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G7 e Onu fanno gongolare Gentiloni e Renzi

Il ruolo internazionale dell’Italia consoliderà la stabilità del governo Renzi. E’ la convinzione che si percepisce negli ambienti dell’esecutivo dopo che il nostro Paese nel 2017 avrà un seggio nel consiglio di sicurezza dell’Onu. Una vittoria a metà, secondo alcuni osservatori, visto che l’Italia nei prossimi due anni dividerà il seggio con l’Olanda (l’anno prossimo tocca all’Italia, l’anno successivo ai Paesi Bassi). Comunque un riconoscimento per il nostro Paese per un ruolo al quale da tempo l’Italia ambiva, secondo il governo e la Farnesina che ha lavorato per raggiungere l’obiettivo. Non solo: nel 2017 Roma avrà anche la presidenza del G7. Per questo le fibrillazioni interne al Pd dopo le elezioni amministrazioni e le baruffe sul prossimo referendum costituzionale saranno destinate ad affievolirsi per il ruolo del governo Renzi al massimo livello nel proscenio internazionale. Mentre le opposizioni – si rimarca nella maggioranza parlamentare – si baloccano con Putin o con Farage.

I FATTI

L’accordo politico tra Olanda e Italia è stato raggiunto dopo cinque fumate nere – mentre la Svezia è passata al primo turno – dai ministri degli esteri Bert Koenders e Paolo Gentiloni che si sono riuniti con le rispettive delegazioni nell’ufficio del presidente dell’Assemblea Generale Mogens Lykketoft. Il seggio in Consiglio di Sicurezza diviso tra due paesi è una evenienza rarissima: è successo la prima volta nel 1955 con Yugoslavia e Filippine e pochissime altre volte.

IL COMMENTO DEL MINISTRO GENTILONI

“Con questa proposta vogliamo passare un messaggio di unità di due paesi europei e abbiamo preso spunto da questa parità perfetta, 95 a 95 nell’ultimo voto”: lo ha detto il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni a New York. “Serviremo un anno a testa”, ha detto il ministro annunciando che l’Italia sarà la prima a occupare il seggio in Consiglio nel 2017 e collaborerà con l’Olanda l’anno successivo.

LA NOTA DEL SOTTOSEGRETARIO GIRO

“Vince la diplomazia del buon senso”, ha detto il sottosegretario agli Esteri, Mario Giro: “L’Aja decide di ritirarsi e Roma viene eletta, ma dopo un anno si dimette a favore dell’Olanda. Una scelta di unità e collaborazione senza precedenti. Un seggio a distanza di quasi dieci anni dal precedente, nel biennio 2007-2008, e carico di forti responsabilità. E ora, in cima alla possibile agenda ci sono la Libia e gli sforzi a me molto cari di restituire la stabilità del Paese; la Siria; la crisi dei migranti che vede l’Italia in prima fila con delle soluzioni importanti e speriamo ineludibili, come il Migration Compact. In campo ci sono anche i finanziamenti delle missioni di peacekeeping nel mondo, dove siamo il principale contributore di caschi blu tra i paesi Occidentali e ai vertici a livello globale”.

L’ANALISI DI RAMPINI

Ha scritto oggi su Repubblica Federico Rampini: “Tre erano i candidati: Svezia, Olanda, Italia. L’Italia partiva favorita, a detta di molti osservatori stranieri. Invece è la Svezia a essere passata subito al primo turno superando la soglia dei due terzi dei voti (128). A quel punto la gara è diventata uno spareggio tra noi e gli olandesi. Ben cinque votazioni sono andate a vuoto, l’ultima con una parità di 95 voti ciascuno. Lo scrutinio proseguiva a oltranza, nella notte italiana, quando è maturata l’ipotesi di compromesso su una staffetta italo- olandese, un anno a testa. A noi toccherebbe il primo, il 2017 che coincide col G7. Di certo non ci si aspettava a Roma una battaglia così ardua. La squadra di governo si è fatta vedere spesso al Palazzo di Vetro, per sostenere il lavoro quotidiano di “campagna elettorale” dell’ambasciatore Sebastiano Cardi, del numero due Inigo Lambertini, e di tutta la rappresentanza italiana. Non risulta che la diplomazia svedese o quella olandese abbiano lavorato di più o meglio”.

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