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L’Italia rischia un attacco terroristico con armi chimiche?

Di Paola Tessari e Paola Sartori

Dopo i tragici eventi che hanno colpito Parigi lo scorso 13 novembre, in molte città europee si è assistito a un massiccio rafforzamento delle misure di sicurezza. Roma e Milano sono state segnalate dall’intelligence americana tra i principali obiettivi degli attentati, Bruxelles ha mantenuto il livello di massima allerta per più giorni e il premier francese Manuel Valls ha esplicitamente evocato il rischio di attacchi non convenzionali con armi chimiche e batteriologiche.

Uno studio elaborato a gennaio 2008 dall’Istituto affari internazionali (Iai) per il Centro militare di studi strategici (Cemiss), sotto la direzione del professor Nones, su potenziali rischi e possibili risposte alla minaccia Nucleare, biologica, chimica e radiologica (Nbcr), ha rilevato che l’eventualità che simili attacchi colpiscano le popolazioni civili è una possibilità concreta. Infatti, le caratteristiche degli attentati più recenti e gli aspetti di reperibilità e pericolosità di alcuni agenti Nbcr alimentano tale rischio. Le tragiche modalità e l’efferatezza che contraddistinguono i recenti attentati permettono di ipotizzare un ricorso all’utilizzo di agenti Nbcr, proprio per l’elevato potenziale distruttivo di tali sostanze.

Inoltre, il notevole impatto mediatico che un evento simile potrebbe avere sull’opinione pubblica e sugli attori politici lo rendono un potenziale mezzo efficace di propaganda. Gli agenti chimici, in particolare, sono caratterizzati da una rapida diffusione e da un altrettanto immediato effetto sulle vittime. Emergono, quindi, potenziali scenari come attacchi con agenti C allo stato liquido o gassoso, diffusi tramite impianti di ventilazione in luoghi affollati come stazioni o aeroporti. Un esempio tristemente noto è l’attentato che ha colpito la metropolitana di Tokyo nel 1995, perpetrato dalla setta guidata da Aum Shinrikyo: in quella circostanza, gli attentatori misero in atto il rilascio dell’agente C Sarin (gas nervino) contenuto in forma liquida in sacchetti di plastica, causando 12 morti e più di 6mila intossicati.

Allo stesso modo, per quanto attiene agli aspetti di reperibilità e pericolosità, gli aggressivi chimici si distinguono rispetto agli altri agenti Nbcr in quanto le sostanze necessarie alla loro produzione sono facilmente disponibili sul mercato, a causa di un largo utilizzo in ambito civile e delle accresciute possibilità di acquisto online . Si pensi, ad esempio, al contenuto dei normali pesticidi, alle sostanze di impiego nell’industria farmaceutica o di utilizzo domestico che, per alcune loro proprietà, possono essere utilizzati con finalità offensive. Ne è un esempio il recente utilizzo del cloro in Siria come agente asfissiante. Inoltre, gli aggressivi chimici hanno costi contenuti e sono meno difficili e pericolosi da maneggiare rispetto ad altri – si pensi al nucleare – grazie anche alla disponibilità di materiale informativo riguardante la loro lavorazione, largamente disponibile e accessibile sul web .

Inoltre, ad accrescere la percezione della minaccia Nbcr contribuiscono, da una parte, la consapevolezza che sia al Qaeda che Daesh annoverano fra le loro fila esperti con conoscenze tecniche e scientifiche rilevanti e, dall’altra, la possibilità che abbiano accesso a depositi di armi non convenzionali, ancora presenti in alcuni Paesi in situazione di conflitto. Proprio per le caratteristiche fin qui descritte, l’impiego di agenti chimici in atti terroristici rappresenta una minaccia da non sottovalutare, anche se statisticamente non si è concretizzata in maniera determinante negli ultimi anni. Infatti, secondo il Global terrorism index elaborato dall’Institute for economics and peace, nel periodo che va dal 2000 al 2014, il 60% degli attentati terroristici è avvenuto con l’utilizzo di semplici armi da fuoco, il 30% con esplosivi convenzionali e solo per il restante 10% si è ricorso ad “altre armi”, laddove con questa espressione ci si riferisce a rapimenti, dirottamenti e incendi. È vero altresì che questi dati non rappresentano una garanzia di proiezione per il futuro, nel contesto attuale in cui si moltiplicano le minacce alla sicurezza.

Fortunatamente, gli eventi che si sono finora verificati hanno avuto effetti limitati, resi oggi ancor più improbabili se consideriamo l’elevato livello di preparazione che contraddistingue attualmente gli operatori di sicurezza. Su tale aspetto vale la pena riportare alcuni elementi dell’azione intrapresa dal governo italiano nell’ultimo anno, in occasione dell’Expo e del Giubileo. Per la capitale, ad esempio, sono state elaborate diverse strategie che prevedono la messa in sicurezza e l’isolamento della zona colpita da un eventuale attentato nel raggio di diversi chilometri con l’intervento, fra gli altri, di vigili del fuoco, protezione civile e ambulanze.

Nell’eventualità dello scoppio di un ordigno, ad esempio, sono i nuclei Nbcr dei vigili del fuoco a raggiungere per primi la zona dell’attacco e, a seconda del punto colpito, è stato già previsto l’ospedale di riferimento per il trasporto delle vittime. Inoltre, è stata istituita una pianificazione integrata tra prefettura, vigili del fuoco e aziende municipalizzate che prevede la completa condivisione sia dei sistemi di videosorveglianza delle singole amministrazioni sia delle strutture comunicative tra le sale operative dei diversi attori. Infine è stata prevista la creazione di un’unica regia dell’infomobilità che permetta a tutti gli operatori di collaborare attraverso rispettive piattaforme informative.

Non potendo escludere pienamente l’eventualità che un attacco chimico si verifichi, l’assunzione di simili misure straordinarie diventa cruciale per garantire la protezione della popolazione e un’adeguata risposta all’evento. Sinergia e comunicazione tra i vari attori sono fondamentali e possono contribuire a ridurre il numero di potenziali vittime tramite una rapida diffusione di informazioni e istruzioni agli individui coinvolti. In conclusione, rafforzare le capacità di gestione dell’emergenza consente di attuare una risposta efficace e il più possibile tempestiva, che permetta di contenere gli effetti del potenziale distruttivo di un eventuale attacco chimico.

@paola_tessari @SartoriPal

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