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Che cosa succederà al contratto dei metalmeccanici

Ilva, rocco palombella, metalmeccanici

Solo nell’ultima decade di maggio saremo in condizione di valutare se il contratto dei metalmeccanici si farà, o meno. Il negoziato è proseguito in sede tecnica il 10 ed 11 maggio. Continuerà allo stesso modo nella sede di Federmeccanica il 16 e il 17 maggio. La prossima settimana ci incontreremo in delegazioni ristrette in Confindustria per valutare il da farsi. Gli incontri tecnici servono ad affrontare temi già discussi come il welfare contrattuale, la formazione professionale, il sistema degli orari, la partecipazione e le relazioni industriali. Occorre valutare congiuntamente i testi scritti che sono già in possesso di ambo le parti. Il 25 maggio invece, sempre in sede tecnica, proseguirà il lavoro dell’apposita commissione incaricata di esaminare la questione della revisione dell’inquadramento professionale. Ma il nodo della trattativa, ripresa dopo il riuscito sciopero dei metalmeccanici (tenuto il 20 aprile a livello nazionale per quattro ore del primo turno di lavoro)rimane quello del salario.

Occorre sciogliere quel nodo che è stretto su un doppio intreccio:  sul rapporto tra contrattazione nazionale e contrattazione decentrata; e sul  rapporto fra contratto nazionale e crescita del potere d’acquisto delle retribuzioni. Continuiamo a registrare la volontà di Federmeccanica ed Assistal di non voler concedere incrementi che non siano legati ad aumenti di produttività restringendo l’adeguamento all’inflazione in busta paga solo ai quei lavoratori al di sotto di un salario minimo. La controparte, nell’incontro tenuto in Confindustria lo scorso 6 maggio, si è mostrata disponibile a ragionare su un’introduzione graduale, nel triennio di vigenza, del nuovo impianto contrattuale e del nuovo equilibrio tra contratto nazionale e quello aziendale. Non siamo d’accordo, perché rimaniamo fermamente convinti che un incremento salariale debba essere per tutti i lavoratori e non per una parte limitata della platea dei  lavoratori metalmeccanici. Insomma, al momento non esiste alcuna apertura concreta sugli aumenti salariali.

E’ stato positivo che si sia ricominciato  a discutere, ma Federmeccanica, ribadiamo, ha proposto solo di differire nel triennio gli aumenti riservati ai lavoratori al di sotto del minimo salariale. Quindi, ci hanno di fatto proposto la medesima soluzione contrattuale:aumenti solo per il 5% dei lavoratori e per gli altri aumenti con il contratto aziendale. E’ ormai indifferibile portare a casa un obiettivo comune,ma dato che i tempi sono maturi per fare il contratto, è necessario che i passi siano compiuti attraverso un negoziato di merito che sciolga proprio il nodo principale del salario. Lo stiamo ripetendo da tempo che ci vogliono aumenti per tutti i lavoratori erogati dal primo livello del contratto nazionale.

E’ inaccettabile la proposta di aumenti rivolti solo a chi si trova sotto il livello retributivo, definito “minimo di garanzia” dagli imprenditori metalmeccanici. Il potere d’acquisto dei salari va tutelato, per esempio,  con parametri di garanzia di rilancio dei consumi, considerando che riguarderebbe una platea composta da più di un milione e seicentomila addetti, un numero di lavoratori che spenderebbe quei soldi in più ricevuti incrementando i consumi e favorendo la ripresa economica dell’intero Paese. In apertura abbiamo sottolineato come sia bene comprendere entro il mese in corso la questione del tempo utile per dare un epilogo positivo al contratto, dato che un’ulteriore rallentamento del negoziato rischierebbe di acuire il conflitto tra noi e Federmeccanica-Assistal, dopo il primo sciopero già svolto. In questo senso bisogna evitare ogni “strappo”, ma anche equivoci, o confusioni. Il modello deve continuare ad essere chiaro e trasparente come è stato fino ai precedenti rinnovi contrattuali. Il contratto nazionale per difendere le retribuzioni dall’inflazione e distribuire comunque salario aggiuntivo. Il contratto di secondo livello, che per ora si pratica solo in una parte delle aziende del nostro settore, dovrà essere invece incentivato. In linea di massima sui temi del Welfare aziendale, della formazione e degli orari siamo d’accordo con la controparte, perché si è ispirata alle nostre linee guida sui temi in questione. Ma tutta questa parte, anche se importante, fa da corollario a quella fondamentale del salario. Se non aumentano le retribuzioni col primo livello di contrattazione, il contratto non si può fare.

Ecco l’importanza di un corpo intermedio, come quello rappresentato dal sindacato,serve proprio a questo: a tutelare i lavoratori in momenti difficile della loro vita professionale in un sistema produttivo che fatica. Il sindacato è utile e deve continuare ad esserci, come dimostra questa difficile vicenda contrattuale. Lo ho detto a Firenze domenica scorsa: siamo fiduciosi a questo proposito che entro maggio possa esserci una svolta dal punto di vista dell’esito negoziale. Ma per esserlo continueremo a sostenere che il sistema contrattuale italiano mantiene un impianto moderno, anche se negli anni ha avuto una serie di modifiche necessarie per adeguarlo  alle esigenze dei lavoratori. Demolire quel sistema significa mettere in discussione un grande pezzo di partecipazione e, soprattutto, mettere a rischio gli aumenti salariali minimi dei lavoratori. Non lo permetteremo!

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