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Unicredit, Intesa Sanpaolo, Monte dei Paschi e la fantastica virata di Luigi Zingales sul fondo Atlante

Luigi Zingales

Ha ragione Giuseppe Guzzetti o il Corriere della Sera? Su come il fondo Atlante agirà sulle sofferenze bancarie, piazzandole dopo averle cartolarizzate, fino a stamattina circolava qualche differenza interpretativa.

La tesi esposta da Guzzetti, numero uno di Cariplo e presidente dell’Acri, è stata la seguente nei giorni scorsi: con il fondo Atlante “è finita la cuccagna” da parte degli speculatori “di portare via le nostre sofferenze al 18-20%” e così “fare l’affare del secolo”, ha detto Guzzetti. Quindi le valutazioni di mercato delle sofferenze bancarie – frutto anche del diktat di Bruxelles nel caso delle 4 banche in dissesto e spacchettate – non sarebbero state seguite dal fondo Atlante costituito da istituti privati (in primis Unicredit e Intesa), auspicato da governo e Banca d’Italia, e partecipato anche dalla Cassa depositi e prestiti (all’80% di proprietà del ministero dell’Economia). Ovvero una operazione che anni fa sarebbe stata bollata come “sistemica”, dunque concertata, ovvero dirigista, se non statalista, dagli editorialisti chic e choc custodi dei dogmi del liberismo doc.

Eppure proprio ieri nelle pieghe del Corriere della Sera, sempre a proposito del fondo Atlante, si leggeva che “ci si aspetta un profondo confronto con il mercato e le sue regole”.

Quindi operazione e operatività di mercato?

A chiarire idee e a fugare i dubbi è giunto uno che ha le idee chiare, anzi chiarissime (anche se sovente le cambia, come si può approfondire in questo articolo di archivio): Luigi Zingales, l’economista turbo liberista che oggi sul Sole 24 Ore spiega (e apprezza) “le ragioni del fondo Atlante”.

Il peccato originale in materia di sofferenze delle banche italiane secondo Zingales? Eccolo: “A novembre, nel fallimento delle 4 banche regionali, il valore dei loro npl è stato fissato a 17,5 centesimi per ogni euro di valore nominale, un prezzo che sembra eccessivamente basso”. “Se applicato a tutto il sistema bancario – ha aggiunto l’editorialista del Sole – questa valutazione avrebbe effetti molto negativi sul capitale di vigilanza di tutte le principali banche”. Dunque, secondo Zingales, “il fondo Atlante evita che queste valutazioni diventino di mercato”. E ancora, sempre più papale papale: “Unicredit e Intesa non dovranno aggiustare continuamente al valore di mercato la loro partecipazione”. Morale: valore di mercato?, pussa via. Ben detto dal mercatista Zingales.

E a garantire, a sorvegliare e operare affinché queste derive mercatistiche possano (ingiustamente) squassare il sistema bancario, ci penserà un altro mercatista, l’economista Alessandro Penati, che in qualità di presidente di Quaestio sgr (il vero braccio operativo del fondo “sistemico” come descritto in questo articolo) sarà anche il presidente del fondo Atlante.

Quindi l’interpretazione autentica dei fini di Atlante sulle sofferenze (oltre al ruolo di garanzia negli aumenti di capitale di Popolare di Vicenza e di Veneto Banca, al momento) era quella di Guzzetti. D’altronde la fondazione Cariplo presieduta da Guzzetti è il principale azionista con il 38% di Quaestio Capital S.A. con sede in Lussemburgo.

Benissimo. Tutto ok. Operazione sistemica meravigliosa, come già sottolineato da Formiche.net. D’ora in poi, però, i cantori del liberismo si rivolgano per alcuni consigli a Penati e Zingales prima di sbertucciare operazioni sistemiche e dirigiste o anti mercato che dir si voglia.

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