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Tutti i rimbrotti a Renzi e Bagnasco nell’omelia di papa Scalfari

Preso peraltro dal suo volo in Argentina, la Patria di Papa Francesco e di tanti altri di origini italiane, la cui influenza da quelle parti potrebbe giovare a qualche buon affare per il nostro tricolore, il povero Matteo Renzi non si è accorto di essersi cacciato in una crisi cosmica.

Per fortuna se n’è accorto invece, si spera in tempo, il sempre ottimamente informato e preveggente Eugenio Scalfari. Che nella sua omelia laica della prima domenica di Quaresima ha avuto la cortesia, ricambiando quella ricevuta giovedì scorso con una lettera di “gentilezza cortese”, appunto, inviata da Palazzo Chigi alla sua Repubblica di carta, di metterlo in guardia. E di esortarlo a fermarsi, anzi a retrocedere dal rifiuto di appoggiare l’idea di dotare gli europei, almeno quelli che hanno adottato la moneta unica, di un Ministro del Tesoro, unico pure lui: un superministro, proposto in particolare dai governatori delle banche centrali di Germania e Francia e condiviso anche dal presidente della Banca Centrale Europea, l’italiano Mario Draghi, oltre che da lui naturalmente, cioè Scalfari.

A questa proposta quello sprovveduto di Renzi, sempre secondo Scalfari, preferisce un preventivo accordo fra i governi per cambiare la politica economica dell’Unione Europea con una più larga applicazione “flessibile” dei vecchi parametri dei trattati, in modo da uscire da un’austerità che privilegia la sorveglianza sui cosiddetti decimali dei bilanci rispetto all’esigenza della crescita, e condanna perciò il continente alla recessione.

Il povero Renzi, sempre secondo Scalfari, non ha capito, per i limiti evidentemente della sua competenza, che a garantire meglio la tanto reclamata flessibilità potrebbe essere solo un super e unico ministro del Tesoro. In mancanza del quale i governatori delle banche centrali tedesca e francese hanno già avvertito che i controlli sui conti nazionali da parte della Commissione di Bruxelles, e di quelli che Renzi chiama gli euroburocrati dei decimali, diventerebbero ancora più stretti.

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Va bene, anzi male, per ripetere un passaggio proprio dell’omelia scalfariana della prima domenica di Quaresima. Ma in che cosa consiste la natura cosmica dell’errore del presidente del Consiglio? Cosmica perché – ha spiegato lo stesso fondatore della Repubblica di carta –  Renzi con il suo no al superministro unico del Tesoro dell’eurozona avrebbe disatteso addirittura “la legge gravitazionale di Einstein”, intuita nel secolo scorso dallo scienziato e finalmente confermata proprio in questi giorni dalle “onde” che altri scienziati sono riusciti in qualche modo a fotografare. Onde che nella loro variabilità compenserebbero, ammortizzandoli, i cambiamenti fra il peso, la capacità di attrazione, insomma “il potere” – ha felicemente tradotto Scalfari in parole povere – che “passa di mano continuamente fra i corpi celesti”.

Tradotta in termini europei e finanziari, scendendo dalla stratosfera alla nostra modestissima atmosfera, nell’Unione possono pure cambiare, magari anche per effetto dei problemi posti o delle polemiche provocate da Renzi, le percezioni di attrazione dei vari Paesi dell’Unione, ma alla fine l’equilibrio generale viene garantito dalle onde compensative, per cui la Germania rimane la Germania, la Francia rimane la Francia, e l’Italia rimane l’Italia, ciascuno con il proprio potere: massimo per la Germania, meno grande per la Francia e minimo, se non nullo, per l’Italia. Anche per quella guidata dal giovane presidente fiorentino del Consiglio dei Ministri.

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Un altro che a suo modo ignora la legge gravitazionale di Einstein, nella visione quaresimale e scalfariana delle cose di questa miserevole e miserabile Terra, anche se nella sua omelia laica il fondatore di Repubblica non ha scomodato per lui il sommo e carissimo scienziato, è il povero cardinale Angelo Bagnasco. Si, proprio lui, il presidente della Conferenza Episcopale Italiana, che con il suo “auspicio” – solo l’auspicio – di un voto del Senato veramente libero, e perciò segreto, sulla controversa disciplina delle coppie di fatto, e della pretesa genatoriale di quelle omosessuali, si sarebbe messo contro le onde gravitazionali di Papa Francesco. E si è perciò guadagnato le proteste piovutegli addosso non solo dalle autorità italiane, a cominciare da un Renzi questa volta apprezzabilissimo,  ma anche dall’interno della Chiesa. Dove Scalfari, forte anche dei suoi ormai noti rapporti personali con il Pontefice, non compromessi evidentemente dall’attenzione riservata di recente dall’augusto amico pure al Corriere della Sera, ha assegnato all’arcivescovo Nunzio Galantino “la voce di Francesco per interposta persona”.

Monsignor Galantino è naturalmente il segretario generale della Conferenza Episcopale italiana che ha praticamente sconfessato il suo presidente, rifiutando di condividerne il già ricordato “auspicio” per un voto libero e segreto del Senato sulle unioni civili, e annessi e connessi.

E’ proprio vero che, secondo una felice poesia di Fernando Pessoa, del 1927, citata dallo stesso Scalfari, ma in modo più ampio, “sull’orlo del precipizio giochiamo danzando”.

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