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Tutti i dettagli e le incognite sull’accordo per il clima

«Un momento storico», coinciso simbolicamente con le celebrazioni della 46esima Giornata Mondiale della Terra. Venerdì i delegati di 171 Paesi, riuniti al Palazzo di Vetro dell’Onu, hanno firmato l’accordo sul clima per arrestare il riscaldamento del Pianeta, raggiunto alla Cop21 di Parigi lo scorso 12 dicembre.

I FIRMATARI

A siglare l’impegno sotto gli occhi del segretario generale Ban Ki-moon, un numero record di nazioni. La prima è stata – ovviamente – la Francia con la firma del presidente in carica François Hollande seguita dall’Italia, rappresentata dal premier Matteo Renzi che nel suo intervento ha spiegato come la «vera sfida oggi è chiudere gli occhi per un secondo e immaginare» perché così «possiamo vedere i nostri figli e nipoti, ai quali dobbiamo consegnare un Pianeta non devastato dai mutamenti climatici in atto». A dare un segnale ancor più  forte in tal senso è stato il segretario di Stato americano John Kerry, che ha sottoscritto l’impegno con la nipotina in braccio: «Un messaggio di speranza per le future generazioni».

UN EVENTO STORICO

«Mai un patto internazionale era stato firmato da così tanti Paesi in un giorno», ha spiegato all’avvio dei lavori il ministro dell’Ambiente francese Ségolène Royal, sottolineando l’importanza e la portata storica dell’evento. Il record precedente si registra, infatti, andando indietro al 1982 quando 119 Stati firmarono la Convenzione Onu sul diritto del mare.

SOLO 15 PAESI HANNO RATIFICATO IL TRATTATO

Ma come riporta la BBC di questi 171 Paesi solo 15 – per lo più gli stati insulari maggiormente minacciati dall’innalzamento del livello degli oceani – hanno già ratificato il trattato. «La maggior parte dei paesi, anche se non tutti, hanno bisogno di prendere il documento firmato oggi, tornare a casa e mettere in atto le procedure di ratifica, che nella maggior parte dei paesi richiedono una preliminare discussione parlamentare», ha dichiarato Christiana Figueres, segretario esecutivo della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC).

«Possiamo congratularci gli uni con gli altri oggi, ma non significherà niente se poi tornerete nei vostri Paesi senza tramutare i discorsi in azione. Chiediamoci da che parte della storia vogliamo stare», ha dichiarato la star di Hollywood e messaggero delle Nazioni Unite per il clima, Leonardo di Caprio. «Pensate che vergogna – ha concluso l’attore dal podio dell’Assemblea Generale – quando i nostri figli e nipoti guarderanno indietro e capiranno che potevamo fermare tutto questo ma non lo abbiamo fatto per mancanza di volontà politica».

CONTENERE L’AUMENTO DELLA TEMPERATURA ENTRO I 2 GRADI

Per entrare in vigore nel 2020, l’accordo raggiunto alla Cop21 di Parigi doveva essere ratificato, accettato o approvato da almeno 55 paesi che rappresentano, di fatto, il 55% delle emissioni mondiali di gas serra. La concretizzazione dell’accordo del 12 dicembre impone delle tappe di decarbonizzazione senza precedenti. L’impegno firmato dai 171 leader mondiali mira a limitare la temperatura media globale entro i 2 gradi centigradi rispetto ai livelli pre-industriali, e se possibile contenerlo entro 1,5 gradi. Tra gli altri obiettivi anche l’incremento dei finanziamenti per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e lo sviluppo di strumenti resilienti nei confronti dei cambiamenti climatici.

Solo in questo modo, dicono gli scienziati, si potranno evitare conseguenze catastrofiche. Per frenare il global warming, la strada è ridurre fino ad azzerare entro la seconda metà del secolo le emissioni di gas a effetto serra mettendo un freno ai combustibili fossili e dando slancio alle rinnovabili.

I LIMITI DELL’ACCORDO

L’accordo, però, non è vincolante e lascia ampi spazi alla discrezionalità delle parti, non fissa un termine per le fonti fossili né un obiettivo preciso di energie rinnovabili. Il testo di 31 pagine chiede di trovare i fondi per la riduzione delle emissioni di gas serra e lo sviluppo della resilienza nei Paesi più poveri e vulnerabili, ma non ne definisce le modalità. La firma di venerdì, dunque, è solo un primo passo. Inoltre, gli impegni a livello nazionale presentati da gran parte dei Paesi partecipanti alla Cop21, sono insufficienti a raggiungere i target dell’accordo. Se non verranno rivisti al più presto, rischiamo un aumento della temperatura ingestibile.

LA COINCIDENZA CON LA GIORNATA MONDIALE DELLA TERRA

L’evento di venerdì cade a conclusione di un anno, il 2015, confermato come il più caldo mai registrato e dei primi tre mesi del 2016, che sono stati caratterizzati da temperature record.

Non solo. La firma dell’accordo dei grandi del mondo coincide – come anticipato – con la Giornata Mondiale della Terra, evento nato nel 1970 negli Stati Uniti, e ora diffuso in 192 stati in tutto il mondo. A tal proposito, il magazine Vox – Energy & Environment ha stilato una lista di aspetti che abbiamo imparato sulla Terra dall’ultimo Earth Day.

  • Un gruppo di scienziati brasiliani e americani hanno scoperto una nuova barriera corallina lunga 600 miglia lungo la foce del Rio delle Amazzoni
  • Abbiamo scoperto decine di nuove specie, di cui un paio che si pensava fossero estinte
  • La Terra ha 3 miliardi di alberi, molto più di quanto pensassimo
  • A settembre 2015, un team internazionale di ricercatori ha annunciato che aver scoperto i fossili di una nuova specie umana vissuta 2-3.000.000 anni fa: l’homo Naledi
  • A Marzo 2016, uno studio apparso sul Journal of Applied Science ha riportato la notizia secondo cui 29,000 anni fa unicorni e gli esseri umani condividevano lo stesso habitat
  • Gli scienziati hanno lanciato l’allarme che calotta di ghiaccio dell’Antartide occidentale potrebbe sciogliersi più velocemente di quanto teorizzato fino a quel momento
  • Con la conferenza sul clima di Parigi, di dicembre 2015, abbiamo imparato che gli esseri umani possono cooperare sui cambiamenti climatici.
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