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Mps, Carige, Banco Popolare. Come e perché balleranno ancora

Piazza Affari affonda, zavorrata dalle banche. Mentre si avvicinano gli stress test dell’Eba e a dispetto di molti outlook positivi sul settore, i nostri istituti di credito tirano il freno. Colpa del bail-in, la normativa europea entrata in vigore il primo gennaio che impone perdite ai correntisti e agli obbligazionisti senior delle banche? In parte, ma soprattutto colpa di una situazione creditizia particolarmente fragile. “Il bail-in è stato un elemento scatenante – dice a Formiche.net Aldo Varenna, presidente di Efpa Italia, l’associazione che certifica la qualità dei promotori finanziari – ma la causa delle pessime performance di Borsa è da rintracciare nella situazione preesistente di alcune banche con un ammontare di crediti inesigibili sproporzionato rispetto al patrimonio. C’è stato un errore di valutazione dei governi che avrebbero dovuto avere la sensibilità di imporre pulizia sui conti e di chiedere come nazione i soldi all’Europa per mettere a posto il sistema bancario. Chi ha resistito, e cioè Irlanda e Germania, ha avuto decine di miliardi abdicano alla sovranità nazionale per rimettere in moto le banche e con esse l’economia”. Ma ciò non è avvenuto e la crisi degli ultimi quattro anni non ha fatto che approfondire l’enorme buco di cui oggi le nostre banche soffrono.

UN PROBLEMA STRUTTURALE
Così il crollo sul listino di questi giorni è diventato un problema strutturale: “Siamo seduti su una montagna di debiti – afferma Varenna – e per fare il deleveraging, lo smontaggio di questo lego di debiti ci vuole una serie di ingegneri che si mettono d’accordo tra di loro, non basta un cacciavite”. Poi senza dubbio il regime del bail-in ha acceso una miccia. Perché? “Per essere stata applicata in maniera sbagliata o con una tempistica inopportuna – spiega Jacopo Ceccatelli, ad di Marzotto Sim – Prima di gennaio si pensava che la grande mano protettrice della Bce avrebbe attenuato gli effetti su correntisti e investitori, in effetti così non è stato. Gli istituti più deboli (o almeno quelli percepiti tali) hanno fin da subito visto un flusso di depositi in uscita molto significativo, che nella fase attuale rischia di creare situazioni pericolosissime di crisi di liquidità. Anche per questo si sono innescati timori e movimenti di borsa impensabili fino a poche settimane fa. Il settore bancario italiano è purtroppo l’anello più debole a livello europeo”. E così i nodi sono venuti al pettine. “In maniera violenta, come di norma accade in finanza – continua Varenna – Avessimo agito quattro anni, avremmo avuto di fronte un mostro di dimensioni e impatto emotivo minore. Ora sarà necessario ricostruire fiducia da parte dell’investitore, quando le banche andranno a emettere obbligazioni per chiedere soldi non so chi glieli darà, a quel punto non si faranno distinzioni e ci andranno di mezzo anche le banche solide”.

SI NAVIGA A VISTA
Dunque, che accadrà nei prossimi mesi? La visibilità, questa è l’unica certezza, è davvero scarsa. “I movimenti delle banche italiane – sostiene Marco Aboav, macro portfolio manager di MoneyFarm – sono legate ad un contesto generale di sentiment negativo nei confronti del settore bancario e la paura degli investitori per gli asset deteriorati delle banche in questo momento non permettono di avere chiarezza sul futuro. In un mercato avverso al rischio gli investitori disinvestono in società con asset il cui valore è difficilmente stimabile (se non ad un gran sconto di prezzo) come è l’attuale contesto dei non performing loans in Italia”.

CIELO GRIGIO SUL 2016
E il Ftse/Mib farà peggio dell’Europa e degli Usa probabilmente per tutto il 2016, anche per una sovra-rappresentazione proprio di banche ed energia, due temi caldi dell’anno appena iniziato. “Proprio il bancario – dice Alessandro Picchioni, presidente e direttore investimenti di WoodPecker Capital – resterà sotto pressione per tutto l’anno dato che, con le politiche di tassi sotto zero da parte della BCE, il business dell’intermediazione creditizia è sotto scacco. Da un lato, penalizzandone i depositi detenuti presso la banca centrale, si vuole che le banche prestino soldi, dall’altro si dimentica che fintanto che queste sono enti privati non possono per definizione prestarli a caso, senza un’opportuna valutazione dei rischi. E qui si crea un circolo vizioso visto che, sia la congiuntura economica internazionale, che lo stato degli affari in Italia, al momento non consentono di interpretare il futuro in maniera troppo positiva. I prestiti quindi non decolleranno e le banche si troveranno strette tra sofferenze in aumento ed un differenziale tra tassi attivi e passivi in forte restringimento. Le speculazioni e in genere le vendite degli ultimi giorni, in assenza della creazione di un veicolo adatto a smaltire il peso delle sofferenze (la “bad bank”), potranno alleggerirsi nel tempo ma non consentire il ritorno dei prezzi ai livelli dello scorso anno”.

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