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Trump e l’eterno ritorno dell’aborto

Mentre si prepara il voto nel Wisconsin, la corsa alla Casa Bianca continua negli Stati Uniti a colpi di mortaio. Il 19 aprile ci sarà,  infatti, l’importante voto di New York, il quale ovviamente non è destinato a placare ma semmai ad alimentare il dibattito politico.

Hillary Clinton, consapevole che lo sfidante finale sarà quasi certamente Donald Trump, sta concentrando tutte le attenzioni su di lui, sebbene Bernie Sanders non molli per  nulla la presa sull’elettorato democratico più di sinistra per giocarsi la propria partita fino in fondo.

In casa repubblicana, invece, Ted Cruz e John Kasich tentano l’ultimo affondo contro il magnate, che sembra catalizzare continuamente e in modo eccezionale il consenso dei conservatori più radicali.

La linea Trump, in effetti, si muove su un doppio binario. Da un lato egli interpreta in modo massimalista il mantra della destra statunitense, imperniato sull’isolazionismo e sul ‘no govt’, ossia sulla riduzione di spazio all’ingerenza politica verso l’estero e, all’interno, sul disimpegno federale in materia economica e sociale; dall’altro egli utilizza l’originalità di una posizione oltranzista, sfruttando i media in maniera spregiudicata come se fosse, e in parte lo è, un candidato indipendente.

L’ultima sua uscita, che ancora una volta lo ha messo in condizione di dominio sul piano comunicativo, ha riguardato l’aborto. Trump si è detto contrario, malgrado in passato sia stato molto meno netto, e ha perfino aggiunto che si ritiene favorevole ad una punizione per le donne che lo pratichino. Dopo l’infuriare delle reazioni, anche da parte di Cruz, ha rettificato specificando che egli non è favorevole ad una sanzione per le donne ma solo per i medici abortisti. Una dichiarazione che in sé cambia molto la sostanza della tesi, sebbene appaia come un passo indietro soltanto formale.

Ora, di là di ogni valutazione per definizione controversa sul tema, certamente la posizione pro life appartiene per definizione al patrimonio di idee e di valori espressi dal Partito Repubblicano. E quanto mai oggi, di fronte alla ricerca impellente di ritrovare in tutto il mondo un certo patrimonio condiviso, da una parte e dall’altra, la sortita di Trump non può e non deve stupire, e non deve essere affrettatamente anatemizzata.

Insomma, sostenere la vita, insieme ad una concezione alta dei doveri che la politica deve assumere verso la realtà umana, sicuramente rappresenta un punto programmatico assolutamente fondamentale per la destra. Quindi, nonostante il modo un po’ machista e superficiale di Trump lasci molto perplessi, è sicuramente un fatto positivo che sia sostenuta con forza e chiarezza una linea anti abortista, oltretutto da un candidato conservatore alla Casa Bianca.

Tra l’altro, ciò corrisponde ad un orientamento comune a tutte le anime del moderatismo ideologico americano, sia a quella dei Tea Party e sia a quella più liberal. Juan Donoso Cortes insegnava, ad esempio, che la differenza più marcata che separa ovunque e sempre la destra dalla sinistra è che la prima si orienta ‘affermando la vita’ mentre la seconda ”il primato della libertà di scelta”. E Carlo Galli ha sottolineato, in un suo recente libretto, che per un conservatore ”l’aborto deve essere vietato perché la società per esistere esige la non – libertà dei soggetti”, vale a dire il diritto originario all’esistenza come valore superiore rispetto all’autodeterminazione degli individui.

La questione è e resta ovviamente controversa, ed è giusto che lo sia. Il fatto però che Trump si sia schierato su posizioni contrarie non significa né che questa scelta in sé sia sessista, né che vi sia qualcosa di oltraggioso a farne un punto programmatico. Anzi, tutto sommato, egli sta spingendo la Clinton, notoriamente favorevole all’interruzione di gravidanza, a dover giustificare il suo orientamento radicale in materia, non molto popolare anche in alcuni Stati a maggioranza democratica.

In definitiva, oggi continuano a sopravvivere dei tabù su tematiche del genere che è bene siano accantonate, non fosse altro per offrire ai cittadini, non solo Oltreoceano, maggiori e magari nuove opzioni. Nulla in politica, in effetti, può essere dato per scontato e  per acquisito, men che meno quanto riguarda l’essenza dell’uomo.

Inoltre l’aborto, come l’eutanasia o la contraccezione, sono problemi etici permanenti, che ricorrono sempre, riguardando tutte le famiglie, tornando e ritornando in eterno a dividere e appassionare la coscienza individuale e il dibattito sociale.

Varrebbe la pena, insomma, riflettere su questo anche da noi, invece di perdere tempo con proposte spesso troppo poco impegnative per interessare veramente la gente e incapaci di spingere gli elettori a votare.

 

 

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