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Brexit, cosa succederà a monete, bond e azioni

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Una stella in meno sulla bandiera della Ue. E la possibile deriva populista nazionalista in tutto il Continente. L’uscita della Gran Bertagna ha lasciato di stucco i mercati (che nella notte avevano premiato sterlina e Borsa puntando chiaramente sul Remain) e commentatori la maggior parte dei quali avevano ipotizzato gli effetti di un Leave ma in chiave puramente teorica. A questa fuoriuscita, fino a un minuto prima che avvenisse, non credeva nessuno. E oggi tutti a commentare sul domani.

Gli effetti immediati sono sotto gli occhi di tutti. “La reazione principale – scriveva prima dell’apertura dei mercati Eric Lornegan, Multi-asset Fund Manager, M&G Investments – è stata sulla sterlina, che è crollata del 10% rispetto al dollaro. C’è stata una comprensibile corsa ai ‘porti sicuri’ tra cui lo Yen e il Franco svizzero”. Secondo il gestore la questione, almeno nelle prime battute “è principalmente inglese ed europea: i rendimenti sul Treasury USA a 10 anni sono caduti di 25 punti base, in modo simile ai movimenti che abbiamo visto a febbraio – una caduta, ma non drammatica”.

VALANGA STERLINA

L’impatto sulla sterlina sarà invece duraturo, secondo Paul Lambert, Head of Currency, Insight Investment (BNY Mellon): “Nel breve periodo, ci aspettiamo che la valuta inglese sconti il pesdelle relazioni meno favorevoli con alcuni dei più importanti partner commerciali della Gran Bretagna. In aggiunta, anche nel più lungo periodo, la sterlina risentirà di un probabile shock negativo per la crescita del Paese, poiché le imprese e i consumatori rimanderanno le intenzioni di spesa o investimento finché non ci sarà maggior chiarezza sui termini dell’uscita dall’Ue. Complessivamente, in questo scenario, ci aspettiamo che la sterlina si indebolisca significativamente nel lungo termine”.
Era quello che in effetti si prevedeva. “Il dollaro Usa – spiega Matteo Paganini, chief analyst, Fxcm Italia – è andato a ricoprire il ruolo di valuta rifugio contro tutte le altre valute tranne che contro lo yen giapponese, in grado di salire contro il biglietto verde in quanto le reazioni di risk off hanno condotto a flussi di capitale in protezione su yen, dollaro e parzialmente franco svizzero. Stimavamo una potenziale svalutazione della sterlina contro dollaro del 15% a causa di un effetto combinato di vendita di pound/acquisti di dollaro e la strada percorsa è stata del 12%, con il compimento di minimi assoluti”. Ora gli occhi sono puntati su “possibili interventi concertati da parte delle banche centrali che potrebbero decidere di fornire liquidità ai mercati nel caso in cui dovessero accadere degli shock durante le prossime giornate, quando il mercato comincerà a digerire una decisione che probabilmente potrebbe condurre la Bank of England a non essere più una follower della Federal Reserve”.

CROLLO POST RALLY

Non dimentichiamo che nella notte molte delle asset class che oggi crollano avevano avuto un forte rally. Chi avrà la peggio nei prossimi giorni? “I cali maggiori – scrive Stefan Kreuzkamp, Chief Investment Officer di Deutsche AM – sono attesi in Uk e nei mercati europei. I paesi con stretti legami economici con il Regno Unito, come l’Irlanda, sono particolarmente vulnerabili”.

Il REDDITO FISSO: PERIFERICI A PICCO

Non solo le Borse sono andate in tilt. Anche sul mercato obbligazionario la situazione è di fibrillazione. “In mattinata – afferma Jim Leaviss, Head of Retail Fixed Interest at M&G – abbiamo assistito a importanti movimenti negli asset a reddito fisso, poiché i mercati finanziari avevano per gran parte scontato un risultato ‘Remain’, in linea con gli ultimi sondaggi e opinioni pervenute e, in particolare, in linea con il settore delle scommesse che aveva fortemente puntato su questo risultato. Il Bund a 10 anni si è mosso rapidamente sotto lo zero – scambiando ora a un nuovo record di meno 15 punti base. Questo segue il sell-off di ieri nei titoli di Stato in anticipazione di un risultato su Remain”. Il Leave ora potrebbe portare a un declassamento del rating, “ma i mercati – rileva Leaviss – non hanno generalmente punito i declassamenti dei titoli di Stato con i rating superiori (ad esempio gli Stati Uniti quando hanno perso la tripla A): non ci sono rilevanti rischi di default per una nazione che può stampare la propria moneta”. I ‘perdenti’ nei mercati obbligazionari saranno gli asset obbligazionari più rischiosi. “Poiché aumentano le preoccupazioni di una rottura dell’Unione Europea, i titoli di Stato di Italia e altri Paesi dell’Europa periferica non stanno performando bene. I titoli di Stato italiani e spagnoli sono aumentati di 30 punti base questa mattina. Gli spread delle obbligazioni del settore finanziario dei Paesi periferici si sono anch’essi ampliati di 60 punti base per quanto riguarda il credito senior, mentre i subordinati oltre i 130 punti base. Le banche in generale, anche quelle delle nazioni ‘core’ stanno soffrendo rispetto ai corporate bond di altri settori. Il debito bancario senior è di 50 punti base più ampio e i subordinati di 100 punti base più ampio. È poi tornato sui suoi passi e ora è ‘solo’ più ampio di 80 punti base”.

L’impatto sarà invece positivo sui Gilt nel breve periodo. Così la pensa Howard Cunningham, Fixed Income Portfolio Manager, Newton Investment Management (BNY Mellon): “per via del rallentamento dell’attività economica e perché la prospettiva di un rialzo dei tassi d’interesse sarà posticipata ulteriormente a un futuro da destinarsi – spiega – La curva dei Gilt potrebbe irripidirsi poiché gli investitori esigeranno una maggior compensazione per le incertezze di lungo periodo, ma non è detto che i rendimenti totali si attestino necessariamente a livelli più alti. Per quanto gli investitori possano avere una visione negativa sull’esito del referendum e vogliano vendere gli attivi in sterline, dubitiamo che i Gilt siano i primi titoli di cui si libereranno. I corporate bond in sterline si trovano ad affrontare sfide maggiori e una più grande incertezza, che potrebbero in ultima analisi determinare un maggior premio sul rischio, vale a dire un aumento degli spread sul credito (soprattutto per gli emittenti con sede in Gran Bretagna)”. Ma possono offrire, di contro, “rendimenti attraenti rispetto a quelli dei titoli denominati in euro, che sono già a livelli molto bassi e potrebbero scendere ulteriormente quando la BCE inizierà ad acquistare i corporate bond alla fine del trimestre”.

VOLATILITÀ CHE FA DA PADRONA NEL MONDO

Cosa succederà nei prossimi giorni? “Prevarrà lo choc di volatilità- scrivono Jan Straatman, Global Chief Investment Officer e Salman Ahmed, Chief Investment Strategist
Lombard Odier Investment Managers – con il sentiment e l’incertezza generalizzata che prenderanno il sopravvento sui fondamentali. Ci aspettiamo che le principali banche centrali intervengano con misure dirette di allentamento o, quanto meno, fornendo liquidità. Per la BCE l’ampliamento dell’attuale programma di QE è ormai un dato di fatto e nemmeno gli USA saranno immuni. Il potenziale impatto sull’economia statunitense metterà in dubbio la certezza di un aumento dei tassi d’interesse a luglio, e anche per il resto del 2016. Prendendo a riferimento il 2008, ci aspettiamo l’uso delle linee di swap per attenuare le pressioni di finanziamento su valute incrociate, e l’iniezione di liquidità per evitare qualsiasi possibilità di ritiro di massa di fondi dal settore bancario”.

Per la Bank of England, la situazione è molto difficile. “I forti squilibri macroeconomici dell’economia britannica – i deficit gemelli – spiegano gli esperti di Lombard Odier – continueranno a esprimersi sotto forma di continua pressione sulla sterlina. Per proteggere la valuta e il paese da una crisi di bilancia dei pagamenti, pensiamo che proseguire con un programma di QE non sia la giusta risposta. La recessione è una quasi certezza e ci aspettiamo che l’inflazione cresca fortemente sulla scorta della valuta più debole”.

CRESCITA A RISCHIO

Ora anche la crescita della Uk è a rischio, nel breve termine. “L’impatto di breve termine . afferma Paul Hatfield, Chief Investment Officer, Alcentra – sarà negativo per l’economia britannica, poiché l’incertezza spingerà a rimandare le decisioni di investimento e ridurrà la spesa su tutti i fronti. Nel più lungo periodo, è comunque possibile che la Gran Bretagna riesca a negoziare un buon accordo con l’Ue, ma non è chiaro come o su quale base. Alcuni Paesi europei potrebbero rendere la vita difficile all’Inghilterra, anche per scoraggiare altri Stati membri dal seguire la stessa strada”. Intanto, secondo chi vede Londra dal suo interno “la situazione si sta stabilizzando già dopo poche ore dal voto: “le convulsioni iniziali erano dovute all’incertezza – sostiene James Athey, fund manager Aberdeen Asset Management – dall’apertura delle Borse molti mercati si sono stabilizzati o si sono addirittura leggermente ripresi – compresa la sterlina che è rimbalzata circa del 5% rispetto al crollo iniziale dell’11%. Ironicamente l’incertezza che seguirà ora potrebbe portare il prezzo di alcuni asset al rialzo semplicemente perché gli investitori non riceveranno molti aggiornamenti o un maggiore chiarezza su dove ci troviamo. E proprio ora il rapporto del Regno Unito con la UE è invariato. Questa situazione potrebbe durare per mesi se non anni. Ecco perché la Bank of England ha agito con mano ferma nervosa e la Fed dovrebbe fare lo stesso mentre i mercati ritrovano la fiducia”.

NON È UN MOMENTO LEHMAN

Che non sia un momento Lehman è la convinzione è di Neuberger Berman che fa parlare il suo presidente e chief investment officiar Joe Amato, Erik Knutzen, chief investment officer della Multi Asset Class e Brad Tank, chief investment officer del Fixed Income, secondo cui “i fondamentali dell’economia globale rimangono stabili, anche se deboli”. Non ci sono rischi per l’economia globale, secondo Maria Paola Toschi, global market strategist di Jp Morgan Funds, che ritiene la reazione fortemente negativa “ampiamente scontata ed emotiva, anche se evidenzia la preoccupazione legata a uno scenario in molti casi imprevedibile. Gli effetti pratici di breve termine sono limitati, tutto dai giocherà su tempi molto lunghi e con effetti diluiti su economia e mercati”.

COME INVESTIRE?

Ma oggi, come conviene muoversi per salvare i portafogli? Una risposta la dà Anima che, nelle scorse settimane ha “adottato un posizionamento tattico prudente, nel rispetto dei limiti di ciascun fondo, e implementato alcune strategie di riduzione e copertura, per limitare l’impatto della Brexit, che noi come la maggioranza degli osservatori giudichiamo negativa, sia per i mercati finanziari che per le economie britannica ed europea. È importante sottolineare che tale scelta è derivata da una attenta valutazione dei rischi e delle opportunità derivanti dai due scenari (Brexit o Bremain) e non da una nostra scommessa sulla vittoria dello specifico scenario che poi si è concretizzato. Anche se ci attendiamo un impatto di breve nel complesso negativo della Brexit sulle principali asset class “rischiose”, riteniamo che, per l’investitore finale, intervenire ora sui portafogli con una revisione drastica sia una scelta azzardata”. Le decisioni di investimento prese in momenti di alta tensione e volatilità raramente si rivelano scelte corrette nel lungo termine. “Diversificare sia su diverse asset class e mercati, sia nel tempo (dividendo l’investimento in più momenti), e scegliere almeno in parte prodotti finanziari che permettono una gestione flessibile dei rischi, restano princìpi validi in particolare nelle situazioni di mercato come quella odierna”.

COSA SUCCEDE NEGLI USA

“Stiamo seguendo attentamente i mercati – dice invece Steven Andrew, manager dell’M&G Income Allocation Fundper vedere se si creano opportunità d’acquisto in aree su cui i sell-off siano eccessivi, lontani dall’epicentro degli eventi, questo se riterremo che i mercati stiano adottando il pensiero che si tratti di una notizia negativa per qualsiasi cosa a livello globale. D’altro canto, ridurremmo probabilmente quelle holding su asset che stanno avendo dei rally a livelli ingiustificati, come obbligazioni ‘rifugio’. I rendimenti dei Treasuries USA sono crollati in modo massiccio, ma cosa li influenzerà di più nel lungo periodo, la Brexit o la politica della Fed? E la politica della Fed sarà influenzata più dalla Brexit o dai dati sull’economia USA, come il tasso di occupazione coerente con l’espansione economica?”
Infine, non sottovalutare la possibilità che dalla turbolenza finanziaria nascano opportunità di investimento. Lo scrivono Philippe Ithurbide, Global Head of Research, Strategy and Analysis e di Didier Borowski, Head of Macroeconomics di Amundi: “i rendimenti dei titoli di Stato più sicuri (Germania, Stati Uniti) si stanno già contraendo e l’oro sta guadagnando terreno (flight to quality)”.

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