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pinITALY, così raccontiamo l’Italia agli italiani e agli stranieri

Un po’ di orgoglio. Lo ammettiamo. Il sentimento che ci ha portato nel 2013 a lanciare un canale YouTube chiamato pinITALY è stato l’orgoglio. Avevo visto da poco, insieme al mio giovane socio Marco Sonsini, il film-documentario Girlfriend in a Coma, di Bill Emmot e Annalisa Piras. Ne emergeva un’immagine legittima ma poco lusinghiera del nostro Paese. Nel mio lavoro di lobbista, poi, mi capitava che i clienti internazionali, pur dimostrando sempre grande apprezzamento per l’Italia, mi regalassero qualche battutaccia sui più stereotipati vizi nostrani.

Per certi aspetti – diciamolo – qualcuno mostrava un certo provincialismo, stupendosi per esempio del fatto che l’attività legislativa in Italia non fosse in inglese. Uno stupore che mi lasciava sconcertata: perché un Paese sovrano, patria del diritto, non dovrebbe scrivere le leggi nella propria lingua? Con Marco Sonsini ci abbiamo ragionato. Non volevamo però dare vita a una testata che raccontasse quanto noi italiani fossimo bravi. Le celebrazioni, soprattutto se nascondono il prefisso “auto”, sono sempre ineleganti e, soprattutto, inutili. L’intenzione era piuttosto raccontare il Paese, costruendo un mosaico di punti di vista diversi, mettendo insieme testimonianze di italiani e di stranieri.

Un’attività interessante anche per il lavoro di lobbista che, insieme a Marco, porto avanti con lo studio di consulenza Telos A&S. I clienti richiedono infatti approfondimenti per comprendere le dinamiche italiane. Le video interviste di pinITALY sembra abbiano colto nel segno, dando loro un quadro aggiornato, a volte inconsueto, di una realtà complessa come la nostra. In questi tre anni, i temi affrontati da pinITALY sono stati moltissimi: l’economia, la cultura, l’industria, la politica e lo sport sono solo alcuni.

È stato bello intervistare personaggi noti come lo scrittore Luis Sepúlveda, l’economista Lorenzo Bini Smaghi, il conduttore tv Gianfranco Magalli o quel ragazzo incredibile che è il campione del nuoto Gregorio Paltrinieri. Ma è stato altrettanto piacevole confrontarsi con eroi di tutti i giorni, come Rachid Kadhiri, l’ambulante che si è laureato in ingegneria al Politecnico di Torino; Luigi Piccolo, il sarto che veste i cantanti lirici di tutto il mondo o Simon Botto che ha lanciato una start up per vendere le stanze degli alberghi durante il giorno (no, non è un business per coppie clandestine!). Sempre interessante il punto di vista degli stranieri. Ne cito alcuni: il liberista di Harvard, Jeffrey A. Miron; l’esperto di crowd visioning Bjarni Snæbjörn Jónsson; l’olandese Maarten Van Aalderen che si è preso la briga di ricordarci quant’è bella l’Italia.

Sono ovviamente d’accordo con lui e ammetto di rientrare in quella categoria di persone che ci rimangono male quando, all’estero, vengono salutate con “Italia? Mafia” (sono orgogliosamente siciliana, figuriamoci!) o quando, arrivando in anticipo a un appuntamento, ricevo in cambio la fatidica frecciatina: “italiana puntuale?”. Sì, rientro anche nella categoria di quelli che canticchiano felici l’inno prima della partita e guardano con ammirazione e commozione i Carabinieri che sfilano sulle note de La Fedelissima. Sono fatta così. Antiquata? Forse. Fiera di essere italiana? Certo. Cieca nei confronti dei disservizi e delle malefatte del nostro Paese? Mai. Consapevole che possiamo vantare tantissime eccellenze? Sempre. Questi i sentimenti che hanno portato a creare il canale di video-interviste pinITALY.

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