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Quando il diritto all’assemblea sindacale è “abusato”

I Vigili Urbani di Bologna, propio durante il derby dell’Appennino, ossia la patita Bologna-Fiorentina dello scorso 6 febbraio (per la cronaca finita 1 a 1) hanno pensato bene di convocare un’assemblea sindacale. A seguito della vicenda il sindaco di Bologna, Virginio Merola, ha deciso di approfondire la questione dei permessi ed è venuto fuori che solo nel 2015 i dipendenti municipali avevano convocato ben 158 assemblee sindacali retribuite. In sostanza, ogni due giorni scattava l’assemblea. Nell’80 per cento dei servizi, come ricorda Di Vico sul Corriere delle Sera, quali i servizi sociali, la scuola e la polizia locale.

Un’assemblea sindacale ogni 2 giorni avrebbe dovuto creare la più importante scuola di formazione sindacale e/o politica d’Italia! Invece, siamo di fronte all’interruzione dei servizi pubblici e di certo non abbiamo notato o potuto apprezzare miglioramenti di livello delle rappresentanze sindacali. Cosa accade?

Accade ciò che sempre è accaduto, ovvero l’utilizzo improprio di ciò che è stata una grande conquista dei lavoratori e dei sindacati. Vedete, lo scandalo non sta nell’abnorme utilizzo del diritto statutario – vi sono momenti storici nel corso dei quali magari è anche necessario –  ma nell’assoluta impossibilità di determinare le “cause”, le “ragioni” d’utilizzo! Impossibilità di determinare la necessità, insomma ciò che sconforta è l’idea che si debba “subire” senza spiegazioni.

Altra ragione di sgomento è che di questi temi se ne parla solo quando si traducono in danni o potenziali danni “economici”, come a dire che se si utilizza un diritto impropriamente ma senza rilievo “economico”, chi se ne frega. Personalmente continuo a sostenere che questo Paese ha un solo ed unico problema: la cultura. Fino a quando non cambieranno l’atteggiamento e l’approccio alla “vita” – non solo al lavoro – non servirà a nulla elaborare leggi presuntivamente migliori.

Qui non si tratta di fare la lotta a nessuno, tantomeno al sindacato – anche se un intervento sul fatto sarebbe stato gradito – ma di rimettere al proprio posto un po’ di principi: la buona fede, la correttezza, il bene comune e via dicendo. Principi tutti che sembrano sconosciuti e, ahimè, non solo ai nostri politici ma a tutti i cittadini, tutti inclusi, nessuno escluso. Nessuno escluso, certamente poiché non vi è fatto che si possa realizzare senza la connivenza di tutti coloro che insistono in quelle determinate realtà!

Esattamente come nel caso dei “furbetti della timbratura” assistiamo ad un sistema che è responsabile nell’intero suo sviluppo: chi vede, chi sente, chi sa, chi non dice, chi non si ribella, chi non si oppone, chi non controlla,  chi controlla ma non sanziona, chi non dice nulla perché forse un giorno…!

Da giurista mi rifiuto di prendere posizione sul “diritto di assemblea sindacale”, sarebbe stupido ed inappropriato; facile ritenere che il problema risiede nel numero di ore di permessi, ma per me non è così. Anche laddove il numero fosse esiguo ma utilizzato impropriamente ci si dovrebbe indignare!! Se volessimo poi entrare nel merito del diritto sindacale, forse il tema da affrontare ancora una volta resta quello della rappresentatività e della frammentazione dei sindacati titolati ad usufruire delle prerogative di che trattasi. Senza dimenticare che spesso ore e permessi aggiuntivi traggono origine e legittimità da, udite udite, accordi sindacali!

 

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