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Ecco perché le Ferrari di Fca sbandano in Borsa

marchionne, maurizio crozza

Il 2 febbraio, giorno in cui sono stati annunciati i risultati del 2015, le azioni Ferrari sono affondate in Borsa: hanno fatto segnare un crollo di quasi il 10 per cento. Due i nodi nevralgici su cui analisti ed esperti di mercato hanno puntato il dito: il super debito della “Rossa” e le prospettive per il 2016 inferiori alle attese.

NODO DEBITO

Tra gli elementi critici c’è appunto il debito netto, che alla fine del 2015, secondo quanto annunciato dalla Ferrari il 3 febbraio, aveva un valore netto di 1,938 miliardi di euro, cifra che si confronta con i 566 milioni di liquidità della fine del 2014. Che è accaduto nel giro di un anno? Semplice: la Fiat Chrysler (Fca) guidata da Sergio Marchionne ha trasferito alla società di Maranello parte del proprio debito. Come questo sia avvenuto lo spiega un articolo del Sole 24 ore del 24 settembre scorso, poco prima cioè che Ferrari approdasse sul mercato azionario di Wall Street, mentre da gennaio, dopo la scissione da Fca, le azioni sono negoziate anche a Piazza Affari. “La quotazione sul New York Stock Exchange – si legge sul Sole 24 ore di settembre 2015 – fa parte del più ampio progetto di Fiat Chrysler di separare la Rossa, mossa che dovrebbe completarsi nella prima parte del 2016. All’atto della separazione, Ferrari emetterà a Fca una Note da 2,5 miliardi di euro, debito che verrà ripagato subito. Dal filing Sec (la documentazione depositata presso la Consob americana, ndr) emerge che all’esito di queste operazioni di compensazione e rifinanziamento la società avrà un’esposizione lorda di 1,96 miliardi di euro”. Va tra l’altro sottolineato che il debito annunciato da Ferrari il 2 febbraio, pari a 1,938 miliardi, è netto e non lordo come era stato preannunciato a settembre. Sta di fatto che il livello di indebitamento della Ferrari ha subito impensierito gli analisti e il mercato, che si aspettavano un dato netto inferiore.

MARANELLO SI DIFENDE COSI’

“A Maranello – si legge su Repubblica del 3 febbraio – ribattono che in realtà l’indebitamento industriale è di 797 milioni, dunque sostanzialmente in linea con il consensus degli analisti, e che i rimanenti 1.200 milioni sono il capitale prestato ai servizi finanziari della Rossa (Ferrari Financial services) per sostenere gli acquisti da parte dei clienti. Una posta – aggiunge il quotidiano del gruppo Espresso – che emerge oggi perché per la prima volta il bilancio Ferrari è separato da quello Fca”.

PREVISIONI SOTTO LE ATTESE

La delusione, come si legge su Milanofinanza.it, è arrivata anche dalle stime per l’anno in corso. Per il 2016, infatti, la società ha stimato consegne per circa 7.900 vetture, ricavi a oltre 2,9 miliardi di euro, contro una previsione attuale degli analisti a 2,944 miliardi, un margine operativo lordo (ebitda) rettificato sopra 770 milioni (“ma il consenso al momento si aspetta un ebitda più alto a 792 milioni”, si legge su Milanofinanza.it) e un indebitamento netto sotto 1,95 miliardi (1,8 miliardi l’attesa del consenso), includendo la distribuzione di dividendi agli azionisti.

LA REAZIONE DI MARCHIONNE

“Il mercato – si legge sul Sole 24 ore del 3 febbraio – non ha apprezzato un quarto trimestre in calo e la guidance prudente fornita dalla società agli analisti per il 2016″. Si domanda inoltre il quotidiano di Confindustria: “Alla crescita futura potrà contribuire l’allargamento della gamma a Suv o crossover, una strada seguita da Porsche e Lamborghini? «Dovrete prima spararmi» ha risposto secco Marchionne”. L’amministratore delegato di Fca e presidente di Ferrari, Marchionne, il 2 febbraio ha commentato stizzito il crollo delle azioni della Rossa in Borsa: “Sono risultati record, i migliori di sempre. La reazione dei mercati per me è incomprensibile”.

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