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Tre buone ragioni per non togliere alle piccole imprese lo SME Supporting Factor

L’EBA (European Banking Authority) ci ricorda in un recente documento l’importanza che hanno in Europa le 21 milioni di piccole medie imprese produttive che danno lavoro a ben 89 milioni di persone. Proprio a sostegno di queste imprese (dette SME Small Medium Enterprise) la Commissione Europea ha introdotto, nel Gennaio 2014, lo “SME Supporting Factor” (di seguito SME SF). In sostanza si tratta di un fattore di sconto (pari a 0,7619) che riduce il patrimonio che la  singola banca deve allocare a fronte di prestiti,  purchè di importo complessivo inferiore a 1,5 mil di Euro, concessi ad una SME. La decisione comunitaria è stata motivata: 1) dalla necessità di supportare un comparto socialmente rilevante, fortemente toccato dalla crisi e caratterizzato da un difficile accesso al credito 2) dalla minor rischiosità di un portafoglio composto da SME. Quest’ultimo punto si basa, in estrema sintesi, sull’idea che una molteplicità variegata di piccole imprese reagisca in maniera differenziata ad un evento esterno negativo attenuandone gli effetti e riducendo così il rischio del portafoglio stesso. Ciò detto, entro breve, la Commissione dovrà decidere se reiterare lo SME SF che, tra l’altro, porta il marchio del “Made in Italy” in quanto ideato dall’ABI (Associazione Bancaria Italiana). Il problema è che l’EBA, chiamata a fornire un parere, nutre forti dubbi sulla minor rischiosità dei portafogli SME e quindi teme che il citato “sconto” sul patrimonio delle banche possa incidere sulla solidità del sistema bancario europeo. Purtroppo, nella fattispecie, la vera questione non riguarda affatto la rischiosità di un portafoglio SME, ma il contributo dato dallo SME SF, in questi drammatici anni, nell’aiutare le piccole imprese ad accedere al credito e, quindi, in molti casi, a sopravvivere. Ciò premesso, per affrontare meglio il dibattito, può essere utile porsi tre domande:

1) la situazione economica generale e la situazione delle SME in particolare sono talmente migliorate da rendere superfluo lo SME SF?

Direi proprio di no. Il “sentiment” dei mercati è sicuramente migliorato in questi due anni, ma il volano della crescita è ancora lento e discontinuo. Lo dimostrano i dati sconfortanti su crescita ed occupazione, il rischio di una spirale deflazionistica, i recenti allarmi del FMI. Ed in questo contesto le SME, pur in presenza di sprazzi di miglioramento, continuano a soffrire. In particolare, in alcuni Paesi, nonostante gli elettroshock monetari della BCE, la mole di sofferenze in pancia alle banche continua a rendere molto vischioso l’afflusso del credito alle aziende minori.

2) Si può affermare con certezza che lo SME SF si sia rivelato sostanzialmente inutile?

Direi proprio di no. Recenti studi effettuati dall’ABI su database della BCE evidenziano che, nei primi 19 mesi di applicazine dello SME SF, i prestiti bancari rivolti alle SME europee sono aumentati del 2% a fronte di una contrazione del 7% di quelli concesse alle grandi aziende. Tra l’altro, questo incremento si è manifestato in stretta correlazione temporale con la partenza dello SME SF ed ha avuto un effetto trasversale interessando ben 8 Paesi sui 12 esaminati. Gli studi dell’ABI hanno anche evidenziato che, confrontando i 19 mesi antecedenti e successivi all’introduzione dello SME SF, la media degli spread applicati alle SME si è ridotta di 20 basis points.

3) Si può affermare che l’applicazione dello SME SF abbia danneggiato o rallentato il processo di rafforzamento del sistema bancario europeo attualmente in atto?

Direi proprio di no. Nonostante le citate perplessità dell’EBA sulla rischiosità delle SME, abbiamo assistito negli ultimi anni ad una tumultuosa ondata di nuove  normative di vigilanza che hanno reso più solidi i sistemi bancari europei. Basterà ricordare il passaggio dei grandi gruppi bancari sotto la vigilanza della BCE; le regole più stringenti sul patrimonio degli Istituti imposte da Basilea 3; le più severe politiche di accantonamento imposte alle banche etc. Ora, appare piuttosto chiaro come un processo di rafforzamento di tale portata non possa essere minacciato dall’applicazione dello SME SF. Dunque, nell’attuale delicatissimo scenario, riterrei che EBA e Commissione abbiano quasi il dovere morale di confermare lo SME SF come, tra l’altro, richiesto a gran voce anche da Confindustria, Rete Imprese Italia, Confagricoltura etc. Anche perché, sospendendo bruscamente un farmaco, il rischio è quello di rendere più aggressiva la patologia trattata. E di tutto hanno bisogno in questo momento le piccole medie imprese europee tranne che di un “effetto rebound” che possa di nuovo restringere i canali del credito.

Andrea Ferretti, docente al Corso di Gestione delle Imprese Familiari – Università di Verona

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