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Libia, tutti i dettagli di un airstrike a Derna

Un attacco aereo portato da un velivolo non identificato ha colpito tre diversi edifici, un ospedale, una moschea e una casa nell’area de Derna, est libico, uccidendo quattro persone (una madre con il proprio bambino e due presunti combattenti del gruppo filo qaedista Consiglio della shura dei mujaheddin che controlla la città).

L’area colpita è il distretto di Bab Tobruk, una zona inurbata dove non ci sono postazioni dello Stato islamico, che si trova nelle zone appena 30 km a sud-est rispetto a quella colpita. I baghdadisti rappresentano una sacca di resistenza e combattimento dopo che mesi fa sono stati scacciati lo scorso giugno dalla cerchia cittadina dall’altro gruppo islamista.

Fonti locali indicano che i responsabili degli attacchi non sarebbero jet libici. Da qualche settimana airstrike anonimi colpiscono le posizioni dello Stato islamico: secondo diverse ricostruzioni, che per il momento non hanno avuto conferme ufficiali, sarebbero compiuti da velivoli egiziani che godono del supporto logistico e dei rifornimenti aerei francesi. L’Egitto è un paese che sostiene e ha sostenuto il governo di Tobruk contro l’altro pseudo esecutivo di Tripoli.

Per alcuni osservatori, anche l’attacco odierno sarebbe stato compiuto dagli egiziani (ma resta che potrebbero essere benissimo velivoli cirenaici). Il motivo, ma siamo nel campo delle speculazioni, sarebbe fornire sostegno, clandestinamente, a chi all’interno dell’esecutivo di Tobruk è contrario alla costruzione del governo unitario proposto dall’ONU. Il cosiddetto GNA, Government of National Accord, dovrebbe essere approvato tra lunedì e martedì prossimo da Tobruk (che è l’unico dei due parlamenti a godere del riconoscimento internazionale e dunque l’unico a potere implementare l’accordo col voto istituzionale). Colpire indiscriminatamente civili, potrebbe sollevare le ire di Tripoli e far saltare il tavolo sulla base delle responsabilità di Tobruk. Su tutti pesa la presenza del generale Khalifa Haftar, uomo forte di Tobruk mosso dal Cairo e giurato nemico tripolitano: il generale vorrebbe per sé il ruolo di capo delle Forze armate, che invece in base all’accordo di concordia dovrebbe andare in mano al consiglio presidenziale. Ricostruzioni possibili, ma senza verifiche, si ricorda.

IL COMMENTO

L’analista Mattia Toaldo dell’European Council on Foreign Relations ha commentato che “situazioni del genere sono anche il frutto del gran parlare che si fa in Occidente a proposito di un intervento militare anti-IS in Libia”. Toaldo con un’analisi sul sito dell’Ecfr pubblicata pochi giorni fa, e molto ripresa (e tradotta sia in francese che in spagnolo) ha sottolineato come l’intervento militare potrebbe essere non solo rischioso, ma addirittura controproducente, andando a minare il futuro di stabilità necessario in Libia. Riconoscendo che il processo politico sotto egida Onu “è effettivamente bloccato”, l’analista italiano ha proposto un metodo alternativo, con la creazione di una gruppo di “un consiglio consultivo che lavori sul consenso” di tutte le fazioni che non si sentono completamente rappresentate dagli esecutivi di Tobruk e Tripoli, con cui finora gli organismi internazionali hanno trattato. Una linea simile era stata sostenuta su Formiche.net dal generale Luciano Piacentini, che aveva proposto per “salvare la Libia” qualcosa di simile alla Loya Girga (Assemblea Generale) afghana, “un esempio di come le riunioni negoziali tra clan tribali territoriali possano funzionare per raggiungere più facilmente un’unità d’intenti”.

SVILUPPI PARALLELI

Mentre rimbalzavano le notizie e i commenti sulla vicenda di Derna, lo Stato islamico ha approfittato per diffondere online le foto dei propri miliziani presenti nell’area di Derna.

Intanto, in uno sviluppo parallelo, la Tunisia ha fatto sapere di aver costruito una barriera protettiva al confine con la Libia. L’annuncio della struttura era stato dato in estate, dopo che un attentatore dello Stato islamico aveva colpito dei turisti su una spiaggia di un resort turistico tunisino (in quel caso è quasi appurato che l’attentatore avesse trascorso del tempo in alcuni campi di addestramento dell’IS che si troverebbero anche vicino al confine). Attentati che si sono poi ripetuti fino a colpire Tunisi. La barriera dovrebbe essere lunga 200 chilometri, la metà del confine che divide i due paesi (per AFP e Reuters la lunghezza è già stata raggiunta, dunque si crede che possa prolungarsi). La Tunisia, che ha conquistato a fatica la propria stabilità (l’unica raggiunta dopo le Primavere arabe) ha, secondo le ultime stime, circa seimila cittadini andati a combattere il jihad tra l Siria e l’Iraq; molti di loro si crede che adesso si trovino in Libia.

(Foto: Twitter @Terror_Monitor)

 

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