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Eni, Edison e Bp. Chi accompagna la rivoluzione energetica in Egitto e Algeria

Nasser, al sisi

Nonostante la crisi libica e le frizioni legate al caso Regeni, il Maghreb sta cercando di uscire dal torpore della fase post primavera araba innescando una rivoluzione energetica. In prima fila c’è proprio l’Egitto.

CAPITOLO EGITTO

In questi giorni si è aperta ad Alessandria l’ottava edizione della Conferenza sui giacimenti offshore nel Mediterraneo (Mediterranean Offshore Conference and Exhibition). Il tema di quest’anno è ovviamente dedicato alla campagna esplorativa che ha portato alla scoperta del megagiacimento Zohr. Il ministro egiziano del petrolio, Tarek al Mulla, ha dichiarato alla stampa di voler trasformare l’Egitto in uno dei maggiori fornitori di energia della regione. Ad Alessandria sono presenti tutti i principali produttori, da Eni a Edison.

COSA DICE EDISON

A riguardo Nicola Monti, vicepresidente di Edison, parlando alla Conferenza, ha detto che “nei fondali del Mediterraneo occidentale egiziano c’è un potenziale inesplorato di 232 mila miliardi di piedi cubi di gas, nel deserto occidentale ci sono 100 mila miliardi di piedi cubi di risorse non tradizionali, nel Golfo di Suez ci sono ancora quasi 112 mila miliardi piedi cubi e nell’alto Egitto qualcosa come mille miliardi di barili”. Sono presenti anche gli inglesi di Bp, interessati ad accaparrarsi i nuovi tender per l’esplorazione di idrocarburi che il governo del Cairo dovrebbe far partire entro la fine dell’anno.

LA PAROLA ALL’ENI

Eni ha poi confermato che la produzione iniziale sul megagiacimento di Zohr inizierà nel 2017, preliminarmente su sei pozzi. “Zohr è il punto di partenza per lo sviluppo delle risorse di gas nelle acque profondo della Zona economica esclusiva dell’Egitto, un incentivo per ampliare le attività di esplorazione nell’offshore egiziano e nel Mediterraneo”, ha detto Luca Bertelli, responsabile della divisione esplorazioni della società del Cane a sei zampe.

IL RUOLO DELL’ALGERIA

Altro paese che punta al riscatto è l’Algeria. Secondo un recente studio dell’Oxford Business Group il governo algerino sta aumentando gli investimenti nel settore degli idrocarburi nonostante il calo dei prezzi del petrolio sui mercati internazionali, con l’obiettivo di raggiungere una produzione pari a 224 milioni di barili equivalenti di petrolio entro il 2019. La compagnia energetica statale Sonatrach, secondo il rapporto, investirà nelle nuove infrastrutture 3,2 miliardi di euro tra il 2016 e il 2020, di cui 530 milioni solo nel 2016. L’ente algerino per gli idrocarburi ha recentemente siglato un accordo del valore di 339 con l’azienda giapponese Jgc per ottimizzare la produzione di Hassi Messaoud, il più grande giacimento di petrolio del paese. Il contratto include, tra le altre cose, anche progetti per la ristrutturazione e la costruzione di un nuovo sistema di produzione. E non è un caso che qualche giorno fa l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, sia volato ad Algeri per incontrare il primo ministro dell’Algeria, Abdelmalek Sellal, e il ministro dell’Energia, Salah Khebri. Descalzi non ha parlato solo di petrolio, sul piatto ci sarebbe la ripresa di progetti di rilievo anche sul versante delle rinnovabili, come il Desertec.

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