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Brand Italia, chi se ne occupa? Arrivano i Nation Brander

Carmelo Cutuli
Carmelo Cutuli

La necessità di massimizzare l’attrazione di investimenti esteri e di contrastare fenomeni come l’italian sounding, sta oggi richiamando l’attenzione degli addetti ai lavori, sull’importanza di mettere in campo strategie comunicative collegate alla promozione dell’immagine del nostro Paese, sia attraverso i consueti strumenti connessi con il Marketing e la Comunicazione dei luoghi, ma anche e soprattutto con strumenti più pervasivi, come quelli legati alla disciplina della Public Diplomacy.

Qualcuno ricorderà ancora i costosissimi tentativi di costruire un “Brand Italia” collegato al lancio di un portale nazionale e del logo italia.it affidato ad un’agenzia di advertising americana, di qualche anno fa. Ma la domanda era e resta, a chi affidare l’immagine nazionale? Un comunicatore, un marketing manager, un esperto di internazionalizzazione o chi altro? Quale la professionalità, o le professionalità, su cui è possibile contare per curare efficacemente la nostra immagine presso i pubblici esteri?

E’ notizia di questi giorni che, nella Capitale, si è costituita l’Associazione Italiana dei Professionisti del Nation Branding denominata ’Nation Brander’.

Il Nation Brander è quel professionista che, utilizzando un mix di strumenti e tecniche di marketing dei luoghi e della comunicazione below-the-line, in particolare quelli offerti dal digitale, si pone lo scopo di rettificare la percezione del brand (o dei brand) di una Nazione presso pubblici di paesi diversi, ponendosi di fatto quale anticipatore di qualsiasi eventuale consequenziale campagna promozionale o commerciale.

La neocostituita associazione, si pone lo scopo di rappresentare la categoria dei professionisti della disciplina di gestione del Nation Brand (termine definito da Arnholt nel 1996) e mira in particolare al ruolo di rappresentanza professionale della figura specifica del Nation Brander, in tutti gli ambiti interessati dalle attività di questa risorsa.

A differenza di quanto si possa pensare, gli sbocchi professionali per un Nation Brander sono già oggi molteplici potendo questa figura essere impiegata con profitto presso ogni realtà che ponga fra i propri obiettivi istituzionali la promozione dell’immagine del Paese, o anche di un territorio, presso un pubblico straniero. Possono essere pertanto interessati i Ministeri, le Ambasciate italiane all’estero, gli Enti di promozione nazionali e territoriali, le PA territoriali, gli Enti che rappresentano il comparto turistico, le Associazioni e Fondazioni culturali etc.

Presidente dell’Associazione è stato eletto Carmelo Cutuli, professionista della Comunicazione e delle Relazioni Pubbliche che da anni promuove il nostro Paese all’estero e siede nei board di alcune Camere di Commercio italo-estere ed altre Organizzazioni Internazionali. Cutuli guiderà l’esecutivo dell’Associazione per i prossimi 5 anni.

Cutuli, Nation Brander ante-litteram, che in passato ha contribuito alla diffusione di brand territoriali, ha sin da subito dichiarato alla stampa, peraltro ripreso anche sull’online di Bloomberg/Businessweek, che la sua intenzione principale è quella di richiamare l’attenzione del Governo, delle forze politiche, delle Associazioni industriali e professionali affinché si prenda immediata percezione che il Nation Brander si pone non solo come figura dedicata, ma anche necessaria in un panorama internazionale altamente competitivo, mutevole e tecnocratico.

Tra le attività che verranno presto lanciate dall’Associazione, oltre alla campagna adesioni che inizierà a settembre ed alla declinazione dei vari disciplinari che definiranno i contorni della professione, vi sarà anche il lancio della Rivista Italiana del Nation Branding, organo dell’associazione destinato ai soci ed agli stakeholder con contributi provenienti dal mondo professionale ed accademico, su argomenti inerenti la disciplina specifica del Nation Branding.

Il magazine sarà lanciato in formato PDF ed avrà periodicità quadrimestrale. Il numero zero è previsto per settembre e presto sarò lanciata la ‘call for articles’. I contributi saranno volontari e distribuiti sotto licenza “creative commons” CC BY-NC-ND .

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