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Tutti i subbugli anti Putin per la legge antiterrorismo in Russia

Le due Camere del parlamento russo (la Duma e il Consiglio della federazione) hanno votato una legge anti-terrorismo considerata controversa perché potrebbe violare la libertà dei cittadini: nell’ampio dibattito “privacy contro sicurezza” Mosca sembra aver deciso con forza a favore della seconda.

Il 24 giugno la Camera bassa (la Duma) ha votato con uno schiacciante 325 a 1 la cosiddetta “legge Yarovaya”, dal nome della parlamentare che l’ha redatta, Irina Yarovaya di Russia Unita, il partito conservatore nazionalista del presidente Vladimir Putin. Yarovaya, capo del Comitato parlamentare per la sicurezza e la lotta alla corruzione è nota per aver firmato una serie di leggi molto dure sulle manifestazioni e sulle organizzazioni non governative presenti nel paese.

Nonostante le proteste tra parti dell’opinione pubblica, mercoledì anche la Camera alta ha confermato il voto della Duma: ora sarà Putin a mettere la firma conclusiva, che arriverà quasi certamente. La chiave politico-propagandistica usata dal Cremlino ruota sulla necessità di costruire un quadro legislativo ancora più stringente, legando la questione ai fatti dell’areo civile russo precipitato sul Sinai il 31 ottobre del 2105, per cui s’è sempre ritenuta l’ipotesi terroristica la più attendibile.

La nuova normativa rende un crimine non avvertire le autorità di informazioni “affidabili” su possibili attacchi terroristici, insurrezioni armate, dirottamento e manifestazioni non autorizzate. Chi esprime l’approvazione per atti di terrorismo su Internet sarà ora punibile con pene fino a sette anni di carcere. La normativa obbliga i fornitori di servizi di telefonia e internet ad archiviare le registrazioni di tutte le comunicazioni per sei mesi e tutti i metadati per tre anni, così come le agenzie di intelligence avranno la possibilità di decodificare servizi di messaggistica criptati: i sistemi dovranno avere una backdoor di accesso, prendendo di mira la crittografia di servizi come Whatsapp, Telegram o Viber. Le aziende di telecomunicazioni si sono lamentate del fatto che la memorizzazione di questa enorme quantità di informazioni richiederebbero costose nuove infrastrutture, ma oltre l’aspetto tecnico c’è la violazione della privacy dei cittadini (i quali sono gli unici legittimati possessori delle proprie chiavi di accesso). Un altro punto controverso riguarda i risvolti che questa legislazione potrebbe avere sul trattamento delle opposizioni. La pena massima per “l’estremismo”, capo d’accusa molto ampio in Russia, usato per esempio contro gli utenti dei social media che hanno esternato le proprie critiche nei confronti del coinvolgimento della Russia in Ucraina, sarà aumentato da quattro a otto anni di carcere. Incoraggiare le persone a partecipare a “disordini di massa”, leggasi manifestazioni, diventerà un crimine punibile da cinque a 10 anni di carcere. Tutto questo potrebbe diventare un modo per mettere una sordina alle contrarietà al governo.

Edward Snowden, il contractor dell’Nsa noto per aver rivelato alla stampa diversi dettagli sui piani di sorveglianza del governo statunitense da cui è nato il cosiddetto Datagate, e che aveva ricevuto asilo in Russia dopo i mandati di cattura americani, ha commentato su Twitter che la legge, definita “Big Brother”, non avrebbe funzionato ed era “un’ingiustificabile violazione dei diritti dei cittadini che non doveva essere firmata [dai legislatori russi]”.  Tanya Lokshina, direttrice del programma per la Russia di Human Rights Watch, sul Guardian ha definito la legge un attacco alla libertà di espressione, alla libertà di coscienza e al diritto alla privacy che dà all’applicazione della legge “irragionevolmente ampi poteri”, alludendo alla possibilità che la nuova legislazione possa creare i presupposti per un più ampio controllo/bavaglio sui cittadini e rafforzare l’autoritarismo di Putin.

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