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La Georgia in bilico fra Russia e Nato

Dal 24 dicembre la Georgia ha un nuovo primo ministro: Giorgi Kvirikashvili, ex ministro degli Esteri che ha preso il posto di Irakli Garibashvili (nella foto), al potere dal 2013 quando, a 33 anni, divenne il capo di governo più giovane d’Europa. La notizia non ha trovato grande spazio sui media occidentali, ma, per molti osservatori, questo cambio di guardia potrebbe essere un tassello per comprendere le pressioni del Cremlino per “contenere” le temute espansioni della Nato e dell’area di influenza di Bruxelles, elementi fondamentali per comprendere altre crisi regionali, come quella ucraina.

LE DIMISSIONI (INDOTTE?)

Perché, dunque, Garibashvili si è dimesso? Tra le possibili spiegazioni – scrive Liz Fuller su Radio Free Europe Radio Liberty – ci sarebbero innanzitutto la perdita di valore della moneta locale, il GEL, e il calo di popolarità del partito di cui Garibashvili fa parte, Sogno Georgiano. Questo venne fondato poco più di due anni fa, in occasione delle elezioni presidenziali dell’autunno del 2013, dal miliardario Bidzina Ivanishvili, imprenditore con interessi immobiliari in Russia. L’obiettivo di questo nuovo soggetto politico – racconta il New York Times – sarebbe stato quello di contrastare il potere del filo occidentale Mikheil Saakashvili, allora capo di Stato.

IL NODO DELLA NATO

Nonostante l’appartenenza a questo partito, l’ex premier Garibashvili – delinea il media filo governativo russo Sputnik – ha condotto con una costante politica di avvicinamento all’Unione europea e, in particolare, all’Alleanza atlantica, cercando di dare al proprio Paese una prospettiva occidentale. Con lui, Tbilisi ha ottenuto lo status di aspirante membro. Per diventarlo a tutti gli effetti, riporta Sputnik, ha inaugurato ad agosto scorso “il Nato-Georgia Joint Training and Evaluation Center (Jtec)”, un evento a cui ha preso parte anche il segretario generale Jens Stoltenberg.
“Il Jtec – si legge – è uno dei componenti principali del pacchetto di cooperazione offerto alla Georgia dalla Nato in occasione del vertice del Galles, svoltosi nel settembre scorso”. D’altronde “i marines hanno già fornito addestramento alle truppe georgiane per oltre un decennio.
Con circa 885 soldati, la Georgia è il secondo Paese, dopo gli Usa, per numero di truppe inviate nella missione Nato in Afghanistan, Resolute Support”.
Il lento avvicinamento di Tbilisi all’Occidente ha acuito in questi anni le tensioni tra i due Paesi. Nel 2008, dopo l’invito ad un membership action plan per il Paese caucasico, Mosca diede il via ad una campagna militare che portò alla dichiarazione di indipendenza unilaterale dell’Ossezia del Sud e dell’Abkhazia e fermò momentaneamente il cammino di Tbilisi verso la Nato. Più volte la Russia ha manifestato la sua insofferenza per l’allargamento della Nato e il suo avvicinarsi ai confini russi. La nuova strategia di Sicurezza Nazionale di Mosca, diffusa a fine 2015 e aggiornata ogni sei anni – dice Il Foglio – fa riferimento all’allargamento della Nato come alla “principale minaccia” per Mosca, che in tutta risposta sta rafforzando il suo esercito “sullo sfondo delle nuove minacce che hanno caratteristiche complesse e interconnesse”. Lo schieramento di potenziale militare Nato intorno ai suoi confini è una di queste e viene interpretato dal Cremlino come una “violazione delle norme del diritto internazionale”.

L’ECONOMIA

Probabile, sottolineano gli addetti ai lavori, che anche il nuovo capo di governo, Kvirikashvili, voglia proseguire il solco tracciato dai suoi predecessori. Se si guarda al contesto generale, la scelta georgiana di avvicinarsi all’Occidente con la rivoluzione delle Rose del 2003 sembra aver prodotto alcuni benefici in questi anni, cambiando parzialmente il volto del Paese. Nonostante la posizione geografica a cavallo tra Vecchio continente e Asia e il passato di repubblica sovietica, la Georgia – aveva rilevato a suo tempo sempre il NYT – è diventata un “piccolo bastione filo occidentale al confine con la Russia”. Con tutto ciò che ne consegue. Lo Stato caucasico, tra gli Stati ex sovietici, ha registrato infatti una crescita tra le più veloci dall’indipendenza in poi. “La Georgia inizia a sembrare uno Stato e la città di Tbilisi una capitale”, aveva affermato l’allora presidente Mikheil Saakashvili dopo le elezioni del 2013.

LO SCENARIO

Il nuovo primo ministro Kvirikashvili, dopo la recente nomina, ha affermato che il suo governo proseguirà le linee politiche portate avanti in questi ultimi anni da Garibashvili, soprattutto per quanto riguarda l’integrazione euroatlantica e la ricerca di relazioni costruttive con la Russia. Ma il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, ha detto a inizio di dicembre scorso che il Cremlino reagirà duramente a un ulteriore allargamento a est della Nato che includa la Georgia, lasciando intendere nuovi scossoni per Tbilisi.

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