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Cosa insegna la vicenda Panama Papers

Di Arrigo Roveda

L’umana curiosità porta a leggere le vicende di “Panama Papers” cercando i nomi di coloro che hanno cercato una fuga dal fisco del loro Paese o di rimettere in circuito i proventi generati da attività illecite. Il rischio è che questa curiosità faccia trascurare alcune riflessioni che questa storia impone anche alla luce di scelte che sono sul tavolo dei legislatori italiani ed europei.

Abbiamo imparato in questi giorni che a Panama si può costituire una società in un giorno e che la costituzione costa circa 3.000,00 euro. E’ una notizia questa che non colpisce particolarmente. Anche in Italia una società si costituisce in un giorno e si riesce anche a risparmiare qualche centinaia di euro nonostante il fisco abbia pretese scoraggianti per i nuovi imprenditori.

Abbiamo però anche imparato che per costituire una società panamense è sufficiente rivolgersi ad un avvocato e sottoscrivere un documento privo di qualsiasi carattere pubblico. Magicamente l’identità di coloro che hanno costituito la società scompare e l’anonimato viene garantito. Nasce così una “shell company”, cioè una di quelle società attraverso le quali, secondo, uno studio del 2014 dell’International Consortium of Investigative Journalists, passano ogni anno da 1 a 1,6 trilioni di dollari generati da crimini finanziari.

Gli avvocati di Panama si chiamano fuori da ogni responsabilità: “Noi siamo come una fabbrica di coltelli non siamo responsabili di come vengono usati», si è giustificato l’avvocato Fonseca, uno dei più famosi avvocati di Panama, specializzato nella costituzione di “shell company”.

Verrebbe da dire, senza esitazioni, “teniamoci stretto il nostro sistema”. Altrettanto rapido, meno costoso, ma con eccellenti garanzie di controllo e trasparenza. Presidiato da un notaio che identifica coloro che costituiscono le società, indaga su chi sia il titolare effettivo del rapporto, vigila sulla legittimità degli statuti, segnala eventuali operazioni sospette sotto il profilo del riciclaggio. Verificato con un pubblico registro che consente in ogni momento di sapere chi siano i soci della società, chi gli amministratori e i revisori, quali siano i bilanci di esercizio.

Eppure a qualcuno questa sicurezza e questa trasparenza non piacciono. Anche in Europa si vogliono far produrre coltelli senza controllarne l’uso. A Bruxelles si sta lavorando all’introduzione di una Società anonima unipersonale (Societas Unius Personae, SUP) che, nelle intenzioni dovrebbe agevolare la costituzione di nuove società, ma che in realtà abbassa gli standard di sicurezza e trasparenza, favorendo gli abusi e quindi una deriva “panamense”.

Per la costituzione di una Sup, è sufficiente un Euro di capitale. La società unipersonale può essere costituita su Internet con pochi click, senza una verifica dell’identità. Sembra la pubblicità dell’avvocato Fonseca. Contro la SUP si stanno battendo Germania, Austria, Belgio, Spagna e Svezia, mentre il governo Italiano, ed in particolare il MISE fino a pochi giorni fa guidato dal ministro Guidi, non sembrano aver compreso i rischi dello strumento.

Del resto proprio il Mise è stato promotore di due provvedimenti, uno già in vigore e l’altro ancora in discussione, che (pur senza arrivare ad una vera e propria società anonima) allentano pericolosamente i controlli sulle costituzioni di società. Già oggi è possibile costituire una start up innovativa e domani potrebbe essere possibile costituire una società a responsabilità limitata semplificata con una semplice scrittura privata senza il controllo forte notarile. Sembra questo un assist a chi vuol abusare degli strumenti societari ed alla criminalità organizzata.

Secondo il Procuratore Nazionale Antimafia Roberti una semplificazione di questo genere “azzera le maglie dei sistemi di controllo e apre un varco formidabile per l’ingresso delle organizzazioni mafiose negli appalti”. Per la senatrice Lucrezia Ricchiuti, membro della Commissione Parlamentare Antimafia, invece, “l’apertura alle liberalizzazioni non può prescindere da un sistema di controllo robusto rispetto ai rischi di infiltrazione criminale nel tessuto economico e imprenditoriale del Paese”.

La triste vicenda dei Panama Papers sembra arrivata con provvidenziale tempestività per imporre ai legislatori europeo ed italiano una pausa di riflessione.

Una modesta semplificazione nella costituzione di società, di cui nessuno avverte il bisogno, non può andare a scapito di trasparenza e controllo. L’economia europea, e soprattutto quella italiana, non possono permettersi neppure sporadici abusi dello strumento societario, generatori di evasione fiscale e facilitatori di riciclaggio. Né l’ipocrisia di chi insegue i capitali nascosti nelle shell company dei paradisi fiscali e regala l’anonimato per le società di diritto interno.

 Arrigo Roveda, Presidente del Consiglio Notarile di Milano

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