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Papa Ratzinger raccontato da monsignor Georg Gänswein

“Rivoluzionario, conforme, secolarizzato, collegiale. Più umano e meno papale. Oppure un demitizzatore del papato”. Sono solo alcune delle descrizioni conferite in questi anni alla figura di Joseph Ratzinger, ha detto il prefetto della Casa Pontificia monsignor Georg Gänswein durante la presentazione del libro di Roberto Regoli “Oltre la Chiesa. Il pontificato di Benedetto XVI”, che si è svolta nell’aula magna della Pontifica Università Gregoriana e dove è intervenuto anche lo storico e fondatore della Comunità di Sant’Egidio Andrea Riccardi.

(CHI C’ERA CON GEORG GÄNSWEIN ALLA PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI REGOLI SU RATZINGER. FOTO PIZZI)

LA FIGURA UMANA DI BENEDETTO XVI

La chiave e il vero carattere del pontificato di Benedetto sembrano però risiedere, più che nel “discorso pubblico su cui ci si è basati fino ad ora e in scandali come Vatileaks”, come Regoli sottolinea e approfondisce nel suo libro, nel contesto storico internazionale, sociale e politico. E quindi nella personale figura umana di Joseph Ratzinger. “Prima l’uomo Papa si confondeva e nascondeva nel suo pontificato, e il Noi maiestatis ne copriva il carattere”, ha detto Andrea Riccardi. “Con Wojtyla l’Io entra nel pontificato, e così oggi parliamo del carattere di Ratzinger, un uomo di grande bontà, riservatezza, gentilezza. È il primo Papa giudicato con il metro degli uomini, che si è totalmente trasformato nel contatto con la gente, diventando aperto e paterno. Il che ci dice qualcosa del senso di responsabilità e dovere”. Per Riccardi le dimissioni di Benedetto XVI “ne illuminano la forza, nell’accettazione dell’egemonia del giudizio di tutti, e soprattutto mostrano la sua umiltà. Ci troviamo infatti di fronte a una persona mite, intelligente, riflessiva, umile. Strano in un tempo in cui le idee e la profondità della Chiesa contano poco”.

LA DIMENSIONE LIQUIDA E GLOBALE DEL SECOLARISMO

“Giovanni Paolo II aveva la stessa idea di secolarismo di Benedetto XVI ma conquistava con il suo carisma”, ha continuato Riccardi. “Questa via secolarizzata è la direzione presa da Francesco, che lo ha inserito nel mondo liquido e globale”. Il punto è che “la cultura non muove mondi, non entra nelle dimensioni globali del secolarismo. Vangelo e carisma sono il contrario del concetto tradizionale di secolarismo”. Ciò nonostante Ratzinger “è un uomo profondamente gentile: come si può dire che era un carabiniere della Chiesa? Se c’è un ordine che Ratzinger persegue è il piano teologico e spirituale. Il suo metodo è persuasivo, non imperativo”. Il concetto conciliare infatti è che “la Chiesa non deve essere conservatrice ma missionaria, e la continuità si fa anche attraverso taluni cambiamenti”. Se poi, ha chiesto Riccardi, “oggi il Papa deve essere carismatico”, il giudizio diventa più complesso: “Benedetto ha percorso la via della mitezza, della fede, dell’intelligenza. La storia avrà il compito di ripercorrere la sua figura”.

(CHI C’ERA CON GEORG GÄNSWEIN ALLA PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI REGOLI SU RATZINGER. FOTO PIZZI)

BENEDETTO HA «ARRICCHITO LA COOPERAZIONE DELLA VERITÀ FACENDO UN PASSO DI LATO»

Ripercorrendo i momenti delle dimissioni, Mons. Genwein ha affermato che “Benedetto non è stato un Papa attore né automa. Fu un uomo con le sue contraddizioni, e così è rimasto fino ad oggi2. Se è vero che “i libri su Gesù di Nazareth sono forse considerati come il suo lascito più importante”, c’è da dire che “l’11 febbraio 2013 Benedetto ha introdotto la nuova istituzione del Papa emerito, la cui parola chiave è munus petrinum, ministero petrino”. Benedetto così “ha inteso il suo compito come partecipazione, integrando il ministero con una dimensione collegiale di cooperatores veritatis, che è un plurale: come nella terza lettera di Giovanni, noi dobbiamo accogliere le persone per diventare cooperatori della verità”. Per questo Ratzinger “ha arricchito la centralità nella preghiera facendo un passo di lato: con un atto di straordinaria audacia ha rinnovato questo ufficio e lo ha potenziato”, ha commentato l prefetto della Casa Pontificia.

LA DIFFICOLTÀ NEL DESCRIVERE UN PONTIFICATO “COSÌ PRESENTE”

Emerge tuttavia il fatto che è grande la difficoltà per uno storico nel descrivere un pontificato, ancor più se il soggetto in questione, come ha sottolineato l’autore Regoli, è “così presente oltre che recente”. Ma Ratzinger “ha aperto la porta a una nuova fase per una svolta che solo cinque anni fa non immaginavamo”, ha ricordato Mons. Gänswein: “Svolta che nella storia bimillenaria della Chiesa non ha avuto precedenti. Lo spirito di Ratzinger ha già segnato in modo definitivo il lungo pontificato di san Giovanni Paolo II, e molti percepiscono questa attuale situazione come uno stato di eccezione voluto. Ma solo ex post si può giudicare un Papa”. A maggior ragione perché, come ha detto Riccardi, “la storia dei papi si fa senza le carte degli archivi”, il cui ritardo nell’apertura “è una semplificazione per gli storici e un danno per il Vaticano”. Mentre “il libro ci porta a riflettere su di una transizione decisiva della Chiesa nel nostro secolo”. Ha sostenuto pertanto Riccardi: “Qualcosa è successo. La storia si è fatta molto più prossima grazie a Benedetto XVI, che con le dimissioni ha ribaltato l’idea dei giornali internazionali di crisi della Chiesa. Ma la vera domanda oggi è: come e chi realizza l’idea di Benedetto XVI?”.

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