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Caro Berlusconi, cosa si fa davvero per rilanciare il centrodestra?

Nel 2013 alla nascita del Nuovo Centrodestra, difronte a coloro che sostenevano la fine del ventennio berlusconiano, in un articolo per l’Huffington Post tedesco, mi chiedevo se, invece, la ricchezza di partiti nel centro-destra non potesse divenirne la forza stessa. Facile fu, inoltre, prevedere le reazione di Renzi alla paura di un governo Letta rafforzato da NCD. Renzi poco dopo si prese partito e governo e rilanciò Berlusconi e Forza Italia tramite il Patto del Nazareno.

La frammentazione del centrodestra non si è rilevata però una risorsa ma anzi una sciagura. La rinata Forza Italia si è sempre più frammentata soprattutto a causa della volatilità delle scelte del capo, che lo ammetta o no, non vuole lasciare il comando del partito, chiudendo in effetti a qualsiasi possibilità di cambiamento che non sia da lui dettata.

La scelta di abbracciare Salvini a Bologna, nel tentativo di giocare un ruolo chiave nella coalizione si è dimostrata deleteria. Non solo Forza Italia non ne ha approfittato ma ha portato in dote a Salvini un area moderata che fino a quel momento lo vedeva con scetticismo.

Accortesi della mal parata, e alla luce dei sondaggi che evidenziavano come le elezioni amministrative si sarebbero giocate sui moderati, schiacciati da Renzi e dal suo Partito della Nazione, i colonelli di Forza Italia, hanno proposto figure “indipendenti” come Parisi a Milano, Bertolaso a Roma e Lettieri a Napoli. Candidature volute fortemente da Berlusconi e in un primo momento accettate anche da Salvini e Meloni.

Il Bluff è durato però poco e anche gli alleati hanno capito che tali nomi coprivano la consapevolezza di Forza Italia di non poter giocare un ruolo decisivo alle elezioni. Da qui la scissione a Roma e in alcune altre città. In fondo è chiaro che in palio non vi è la vittoria ma quale dei due schieramenti Lega-FdI o Forza Italia otterrà i maggiori risultati.

Se Napoli viene data per persa, a Milano il centrodestra ha ancora una possibilità di vittoria. Proprio per evitare un caso Liguria, in cui Toti fu stato eletto grazie all’ingente apporto della Lega, Forza Italia schiera come capolista Mariastella Gelmini, figura molto importante all’interno del partito e tra le più avverse al raduno di Bologna.

In tutto questo ci si chiede che intenzioni abbia davvero Berlusconi. Se prima il Cavaliere aveva le attenuanti degli “arresti domiciliari” ormai la sua attività politica gira a pieno regime. Nonostante ciò il partito sotto la sua guida assoluta continua a perdere in consensi e in rilevanza. Friedman ha rilevato che il Cavaliere vuole vincere ancora una volta prima di ritirarsi ma per il momento Berlusconi sta conducendo il suo partito e il centro-destra da lui creato all’inesistenza.

Una fine non meritata ed evitabile, se finalmente, Berlusconi aprisse il partito e lo lasciasse automaticamente rinnovarsi, senza proprie imposizioni.

Proposte per rilanciare il centrodestra ve ne sono molte, basta solo saper ascoltare.

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