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Ecco come Papa Francesco ha piegato Hollande sull’ambasciatore in Vaticano

Dopo un anno di tira e molla, il governo francese ha deciso di rinunciare a nominare Laurent Stefanini ambasciatore presso la Santa Sede. Il diplomatico, attuale capo del protocollo all’Eliseo, è stato nominato ambasciatore all’Unesco.

IL PROBLEMA NON E’ L’ORIENTAMENTO SESSUALE

Il settimanale Canard Enchainé l’aveva scritto un anno fa: Laurent Stefanini – nominato da Hollande il 5 gennaio 2015 – non sarebbe mai diventato ambasciatore di Francia presso la Santa Sede perché il no definitivo era stato pronunciato dal Papa in persona. Raccontava, il periodico, che Stefanini, la personalità designata da Francçois Hollande a ricoprire il prestigioso incarico, aveva pure varcato in modo riservato la soglia di Santa Marta. E lì Francesco avrebbe messo le cose in chiaro: nulla da dire sull’orientamento sessuale del prescelto (Stefanini è omosessuale), tanto da dire invece sul metodo scelto dall’Eliseo per annunciare la nomina. Il Pontefice avrebbe notato nell’atteggiamento del governo francese il tentativo di “forzargli la mano”.

LA PRESA DI POSIZIONE DELL’ELISEO

Tutte cose che Bergolio avrebbe detto – secondo l’agenzia Afp e il quotidiano Figaro – nel colloquio a quattr’occhi con Stefanini. L’Eliseo, ferito nell’orgoglio, ribatteva prontamente che non vi erano altre soluzioni e che il designato “è il solo candidato possibile” dopo che Bruno Joubert aveva lasciato la sede diplomatica per far ritorno in Patria. Dal Vaticano si faceva intendere che quella nomina era strumentale, celando la volontà di Hollande di creare un caso politico, una sorta di battaglia tra oscurantisti e campioni dell’affermazione dei diritti, portando oltretevere il primo ambasciatore gay dichiarato. Una sfida, insomma. Anche perché sul curriculum di Stefanini non erano stati mossi rilievi: profilo eccellente, competente in materia, cattolico praticante e “benedetto” dall’arcivescovo parigino, il cardinale André Vingt-Trois.

LA TENTATA MEDIAZIONE

Prima della dura presa di posizione dell’Eliseo, risalente appunto a un anno fa, la Segreteria di Stato vaticana aveva cercato una mediazione, suggerendo una via d’uscita che sarebbe consistita nel far rinunciare lo stesso Stefanini all’incarico. In questa direzione si era mosso, ad esempio, il nunzio Luigi Ventura, mentre a Roma sul dossier si era concentrato il segretario per i Rapporti con gli stati, mons. Paul Richard Gallargher.

L’ERRORE DI HOLLANDE

“L’errore del governo francese è stato dare eccessiva pubblicità alla scelta di Stefanini”, scrive oggi sul Corriere della Sera Stefano Montefiori, aggiungendo che si considerava “l’assenso del Vaticano una specie di atto dovuto, dato per acquisito”. Ora, “resta da vedere se e quando Parigi presenterà un altro candidato per il posto di ambasciatore presso la Santa Sede. Ma intanto il Vaticano ha vinto”, aggiunge il corrispondente del Corsera dalla Ville Lumiere.

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