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Tutti i messaggi del Family Day al Parlamento

È calato il sipario, dopo i raduni di sabato 23 gennaio a favore del ddl su matrimoni gay in discussione alle Camere, anche sul Family Day del 30 gennaio contro la stessa proposta parlamentare. La gioiosa manifestazione al Circo Massimo ha confermato il pensiero in ordine al dibattito sulle “unioni civili” e sulla maternità surrogata o utero in affitto. La bella assemblea romana fatta di giovani, adulti, anziani, bambini con alla testa Massimo Gandolfini, leader del Family Day e neurochirurgo di fama, padre di sette figli adottivi, ha lanciato un messaggio molto esplicito: no alla proposta di legge. Non poteva essere diversamente, a prescindere dai torti o dalle ragioni che si possono avere nel merito.

Non spetta ovviamente alla piazza del Circo Massimo e ai suoi rappresentanti indicare eventuali mediazioni alla politica o alle componenti parlamentari, ma qualsiasi legge si vorrà approvare non potrà svilire il significato della famiglia naturale, secondo la nostra Costituzione, e non potrà rendere il matrimonio un istituto antiquato come l’attuale ddl in discussione vorrebbe. È la classe politica tutta, maggioranza e opposizione, se esiste ancora un confine tra queste due aree, a doversi interrogare su quali vie intraprendere per approvare, ritornare in commissione o accantonare la proposta in questione. Una riflessione severa, che tenga conto delle idee dei partecipanti alle due manifestazioni, pro e contro il ddl in approvazione, sarebbe la via più lineare per tre ordini di motivi.

Il primo concerne la scarsa rappresentatività delle attuali Camere, ormai divergenti dalla volontà generale visto che il corpo elettorale reale non è rappresentato, come ha sancito anche la Corte costituzionale; il secondo riguarda la campagna elettorale delle elezioni del 2013 nelle quali nessuno partito o candidato ha informato i propri elettori che si sarebbe affrontato con legge il problema del riconoscimento del matrimoni gay e della maternità surrogata, tanto è vero che non c’è stato alcun dibattito nel Paese, sia pure nella contingenza elettorale. Il terzo è un problema relativo all’esecutivo: questo governo e questa maggioranza sono la toppa che Giorgio Napolitano volle utilizzare per non far votare gli italiani dopo poco tempo.

Un parlamento sgangherato, quindi, nato in un certo modo e oggi diventato altro, non è la migliore garanzia per ottenere una buona legge che rifletta la volontà generale del Paese. I percorsi. da domani in poi. saranno abbastanza accidentati e potrebbero comportare quasi certamente blocchi totali o parziali delle eventuali nuove norme. La proposta riguarda sì le unioni civili, ma non bisogna guardarla in termini riduttivi, essa attiene ad una nuova e sconvolgente organizzazione sociale, etica, antropologica del nostro vivere insieme, non è possibile valutarla come un provvedimento ordinario tipo gli 80 € da assegnare ad alcune categorie di lavoratori, è molto di più. Relativismo culturale e relativismo etico non arricchiscono la democrazia, secondo radicalismi alla moda, ma distruggono il corretto rapporto tra persona, famiglia, società e Stato. È necessario quindi pesare adeguatamente le parole di Massimo Gandolfini e di chi, dal palco del Family Day, ha espresso con chiarezza il pensiero di una notevolissima maggioranza di popolo che, come è facile intuire, non era solo quella del Circo Massimo.

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