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Metalmeccanici, perché per i sindacati lo sciopero non è più un tabù

L’unità sindacale e un possibile sciopero in prospettiva sono gli scenari in cui si sono ritrovati più a loro agio i sindacati. Si è conclusa così la giornata cosiddetta di “sintesi” tra le parti, riunite ieri in delegazioni ristrette, impegnate nel rinnovo del Ccnl dei metalmeccanici. Fim, Fiom e Uilm e imprese del settore hanno discusso di partecipazione, del sistema di relazioni industriali, dell’inquadramento professionale, dell’orario di lavoro, dello smart-working, e della tutela dei lavoratori migranti. Domani al tavolo sarà servito il tema del salario, il “piatto forte” del confronto negoziale. I convenuti di ieri si ritroveranno, quindi, ancora una volta, nella sala A, al primo piano del Palazzo della Confindustria a Roma, come sovente è accaduto dal mese di dicembre dell’anno scorso a questa parte.

Oggi il leader delle tute blu, Rocco Palombella, che a mezzogiorno prenderà la parola a Varese (all’attivo regionale dei delegati sindacali della Uilm lombarda), farà intendere ai presenti l’importanza della mobilitazione dei lavoratori, affinché il negoziato in atto possa avere possibilità di un epilogo positivo. Inoltre, sindacati ed imprese metalmeccaniche mantengono in agenda la riunione “plenaria” prevista, sempre in Confindustria, il prossimo 15 marzo, esattamente il giorno precedente all’incontro torinese che ci sarà tra i sindacati firmatari di Ccsl (tra gli altri ci sono Fim e Uilm, ma non la Fiom) e l’ad di Fca Sergio Marchionnne. Insomma, nell’arco di una settimana non passerà giorno senza che si parli delle vicende dei metalmeccanici, dentro e fuori Federmeccanica. E’ accaduto anche ieri, quando l’ennesimo incontro per il rinnovo del Ccnl, scaduto lo scorso 31 dicembre, pareva che terminasse in modo interlocutorio. In una pausa dei lavori, invece, i sindacati hanno riacceso le luci sul confronto che li riguarda, accennando alla possibilità di mobilitazioni, incluso lo sciopero, a partire dal mese di aprile.

“Stiamo discutendo della modifica dell’inquadramento – ha detto il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella – ma la proposta di Federmeccanica è a costo zero e si scopre sempre più che la piattaforma delle aziende del 22 dicembre si sta sgonfiando; era uno spot pubblicitario. Il negoziato ha bisogno di essere sostenuto con attivi unitari, utilizzando tutti i mezzi a disposizione, sciopero compreso”.

Il 15 marzo, giorno in cui è in calendario la riunione plenaria dopo i tavoli tecnici tra sindacati e Federmeccanica, ha sostenuto il segretario generale della Fim, Marco Bentivogli, “registreremo a che punto siamo; non escludiamo che, se la situazione resterà così come è, diventerà inevitabile arrivare a una mobilitazione unitaria: stiamo valutando quanti attivi e quante ore di sciopero fare, perchè abbiamo ancora un pezzo di settore in crisi. Lo sciopero deve essere efficace e funzionale, non solo un esercizio ginnico; deve servire a far cambiare idea a Federmeccanica”.

Proprio la federazione degli imprenditori, ha spiegato Palombella, “aveva detto che avrebbe messo risorse su inquadramento e welfare e, invece, sull’inquadramento ha proposto di creare una commissione per esaminare e modificare le vecchie qualifiche entro il 31 dicembre 2016. Le modifiche dovrebbero essere sperimentate entro dicembre 2017, ma il nuovo inquadramento non deve rappresentare un onere aggiuntivo per le imprese e dovrebbe entrare in vigore tra tre anni con il prossimo contratto. E’ tutto a costo zero, non vediamo benefici economici per i lavoratori”.

La proposta di Federmeccanica sull’inquadramento, ha rilevato il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, “prevede tempi lunghi e non è chiaro l’obiettivo. Venerdì 11 marzo ci sarà un nuovo incontro e probabilmente affronteremo il capitolo salariale; se il 15 marzo le posizioni di Federmeccanica resteranno ferme la trattativa non potrà che continuare con la mobilitazione unitaria e questa è una consapevolezza positiva”. Fim, Fiom e Uilm stanno valutando quante assemblee unitarie organizzare, ovvero se metterne in cantiere una, o più di una (si ipotizza una per il Nord, una per il Centro e una per il Sud) al fine di registrare il punto della situazione. Altresì, non si esclude che l’appuntamento o gli appuntamenti possano svolgersi entro la prima decade di  aprile, subito dopo il voto a scrutinio segreto dei 198 membri del Consiglio generale di Confindustria rispetto ai candidati in lizza per  la designazione del nuovo presidente di Confindustria.

“Stiamo valutando come procedere e come costruire una risposta unitaria per un tavolo più produttivo”, ha ribadito Bentivogli. “Tavolo che non abbandoneremo –ha chiosato Palombella– e che resta aperto, ma che non fa passi avanti”.

E’ bene ricordare che anche le confederazioni sindacali si erano in più occasioni dichiarate preoccupate in merito alla trattativa per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici. L’ultima volta era accaduto lo scorso 3 marzo, in occasione della riunione in Confapi sul nuovo modello contrattuale.

A margine dell’incontro nella sede della confederazione artigiana di via Colonna Antonina a Roma, Carmelo Barbagallo, segretario generale della Uil, aveva dichiarato: “Facciamo i sindacalisti; il sindacato presenta una piattaforma e chiede aumenti salariali. E se non ci sono le risposte delle aziende, ci sono le risposte del sindacato. Ci saranno. Se aprono una discussione, noi discutiamo. Non siamo oltranzisti. Il problema vero è che il dibattito dentro la Confindustria è a chi è più falco. Quando avremo il nuovo presidente capiremo cosa vuole dire questa rapacità”.

Il leader della Cgil, Susanna Camusso, condivise nella medesima occasione questa impostazione: “Siamo nella normalità -commentò- anche negli alimentaristi lo sciopero ha sbloccato la vertenza. E’ una normale dinamica della trattativa. In ogni caso, la confederazione è sempre al fianco della categoria”.

Allo stato dei fatti, quindi, anche tra gli stessi sindacati metalmeccanici si sarebbe giunti ad una effettiva unità d’intenti anche in merito alla prospettiva dello sciopero che pare non essere più un tabù. Ciò è accaduto, perché Fim, Fiom e Uilm hanno di nuovo esplicitato tutta l’intenzione di riaffermare una impostazione sul salario di garanzia, diversa dal modello proposto da Federmeccanica.

Una curiosità. Ieri si è risentita a livello pubblico la voce di Fabio Storchi, presidente di Federmeccanica. E’ noto che in questa fase gli imprenditori metalmeccanici al tavolo coi sindacati sono rappresentati dal direttore generale della confederazione, Stefano Franchi. Storchi ha commentato ‘Traineeship’, il progetto rivolto a un gruppo di istituti tecnici e professionali selezionati a livello nazionale, i cui studenti verranno coinvolti in un’esperienza innovativa di alternanza scuola lavoro a partire dal prossimo anno scolastico. “ Un progetto –ha detto Storchi- che mette al centro i nostri giovani fornendo loro un apprendimento basato sull’esperienza lavorativa in fabbrica. Si tratta di un cambio di paradigma che enfatizza il ruolo dell’impresa nella formazione delle competenze e allinea il nostro Paese alle esperienze più avanzate dei Paesi europei”.

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