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Cosa dicono francesi e inglesi dell’intervista di Obama all’Atlantic?

L’intervista di Barack Obama uscita sull’Atlantic, è già diventata un pezzo di antologia sul presidente, più precisamente su come l’attuale inquilino della Casa Bianca “vede il mondo”. Molto interesse ha destato l’ampia disquisizione sulla Libia, perché per Obama l’attuale situazione (“un cazzo di casino” le parole del Prez riportate dal giornalista Jeffrey Goldberg che ha firmato l’intervista) è soprattuto figlia del “disastro” prodotto dall’intervento militare internazionale che nel 2011 fece cadere il rais Muammar Gheddafi. Il caos libico per Obama è in buona parte colpa della scarsa attenzione riservata dai leader europei alla successiva fase di transizione del potere; “Quando torno indietro e mi chiedo cosa sia accaduto di sbagliato…c’è margine di critica, perché abbiamo avuto troppa fiducia negli europei, data la vicinanza alla Libia, nell’investirli nella gestione del post-conflitto”, le parole di Obama.

IL RAPPORTO CON CAMERON DECADUTO

La scorsa settimana ricorreva il settantesimo anniversario del discorso con cui Wiston Churchill definì le relazioni tra USA e UK “un rapporto speciale”, “la cortina di ferro del lessico diplomatico” come l’ha chiamato il corrispondente della BBC da New York Nick Bryant. Adesso Obama annovera il Regno Unito tra coloro che hanno spinto per un intervento in Libia nel 2011 ma poi si sono lasciati “distrarre da altre questioni”, e lascia intendere che lo potrebbero fare di nuovo: un messaggio politico importante in un momento in cui si pianifica un intervento internazionale per spazzare via il Califfato dalla Libia, dove ha creato un importante hotspot lontano dal territorio siro-iracheno. Secondo Bryant già dal vertice del G7 dello scorso anno “il linguaggio del corpo dei due leader” durante la foto ufficiale, lasciava intendere che Obama e David Cameron in precedenza si erano scambiati parole dure: il tema erano le spese per la Difesa, nell’occasione Obama rimproverò agli alleati di essere troppo parsimoniosi, sicuri che tanto ci sarebbe sempre stata l’America a togliere le castagne dal fuoco (toccò anche all’Italia essere rimproverata). Argomento quello dell’investimento del 2% del Pil nel settore Difesa per i paesi NATO su cui Obama è tornato, considerandolo uno degli aspetti che rischiano di incrinare quel rapporto con gli inglesi.

LA MAIL DI SPIEGAZIONE

I giornalisti della redazione di Washington della BBC hanno ricevuto a stretto giro dopo l’uscita del pezzo dell’Atlantic una mail in cui il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale degli Stati Uniti ha rimarcato come il Regno Unito sia il miglior alleato americano sulle visioni di difesa, come i punti di stress del “rapporto speciale” siano stati superati, e come la partnership continui adesso come prima anche sulla questione Libia. Ma secondo l’opinionista Fareed Zakaria, giornalista e saggista americano esperto di affari esteri, in realtà gli Stati Uniti di Obama hanno fondamentalmente tagliato fuori la Gran Bretagna dalle potenze mondiali.

APLOMB INGLESE

Il Times ha sottolineato però che quello uscito sull’Atlantic è un attacco “straordinario” lanciato da Washington a Londra, su cui “Obama getta la colpa per il pasticcio in Libia” ha continuato il giornale londinese. “Prima di essere critici bisogna guardare a se stessi”, ha detto alla BBC l’ex foreign secretary Malcolm Rifkind che ha sottolineato come gli americani abbiano quanto meno un concorso di colpe sulla situazione libica, passata e attuale. La reazione di Downing Street è stata comunque moderata, rimarcando che i due paesi continuano a collaborare su tutti i dossier in primis sulla Libia, dove sono impegnati a facilitare la formazione del governo di concordia sotto egida dell’Onu.

LA BORDATA A PARIGI

Se può sembrare dura la posizione presa dalla Casa Bianca nei confronti degli inglesi, quella verso la Francia dell’allora presidente Nicolas Sarkozy allora è durissima. “Sarkozy voleva sbandierare la presenza francese negli attacchi aerei: ma eravamo stati noi a eliminare le difese aeree libiche e predisporre l’intera infrastruttura”, ha detto il presidente americano all’Atlantic, anche se l’atteggiamento francese era “buono” per la Casa Bianca, perché permetteva a Washington di mantenere un ruolo di secondo piano, senza esporsi troppo con l’ampio elettorato non interventista (già intercettato da Obama), e in fondo poteva portare il presidente ad assumere posizioni come queste espresse nell’intervista di giovedì, in cui molte delle responsabilità sono state addossate agli alleati.

GLI SCROCCONI FRANCESI

Il sito Rue89 del Nouvelle Observateure ha sottolineato particolarmente il passaggio in cui Obama  ha definito “free riders” i francesi, fornendo la traduzione “approfittatori” e “parassiti”. Obama l’ha utilizzati in confidenza con Goldberg per descrivere proprio quel comportamento dei francesi in Libia — “free riders” significa anche scrocconi. L’atteggiamento vanaglorioso di Sarkozy è stato ripreso da diversi media critici con le letture dell’ex presidente, spesso si è parlato di “fanfaronate”, aspetti di Sarkò sottolineati già in passato. Tuttavia anche Pierre Haski, cofondatore del Rue89, giornalista di sinistra, ha sottolineato come le parole di Obama non mettono mai in discussione la dottrina, la linea americana, arrivando a definirle “vigliacche”. Per il Rue89 sono descrittive di un atteggiamento di Washington stanco di quegli alleati che si aggrappano “come parassiti” alla potenza americana per tirare avanti: la stessa stanchezza che si poteva ritrovare nel “Fuck the EU” usato dall’assistente del segretario di Stato Victoria Nuland nel 2014 durante una conversazione telefonica (intercettata e poi pubblicata forse grazie ai servizi segreti russi) per descrivere l’indecisione dell’UE nell’intervenire legata alla diversità di interessi degli Stati europei sulla crisi ucraina.

SARKÒ E LA LIBIA

In un’intervista omnicomprensiva pubblicata a luglio sul Monde, Sarkozy, tornato leader dei conservatori francesi, forse per tornare anche all’Eliseo, ha spiegato diversi aspetti della propria linea in politica estera attuale, passata e futuro. La questione Libia ha ovviamente avuto uno spazio di primo piano: “Nel luglio 2012, quando ho lasciato l’ufficio, la Libia era liberata e i moderati al potere” ha detto l’ex presidente francese. “Da quel momento e incomprensibilmente, la comunità internazionale, tra cui la Francia, s’è disinteressata della situazione e il caos si è stabilito” ha aggiunto. Sono praticamente le stesse accuse che fa Obama agli alleati europei, incolpati di non aver gestito la transizione di potere successiva alla caduta di Gheddafi, ruolo che Wahington aveva affidato a loro. Sarkozy le usa con fine elettorale, visto che gestire quel passaggio sarebbe dovuto essere un compito del suo successore, il socialista François Hollande, attuale presidente. Incalzato da una domanda del giornalista francese sul rapporto immigrazione-intervento, Sarkò aveva sottolineato che “l’immigrazione non è iniziata con la caduta di Muammar Gheddafi. Ho rammarico questo intervento? La risposta è «No!»”. Una lettura diametralmente opposta a quella di Obama, che invece nella conversazione con l’Atlantic s’è detto proprio “rammaricato” per l’intervento in Libia nel 2011.

 

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