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Che succede al Corriere della Sera su Renzi?

Diventeremo anti Renzi? E’ la domanda che circola, tra Roma e Milano, nelle redazioni del Corriere della Sera. La domanda si è propagata da ieri tra i giornalisti del quotidiano della Rizzoli in concomitanza con due notizie.

La prima è il ritorno come editorialista al Corriere, annunciato dal direttore Luciano Fontana, di Ferruccio de Bortoli, predecessore di Fontana. Tutti gli addetti ai lavori ricordano ancora le stoccate e le critiche dirette indirizzate da de Bortoli del quotidiano al premier Matteo Renzi, non solo nel suo ultimo editoriale da direttore.

“Caudillo”, “maleducato di talento”, “disprezza le istituzioni e mal sopporta le critiche”. Questi alcuni dei giudizi vergati da de Bortoli verso il presidente del Consiglio e segretario del Pd. D’altronde i rapporti fra l’ex direttore del Corriere e Renzi non sono stati troppo sereni, come ricostruito da Formiche.net sul caso Banca Etruria che ha suscitato un vibrante scambio di sms tra de Bortoli e Renzi.

Da qui la domanda che si pongono molti colleghi del Corriere: diventeremo anti Renzi? L’interrogativo non si è sopito ieri, anzi, per la sortita di Paolo Mieli alla trasmissione Otto e mezzo condotta su La 7 da Lilli Gruber. Anche altre volte Mieli, tornato a scrivere sul Corriere con la direzione di Fontana, è stato invitato da Gruber e quasi sempre esternava posizioni filo renziane, rispetto ad altri ospiti orientati in senso anti Renzi.

Ieri, però, non solo Mieli non obiettava ai consigli e ai rilievi che Mario Monti pronunciava nei confronti del premier, ma anzi esternava preoccupazioni per la considerazione che si ha in Europa del presidente del Consiglio italiano, evocando risolini di leader europei.

D’altronde i lettori più avveduti del quotidiano diretto da Fontana hanno notato che nei lunghi editoriali di Mieli sul Corriere (mai lunghi quanto le omelie domenicali del fondatore di Repubblica, Eugenio Scalfari) si sono accentuati di recente toni non troppo favorevoli all’azione di Renzi. Ad esempio nell’ultimo editoriale datato 8 febbraio si legge, a proposito delle richieste renziane per più flessibilità nei conti pubblici: “Per un Paese, poi, che ha un debito pubblico come il nostro e che è cronicamente incapace di tagliare le spese, ogni autorizzazione a spendere ulteriormente dovrebbe essere vista come un incubo. Altro che innesco di uno sviluppo, qui si rischia di ricominciare, pur animati dalle migliori intenzioni, a tirar fuori soldi che dovranno essere rimborsati dalle prossime generazioni”.

La domanda si rafforza al Corriere: diventeremo anti Renzi? E c’è pure chi si spinge a disegnare scenari tra il probabilistico e il dietrologico del tipo: il circolo bazolian-prodiano ha indicato pollice verso nei confronti di Renzi; è un segno della sempre minora passione degli Agnelli verso il Corriere perché pensano magari a un futuro nel gruppo Espresso di un Carlo De Benedetti che invece con l’ex direttore de La Stampa, Mario Calabresi, alla direzione de la Repubblica puntano a un polo editoriale non ostile al leader del Pd e via scenarizzando, O dietrologizzando, chissà.

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