentazione delle realtà perché ritengo che il privilegio di poter comunicare con tante persone dovrebbe rispettare alcuni principi se non di verità quantomeno di veridicità e continenza. Ora tutto ciò che è scritto in quel breve articolo è tecnicamente sbagliato. Questo è ciò disturba; nel nostro Paese ormai non c’è più distinzione tra argomentazioni politiche, fideistiche e argomenti tecnici ed oggettivi.

Pur non amando il Ministro Poletti come si fa a dire che la sua dichiarazione porta con sé  l’abolizione della retribuzione oraria? Giusto affermare che in Italia esisteva (residua esiste) il miraggio del contratto a tempo indeterminato, ma occorre dire che appunto trattasi di miraggio! E non per colpa di Paoletti ma perché é completamente cambiato il contesto di riferimento; non riconoscere che determinati istituti pensati 50 anni or sono non rappresentano più la realtà sarebbe come negare il tempo passato, negare la trasformazione dell’organizzazione delle imprese, negare la trasformazione dell’organizzazione del lavoro, delle competenze.

Qui si tratta di scattare una fotografia aderente alla realtà e costruire un adeguato sistema normativo nell’interesse di tutti.

Chiamare precario tutti coloro che non hanno uno specifico contratto è un fatto solo italiano. Perché? Perché da noi si è sempre pensato che la tutela del lavoratore fosse legata al contratto e non al sistema Paese! Se non capiamo che la garanzia di una vita libera e dignitosa deve essere assicurata da un sistema non comprenderemo mai ciò che accade al di fuori dei nostri confini, che però continuiamo ad additare come modello di riferimento.

Poi vorrei ricordare che proprio il decreto 81/2015 ha abrogato il lavoro a progetto, e che il lavoro somministrato solo in Italia è vissuto come precariato e che nel mondo esiste da 50 anni!

Vorrei evidenziare come addirittura la revisione di certi istituti compreso l’orario non ritenuti più idonei alle esigenze ed altre caratteristiche delle attività lavorative sia già costantemente avvenuta nelle aziende, e ciò con accordi sindacali firmati anche dalla CGIL.

Come spesso accade la realtà ha una tale forza da superare il vuoto normativo e sterili dibattiti fra coloro che la realtà molte volte non la conoscono nemmeno. Credo che si debba verificare la tenuta anche tecnica delle affermazioni prima di renderle pubbliche, seppur possono risultare meno allettanti dal punto di vista mediatico.

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