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Cosa farà Mario Draghi per ridurre la febbre dei mercati

Nel suo discorso di ieri al Parlamento europeo, Mario Draghi ha preso atto del peggioramento del quadro e dei motivi che hanno portato ad un significativo repricing in particolare del settore bancario. Ha però precisato che molto è stato fatto per fortificare il settore e che la situazione non è più quella di 4 anni fa. Ha ammesso che alcune sacche presentano problemi legati alla qualità degli asset (non performing loans) ma ha chiarito che di ciò si è tenuto conto in occasione dei test e dell’Asset Quality Review e gli accantonamenti effettuati non richiedono aggiunte.

Venendo alla politica monetaria Draghi ha dichiarato che l’ECB farà la sua parte. A marzo il policy mix verrà rivisto sotto 2 punti di vista:

** Si esaminerà l’impatto della disinflazione importata sulla  formazione di salari e prezzi e sulle attese di inflazione

** alla luce della recente volatilità, si esaminerà il funzionamento del sistema di trasmissione della politica monetaria in particolare attraverso le banche

Dovessero emergere problemi su questi 2 aspetti, l’ECB non esiterà ad agire.

Come forse era da attendersi, dopo l’esperienza di dicembre, il Presidente ECB si è astenuto da riferimenti specifici alle misure da attuare. Ma ha chiaramente fatto riferimento alla volatilità sui mercati e sulle banche in particolare e all’effetto che questo può avere sulle condizioni finanziarie nell’Eurozona e quindi sulla crescita. Alla luce delle circostanze, sembra evidente che qualcosa andrà fatto per ripristinare la capacità degli istituti di trasmettere la politica monetaria ed esercitare il credito in maniera efficace.

Ora, sebbene gli acquisti di credito e senior che ipotizzavo giorni fa vengano da più parti considerati un passo politicamente troppo lungo per l’ECB, cominciano a circolare insistentemente ipotesi che affiancano, ad un aumento della size degli acquisti, schemi di rifinanziamento dedicati che offrano alle banche finanziamenti a tassi negativi a medio termine, utilizzabili per effettuare il riacquisto dei loro bond. In altre parole, delle nuove LTRO dedicate questa volta non ai bonds periferici, ma al ritiro del proprio debito.

Un’idea brillante, che risolverebbe il problema del rischio credito sul bilancio ECB, e nello stesso tempo lascerebbe in capo agli  istituti i proventi dell’operazione. Ma  lascerebbe una volta di più alle banche il controllo dello strumento, una scelta che in passato ha presentato dei problemi. E limiterebbe al settore bancario i benefici, a differenza di acquisti generalizzati di corporate, che costituirebbero “credit easing”.

Vedremo. Per il momento si tratta di una teoria elaborata da alcune case d’investimento.

Pur senza “scoop” la performance di Draghi si è rivelata sufficiente a mantenere più o meno lo status quo sui mercati. Anzi, l’euro è riuscito perfino a indebolirsi, presumibilmente aiutato da un positioning sui dollari apparentemente ai minimi da trimestri, dopo il position squaring delle ultime settimane.

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