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Unioni civili e matrimonio: non facciamo confusione

Il tema delle unioni civili è entrato in questi giorni nella sua fase più accesa. Dopo mesi di polemiche, i senatori favorevoli o contrari al ddl sulle unioni civili per le coppie dello stesso sesso, si sono confrontati non più solo a parole, ma a colpi di voti ed emendamenti nell’aula del Senato. Sul provvedimento la maggioranza è divisa. Pesa anche la decisione di Beppe Grillo di lasciare libertà di coscienza al M5s.

È corretto a questo punto dire che il vecchio modello di famiglia, fatta da due genitori di sesso diverso, è sempre più a rischio come istituzione, nella misura in cui la gente cerca altri modi di vivere insieme e altre maniere di crescere i figli. Al di là di come la si pensi, nuove forme di associazione familiare possono sorgere, vecchie forme possono tramontare, ma la verità di base rimane ancora che la famiglia è il luogo in cui si costruiscono e si godono le finalità della vita.

Per questo motivo, in una società sempre più laica, i conservatori hanno sempre coltivato lo stimolo a preoccuparsi della famiglia e del suo destino. Il diritto di famiglia è nato dal desiderio di proteggere specificatamente la forma di vita domestica, basata sull’unione perpetua di un uomo e di una donna. Ma se si coinvolge lo Stato nell’atto con cui si stringe un legame fra persone, lo Stato, influenzato dai riformatori radicali, gioca anche su pari, se non più forte, ruolo nello sciogliere tale legame. In Europa, e nel mondo Occidentale in generale, si ha la tendenza a ridurre il matrimonio a un contratto tra partner, in cui le generazioni future non hanno voce, e in cui, proprio per questo motivo le leggi perdono la loro razionalità di fondo. Il “matrimonio” omosessuale viene concepito come una palese proposta di “pari trattamento” offerta ad una minoranza ritenuta in precedenza emarginata. Ma è giusto così?

La società occidentale si è evoluta in tema di relazioni omosessuali ed è giunta ad accettare quel tipo di vita, riconoscendo il diritto dello Stato di confermarlo attraverso le unioni civili. Ma il vincolo fra marito e moglie, come quello fra genitore e figlio, ha una natura morale che non può essere inclusa in un accordo libero. Una possibile risposta in chiave cristiana è dire semplicemente che lo Stato può definire il matrimonio come vuole, può conferire qualsiasi privilegio legale e qualunque tipo di coppia abbia deciso di proteggere, ma ciò non ha alcuna attinenza con la realtà, che è materia di metafisica e non una mera convenzione.

Lo Stato esiste per proteggere la società civile, non per plasmarla secondo un determinato progetto estraneo al tessuto sociale. Lo Stato però, da quando si è arrogato il diritto di regolare ogni aspetto della società, non ha fatto altro che destabilizzarla. Se la legge sulle unioni civili passerà così come è scritta oggi, ci avvieremo verso un’ulteriore destabilizzazione del nostro modello di società.

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