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Cosa penso degli scioperi in Francia contro il Jobs Act stile Hollande

Ci sono alcune considerazioni correnti (ormai accettate senza alcun vaglio critico) che a me sembrano assai discutibili. Si dice infatti che le politiche di rigore, imposte da Angela Merkel, hanno sfasciato le economie europee. Come si spiega, allora, che, nei giorni scorsi, la Germania ha potuto vantare un record al ribasso della disoccupazione (il cui tasso è quasi la metà del nostro) e al rialzo dell’occupazione soprattutto giovanile?

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La Francia continua a bruciare. Non solo a causa dei pneumatici incendiati per bloccare le autostrade (alla faccia della tutela dell’ambiente). Gli scioperi e le manifestazioni contro la Loi Travail stanno bloccando tutti i servizi essenziali, mettendo a rischio non solo la fornitura d’energia, ma persino la sicurezza delle centrali nucleari. Si badi bene, azioni di lotta come quelle in corso Oltralpe in Italia sarebbero sanzionate. E i sindacati italiani (neppure i più radicali) si azzarderebbero a seguire l’esempio dei colleghi francesi. Perché sono organizzazioni responsabili. Fateci caso, in Francia non scioperano i metalmeccanici, ma gli addetti a settori ‘’protetti’’ e dotati di un grande potere di ricatto, perché la loro agitazione scomposta – seppure ad opera di piccole minoranze degli occupati in quei settori strategici (perché di ciò si tratta) – determina danni incalcolabili. In più si è aggiunta l’alluvione in alcune zone del Paese, Parigi compresa. Tenere paralizzato un Paese in queste condizioni è un gesto criminale prima ancora che eversivo. Come tale andrebbe trattato.

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Finisce la campagna elettorale e si va alle urne. Dio ce la mandi buona.

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Nella cabina elettorale Dio ti vede; Renzi, Salvini, Grillo, Berlusconi e compagnia cantante, no.

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