Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

Il potere delle donne

Deiana La7

Tanti, forse troppi di noi dimenticano il vero potere delle donne. Che, oltre a quello dell’intelligenza e del multitasking, è quello della maternità. Un errore gravissimo perché le donne e la demografia sono vettori di trasformazioni sociali e politiche che vanno ben oltre i sistemi pensionistici o di welfare ed investono la crescita economica, l’equilibrio delle masse geopolitiche, i sistemi politici e della rappresentanza democratica, gli stessi comportamenti sociali.

Sottovalutare il ruolo delle donne nel “potere demografico” rischia di minare l’equilibrio del sistema di welfare e l’equità inter-generazionale. Anche perché è molto più facile difendere i diritti delle generazioni viventi rispetto a quelli delle generazioni future, non fosse altro che non essendo ancora in vita (o essendo ancora molto piccole), queste ultime non possono far sentire la loro voce con i sistemi elettivi.

Un parametro di equità da non dimenticare mai perché gran parte del sistema sociale e pensionistico si regge su una distribuzione delle classi di età che premia la fase produttiva della vita e rende marginali le altre parti della curva, quella che riguarda i giovani non ancora entrati nel mondo del lavoro e gli anziani. E oggi è proprio questo meccanismo che sembra non reggere più.

I dati ci dicono che le persone, vivendo più a lungo ed avendo maggiore ricchezza, tendono a fare meno figli. In Europa assistiamo a un’implosione, anziché a un’esplosione demografica. In alcune nazioni come l’Italia l’indice di natalità è sceso a 1,2 figli per famiglia, ben al di sotto del livello di sostituzione che è pari a 2.

Ecco la prima lezione della demografia ed ecco il sempre maggiore potere delle donne: la pianificazione della ricchezza è da sempre il più efficace contraccettivo del mondo. In passato, contadini e artigiani, privi com’erano di piani previdenziali, cercavano di avere il maggior numero possibile di figli che, oltre a rappresentare forza lavoro, si sarebbero presi cura di loro durante la vecchiaia. Era l’epoca della Welfare family.

Il calcolo è presto fatto: ogni nuovo figlio rappresentava due braccia in più, maggiori guadagni per la famiglia e ulteriore sostegno per i duri anni della vecchiaia. Ma quando contadini e artigiani si sono trasformati in impiegati piccolo-borghesi e poi in ceto medio, con uno stile di vita più agiato e una pensione sicura, l’equazione si è rovesciata. Anche per colpa della crisi, meno figli vogliono dire più benessere. Puro calcolo demografico.

Un’importante conseguenza: la diminuzione del numero degli occupati per ogni soggetto che sta in pensione. Ne deriva la necessità di aumentare le tasse per sostenere l’esplosione dei pensionati e le ricadute inevitabili sul debito pubblico dei Paesi interessati. L’Italia in primis. Altrimenti perché, dopo quasi 20 anni di avanzo primario, continuerebbe comunque ad aumentare il debito pubblico? Era, o forse è ancora, l’epoca del Welfare State.

Siamo in un vicolo cieco? Le alternative sono pochissime. In realtà, solo due. La prima è fare figli, incentivando massicciamente la maternità. Una missione praticamente impossibile in un Paese ricco come l’Italia, che, lo abbiamo già detto, è la terza ricchezza privata del mondo nonostante la crisi e l’inesistente crescita del Pil. Anche perché, in un mercato del lavoro non equo come il nostro, l’occupazione femminile è alternativa alla vocazione alla maternità. La domanda “opportunistica” di chi assume è chiara: perché dovrei assumere una donna che potrebbe fare un figlio se poi devo pagare almeno 1/3 dei costi di questa maternità?

Per eliminare i ragionamenti opportunistici e incentivare le nascite, la prima cosa da fare sarebbe mettere la maternità totalmente a carico della fiscalità generale. Sulla base dei dati del Centro Studi di Confassociazioni, supportati da analisi di università prestigiose, basterebbero circa 9 miliardi di euro all’anno. Una cifra importante ma non diversa da quella della famosa misura 80 euro. Un investimento che avrebbe, però, conseguenze in termini occupazionali, demografici e previdenziali molto più significative e che sarebbero utili, nel lungo periodo, a salvare l’Inps e future generazioni di pensionati sul limite della povertà.

L’unico rimedio alternativo non è semplice da metabolizzare per una parte importante del Paese: aumentare le quote di immigrati in età lavorativa e dargli diritti e doveri. Integrarli, farli votare, facendogli pagare tasse e contributi. Una sfida culturale ancora più difficile.

Due prospettive complesse ma necessarie. Altrimenti chi pagherà le pensioni e il servizio sanitario per le famiglie e gli anziani di un Paese come il nostro che invecchia a lungo e velocemente?

Una versione di questa nalisi è stata pubblicata sull’Huffington Post al link:

http://www.huffingtonpost.it/angelo-deiana/investire-sulle-donne-per-far-quadrare-la-previdenza_b_9515536.html

×

Iscriviti alla newsletter