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Europa: l’Italia riparte?

Nessuno si aspetta salti di gioia per il fatto che l’Italia abbia riaperto, già da tempo (ma molti lo ignorano) l’iniziativa sull’Europa. C’è una “tabella di marcia” per rilanciare l’Europa sui tavoli delle cancellerie europee che il nostro governo ha presentato da tempo. Poi l’iniziativa del Ministro degli esteri, poi l’iniziativa della presidente della Camera con alcuni parlamenti di altri paesi, poi il presidente Mattarella che non fa che ripetere cose sacrosante contro le politiche di austerità (come fa governo, sindacati, confindustria…) e sulla necessità di rilanciare il processo di integrazione (lo ha fatto anche con Obama, negli USA). Infine, il presidente del Consiglio, tirato per la giacca da chi non aveva ancora capito, risponde confermando le cose che tutti sapevamo o avremmo dovuto sapere. D’altronde era da tempo che in molti chiedevano al Governo al Parlamento, alle forze politiche di riprendere l’iniziativa sull’Europa, che, di emergenza in emergenza, rischia di soffocare definitivamente!

Il problema, ora, non è di fare le pulci al presidente del Consiglio, come rischia di accadere, (e ciò non toglie nulla alla nostra libertà di giudizio) il quale si assumerà le sue responsabilità.
Il problema piuttosto, sulla base di quanto già fatto e/o proposto dall’Italia, è quello di aprire sì un dibattito, ma nel merito delle proposte e delle cose da fare. Poi calarle nel piatto, certo ricercando alleati (ma se non ci sono?), ma senza rinunciare a farlo comunque: presentare al resto dei paesi Europei, meglio dell’Eurozona, una proposta dell’intero Paese.

Perciò sarebbe meglio se i partiti, rinunciassero alla polemica sterile e strumentale e si pronunciassero nel merito. L’Italia ha tutte le carte per farlo, senza che stia qui a rievocarle. La riuscita dell’iniziativa dipende da noi. Non è un’impresa impossibile. Basterebbe che ognuno pensasse ai disoccupati creati dalla crisi, ai nuovi poveri, al calo di ricchezza che c’è stato, ai milioni di quarantenni che sono ancora precari, ai milioni di giovani che non sanno cosa sia un lavoro, alle difficoltà delle nostre imprese e del nostro sistema finanziario …e così via. Perché Scalfari, visto che ormai dialoga anche con il papa, non lancia l’idea di “fare sistema” invece di continuare a dividere come ha sempre fatto?
I tedeschi lo fanno spesso, anche in questi anni!! Per loro prima viene il paese e l’interesse di tutti, e per noi??”

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