Tutte le sciocchezze sentite sulla Brexit

Il netto prevalere del voto, a favore della Brexit, nel referendum (consultivo) del 23 giugno ha provocato un cataclisma sui mercati finanziari. Piazza Affari ha perso più del 12%. Ciò significa che l’ammontare del risparmio volatilizzato in poche ore fa impallidire, per le sue dimensioni, la vicenda di Banca Etruria (e consorelle) che tanto scalpore ha sollevato. Il sistema delle imprese lamenta almeno un miliardo di perdite già dal prossimo anno, mentre tanti nostri connazionali che lavorano in quel Paese si trovano ad essere stranieri in quella che prima poteva essere considerata una vera e propria patria. Le banche italiane hanno preso un uppercut che le ha mandate al tappeto. E il sistema bancario non è la Spectre, ma il tessuto nervoso di un sistema produttivo. Peraltro c’è il rischio che la Brexit si trasformi in breve tempo in una disarticolazione del Regno Unito. In tutto questo sfacelo (siamo solo all’inizio) qualche sconsiderato, da noi,  si è messo a cantare vittoria.

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Abbiamo voluto sottolineare che il referendum aveva carattere consultivo. Un Governo ed un Parlamento responsabili hanno il diritto e il dovere di provvedere al benessere e alla sicurezza della nazione. Abbiano, allora, il coraggio di attribuire al voto un chiaro significato politico di cui tenere conto, senza trarne, però, delle conseguenze di carattere operativo e giuridico. Poi la classe politica del Regno Unito si farà giudicare dagli elettori anche per questa decisione, alla prossima occasione.

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I buoni motivi per una decisione di rinvio della Brexit sono evidenti. Il Governo, sulla base dell’esito e della distribuzione del voto (omogenea a seconda delle differenti nazionalità) è in grado di sostenere che l’uscita potrebbe creare problemi per la stessa unità del Paese.

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Si lasci riposare in pace Winston Churchill. Il grade statista condusse la Gran Bretagna ad opporsi da sola alle vittoriose armate del Terzo Reich, proprio per impedire che il Vecchio Continente soccombesse ad una feroce dittatura. Non disse mai – lo ripetiamo – “Britannia First”.