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Quando la fisica incontra la medicina, e a giovarne è la salute

Fisica medica, questa sconosciuta. Una disciplina tanto importante quanto ancora oscura ed enigmatica, almeno per la maggior parte dei non addetti ai lavori (e non solo). È emerso anche questo durante la conferenza stampa, svoltasi al Cnr, indetta dall’Associazione italiana di fisica medica (Aifm) con lo scopo di fare luce sulla disciplina e soprattutto sui risultati presentati durante il nono congresso dell’associazione, svoltosi a febbraio a Perugia.

Seppur prevista dall’Ordinamento del servizio sanitario nazionale, la fisica medica, o sanitaria che dir si voglia, non gode di un’elevata diffusione, soprattutto in Italia centromeridionale. Negli ospedali i fisici medici continuano a scarseggiare nonostante l’Aifm sia tra le più attive a livello europeo, con oltre mille soci.

Ma di cosa si occupa precisamente un fisico medico? “È una figura professionale che applica i principi e le metodologie della fisica alla medicina, al fine di assicurare la qualità delle prestazioni erogate e la prevenzione dei rischi per i pazienti e gli operatori”, spiega Michele Stasi, neopresidente dell’Aifm, che aggiunge: “Soprattutto nella diagnosi e nella cura di tumori, dove il progresso scientifico e tecnologico è stato enorme, questa disciplina assume una rilevanza fondamentale”.

Maggiore è l’utilizzo di nuove tecnologie, però, maggiore è il rischio che se ne abusi. “Negli ultimi 25 anni l’esposizione individuale dei pazienti alle radiazioni ionizzanti è raddoppiata. In passato oltre l’85% delle dosi proveniva da fonti naturali come il sole, e solo il 15% da fonti mediche. Adesso sono entrambe al 50% a causa dell’aumento di esami che utilizzano radiazioni ionizzanti”, continua Stasi. “Per questo la comunità europea ha pubblicato una Direttiva sulla radioprotezione – che l’Italia dovrà adottare entro il 2018 – al fine di valutare il rischio legato alle quantità di radiazioni sottoposte ai pazienti, soprattutto ai bambini”.

Il congresso ha avuto un grande seguito. “Oltre 600 i partecipanti e più di 500 i lavori presentati. Abbiamo inoltre assegnato un premio ai 6 migliori studi under 35”, afferma Gianni Gobbi, presidente del congresso.

Fisica, medicina ed innovazione i punti cardine dell’evento, come evidenziato dal motto ‘fare ed innovare’. “La fisica applicata alla medicina costituisce un potente motore per l’innovazione del mondo sanitario: ne è prova la lunga lista di Nobel per la medicina assegnati ai fisici. Tra i più recenti quelli per l’invenzione della Tac e della risonanza magnetica, strumenti che hanno rivoluzionato la diagnostica per immagini, spiega Cesare Gori, presidente del Comitato scientifico, che aggiunge “Grazie alla qualità della diagnostica, i chirurghi possono operare sul paziente con tempi e precisione maggiori. Soprattutto per quanto concerne la diagnostica, poi, la fisica è coadiuvata anche da un’altra disciplina. “Grazie anche al lavoro della metrologia, ossia la scienza delle misure, riusciamo anche a quantificare gli effetti delle radiazioni e verificare possibili danni”, aggiunge Oriano Bottauscio dell’Istituto nazionale per la ricerca metrologica (Inrim).

L’ambito di lavoro di un fisico medico, però, non si limita alle sole radiazioni. “I panorami di intervento sono sempre più estesi: dai campi elettromagnetici usati nelle indagini di risonanza magnetica alle applicazioni mediche dei laser, all’introduzione nella pratica clinica delle proprietà delle nanoparticelle”, conlcude Gori.

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