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Ecco perché gli attentati a Istanbul sono il colpo di grazia per il turismo in Turchia

Il terrorismo torna a colpire il cuore della Turchia. Martedì sera un commando di uomini armati di pistole e kalashnikov ha fatto irruzione nell’area riservata ai voli internazionali dell’Ataturk International Airport di Istanbul prima sparando sulla folla e poi facendosi esplodere.

L’ANNUS HORRIBILIS DELLA TURCHIA

Trattasi dell’ennesimo episodio sanguinario che va ad aggiungersi ai ripetuti attacchi terroristici – di matrice interna (Pkk) ed esterna (Is) – che hanno segnato il calendario di un annus horribilis per la Turchia. Quello del 28 giugno è, infatti, il quinto attacco kamikaze in un anno. Gli attentati di Istanbul e Ankara hanno prodotto circa 200 morti e migliaia di feriti.

L’infografica pubblicata dal Washington Post riassume l’impressionante escalation di violenze degli ultimi mesi:

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IL CROLLO DEL TURISMO

Questo bilancio pesa in maniera determinante sul turismo dell’area, che non raggiungeva i minimi storici da 22 anni. A pagarne le spese è un settore fondamentale per la Turchia che, fino a due-tre anni fa produceva almeno 30 miliardi di euro l’anno. I dati ufficiali dell’Istituto turco di statistica non fanno altro che certificare il crollo. I connazionali che hanno scelto la nazione ponte tra l’Europa e l’Asia sono scesi da 640 a 467 mila nel 2015.

Ma i bilanci sui primi sei mesi di quest’anno sono ben peggiori, se li si guarda da una prospettiva internazionale:  meno 59% di russi e meno 40% di tedeschi hanno scelto la Turchia come destinazione per le proprie vacanze, seguono georgiani e britannici. Nel corso dei primi cinque mesi dell’anno i visitatori stranieri sono diminuiti del 23%. Nel mese di aprile, il numero di visitatori stranieri in Turchia si attestava a 1,75 milioni, con un calo di quasi il 30% rispetto allo stesso periodo del 2015, secondo gli ultimi dati forniti dal Ministero del Turismo turco. Le entrate hanno subito una perdita del 16,5%. Un colpo durissimo per un’industria che faceva della Turchia la quarta destinazione preferita in Europa e la sesta al mondo.

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CAOS TRA I VOLI INTERNAZIONALI

E se già dodici ore dopo l’attentato di martedì si è tornato a volare all’aeroporto di Ataturk, seguendo l’imperativo categorico di riportare tutto alla normalità in tempo record per dimostrare che il Paese non cede alla paura, ai turisti di tutto il mondo si raccomanda di esercitare massima cautela e di seguire scrupolosamente le indicazioni delle autorità locali, nonché di rivolgersi alla loro rispettiva compagnia aerea per verificare lo stato del proprio volo prima di recarsi in aeroporto.

Ma il caos nei cieli, è stato inevitabile. Nelle scorse ore diversi voli internazionali provenienti dalle principali città del mondo, tra cui Londra Heathrow, New York, Roma e Berlino, sono stati ritardati, mentre molti altri, provenienti da Londra Gatwick, Parigi, Amsterdam e Bruxelles, sono stati cancellati.

COLPIRE TURISTI E INTERESSI OCCIDENTALI

La paura per quello che sta accadendo nei territori di Ankara è tanta, soprattutto perché c’è la consapevolezza che il turismo rappresenta uno dei bersagli principali del terrorismo internazionale. «Gli attacchi sono indirizzati principalmente allo Stato turco e ai civili», si legge in una nota diffusa dal ministero degli Esteri britannico e riportata dal Telegraph.

«Tuttavia, è sempre più probabile che alcune azioni abbiano come bersaglio gli interessi e il flusso di turisti provenienti da paesi occidentali, in particolare nelle grandi città, come è avvenuto a Istanbul il 12 gennaio e il 19 marzo 2016. Fino ad oggi la maggior parte degli attacchi in Turchia hanno avuto luogo a sud e ad est del paese, ad Ankara e Istanbul. Vi è un elevato rischio di attacco terroristico contro l’industria aeronautica in Turchia», spiegano.

TRASPORTO AEREO E TURKISH AIRLINES TRA I PRINCIPALI BERSAGLI

A confermare quest’ultima ipotesi è Soner Cagaptay, direttore del programma di ricerca sulla Turchia al Washington Institute: «Con l’attentato all’aeroporto Atatürk viene colpito il trasporto aereo e soprattutto Turkish Airlines, simbolo della Turchia moderna del presidente Recep Tayyip Erdogan, che possiede una delle flotte più moderne al mondo». ha spiegato l’analista all’AFP. «L’aeroporto è l’hub di Turkish Airlines, la sola compagnia turca nota all’estero, e l’ hub dell’industria del turismo».

Del resto, l’aeroporto Istanbul-Atatürk è il principale della Turchia e il quinto più grande d’Europa con più di 61 milioni e 300 mila passeggeri in transito nel 2015. Un obiettivo altamente simbolico: lo scalo internazionale della città rappresenta geograficamente e culturalmente il trait d’union tra Europa e Asia.

IL SETTORE TURISTICO RIUSCIRÀ A RISOLLEVARSI?

Ci sono, insomma, speranze che il turismo turco possa risollevarsi? Al momento le previsioni non sono molto rosee. «È la frequenza degli eventi che rimane impressa nella mente delle persone» ha spiegato Alan Fyall, docente di marketing turistico presso la University of Central Florida all’International Business Times. «Quando gli attacchi si ripetono, la gente preferisce ritornare in posti dove è già stato ma che percepisce come maggiormente sicuri». Fyall spiega che finché eventi come quelli che stanno accadendo in Turchia continueranno a perpetrarsi, «l’impatto negativo sul turismo renderà difficile per il Paese riconquistare i viaggiatori».

«Si prevede che l’industria del turismo subirà una perdita di 12 miliardi di dollari nel 2016», rivela a Le Figaro Deniz Ünal, economista presso il Centre d’Etudes Prospectives et d’Informations Internationales (CEPII).

E a poco o nulla servirà ricorrere alle strategie di marketing più bizzarre, come quella di simulare l’ammaraggio di un aereo di linea, per incrementare le immersioni presso la costa del Mar Egeo, come è avvenuto una ventina di giorni fa nella località di Kusadasi.

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