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Come (non) cambierà il ddl Cirinnà dopo il Family Day. Parla Bazoli (Pd)

Al Family Day non ci è andato, eppure è considerato uno dei leader della componente cattolica del Partito Democratico. “A mio avviso è poco adatto al ruolo di parlamentare partecipare a manifestazioni che hanno l’obiettivo di influire sul legislatore. La considero una contraddizione”. Alfredo Bazoli è il deputato Pd che a inizio gennaio ha promosso la raccolta di firme tra i colleghi dem per modificare del disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili. Un’iniziativa che alla Camera ha raccolto il consenso di 37 deputati democratici, decisi a cambiare il provvedimento senza però arrivare ad uno strappo nella maggioranza e nel partito.

Bazoli, come valuta il Family Day di ieri?

E’ stata senz’altro positiva la manifestazione. Il fatto che questa settimana e quella precedente ci siano state due manifestazioni così partecipate sul tema – seppur di segno opposto – indica che ci sono interesse e attenzione da parte dell’opinione pubblica. Bisogna evitare, però, approcci manichei che portino a vedere tutto il bene o tutto il male da una parte o dall’altra.

La folla riunita ieri al Circo Massimo per il Family Day influenzerà il percorso parlamentare del ddl Cirinnà?

Non credo che accadrà. Non c’era bisogno della manifestazione di ieri o di quella pro unioni civili di una settima fa per rendersi conto che ci sono opinioni molto diverse su questi temi. Onestamente non penso che queste piazze abbiano il potere di cambiare gli schieramenti interni del mondo politico il cui obiettivo principale – soprattutto su questioni così sensibili – deve essere quello di unire il Paese e non di spaccarlo.

Cosa pensa di quanto detto dal neo ministro Enrico Costa (che ha delega alla Famiglia) che sul tema ha invitato il governo ad ascoltare la piazza e a non prestare il fianco a maggioranze casuali?

Più che del governo, parlerei della maggioranza che è chiamata ad ascoltare tutte le piazze e a registrare le diverse opinioni. Dopodiché però è necessario assumersi la responsabilità politica di decidere.

Teme che si possa creare sul ddl Cirinnà un’asse con il M5S per bypassare il dissenso di una parte del Pd e quello della componente centrista della maggioranza?

Occorre trovare nel Partito Democratico la maggiore unità possibile su questi temi invece di cercare sponde con altri gruppi parlamentari. E’ questa la cosa più giusta da fare per il bene del Pd e della maggioranza. Siamo in molti a pensarla così.

Secondo La Stampa, Renzi sarebbe orientato a non lasciare ai parlamentari la libertà di coscienza sul ddl Cirinnà. E’ vero?

La libertà di coscienza su questi temi non è comprimibile e da statuto per i parlamentari democratici non è neppure eliminabile. Si sta semplicemente ragionando su quali siano gli articoli e gli emendamenti sui quali è possibile lasciare in maniera chiara ed esplicita la libertà di voto. Ma eliminarla tout court è impossibile e sono certo che Renzi non lo voglia assolutamente fare.

Voi deputati Pd che avete firmato il documento per la modifica del ddl Cirinnà come vi state muovendo?

In questa fase la palla è tutta in mano ai senatori visto che il provvedimento si sta discutendo a Palazzo Madama. Noi ovviamente siamo in contatto con loro per cercare di trovare una sintesi. Le proposte di mediazione sono tutte sul tappeto e depositate sotto forma di emendamento. C’è ancora lo spazio per trovare la più larga unità nel Pd, la premessa migliore per arrivare all’approvazione della legge senza patemi. Abbiamo ancora davanti dieci giorni più o meno, mi auguro che vengano sfruttati.

Ma cos’è che non vi piace del ddl Cirinnà?

Abbiamo chiesto innanzitutto che si facesse una distinzione più chiara tra unioni civili e matrimonio. Una richiesta che è stata sostanzialmente accolta. Ci sono, infatti, emendamenti a firma di Giuseppe Lumia, il capogruppo Pd in commissione Giustizia al Senato, che recepiscono quasi integralmente le nostre richieste. Abbiamo inoltre chiesto di intervenire sulla stepchild adoption. La prima opzione sarebbe il suo stralcio dal ddl ma non per eludere il problema della regolamentazione bensì per affrontarlo in un provvedimento ad hoc con una riflessione più approfondita. In alternativa, si metta almeno qualche cautela in più come propongono alcuni emendamenti presentati in Senato.

Secondo lei come andrà a finire?

Sono molto fiducioso sul fatto che la legge venga approvata. E, quindi, sono anche convinto che alla fine sarà soddisfatta la nostra richiesta di mediazione per arrivare a una sintesi migliore rispetto a quella fatta dal testo iniziale del provvedimento.

Andrea Picardi

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