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Obama è a Dallas, mentre Sanders vota Hillary

Nel giorno della commemorazione a Dallas, con il presidente Barack Obama, dei cinque poliziotti uccisi da un killer nero, e dell’attacco di Donald Trump alla “debolezza” dei leader democratici, Hillary Clinton riceve l’endorsement del suo rivale alla nomination Bernie Sanders: “Farò quanto potrò perché diventi il prossimo presidente degli Stati Uniti”, dice il senatore nel New Hampshire, in un comizio congiunto. E, intanto, salta fuori un audio del 2008, in cui Trump dava il suo avallo a Hillary.

OBAMA A DALLAS

Alla cerimonia di Dallas, il presidente Obama insiste: “Non siamo così divisi come sembra”. E torna sul tema delle armi troppo diffuse: “E’ più facile comprare un’arma che un libro o un computer”. Con lui, ci sono il suo predecessore, George W. Bush, con la moglie Laura, e il suo vice Joe Biden.

Il discorso di Obama è accorato: elogia gli agenti, che servivano il loro Paese e che hanno salvato molte vite; invita gli astanti e la Nazione “a respingere la disperazione dopo le sparatorie”; avverte che “nessuno è immune dal pregiudizio razziale”; sottolinea che non si possono ignorare le proteste e le ragioni dei neri che, come gli ispanici, soffrono ancora discriminazioni negli Usa.

Ma la tesi di Obama che, sotto la sua presidenza, negli ultimi anni, sono molto migliorati i rapporti tra bianchi e neri negli Stati Uniti è contraddetta dalle cifre – 135 neri ammazzati dalla polizia, solo quest’anno – e dalle cronache dell’ultima settimana: cortei, sit-in, manifestazioni ovunque nell’Unione, con centinaia di arresti, decine di feriti, scontri con le forze dell’ordine, uso di idranti, lacrimogeni, pallottole di gomma.

A Dallas, il presidente trova una città dolente e blindata. Dall’aereo che lo porta in Texas, Obama chiama i familiari dei due neri uccisi la scorsa settimana in Louisiana e in Minnesota: i due episodi che, documentati da video, hanno riacceso le tensioni razziali in tutto il Paese.

La Casa Bianca è preoccupata di trovare un equilibrio tra solidarietà agli agenti e vicinanza ai neri. Bush dà una mano a Obama, invocando “ideali comuni” a tutti gli americani contro le divisioni e l’odio. E il presidente porta con sé da Washington a Dallas il senatore ultra-conservatore Ted Cruz, texano e ispanico, che era in corsa per la nomination repubblicana.

L’ENDORSEMENT DI SANDERS A HILLARY

“Hillary Clinton ha vinto le primarie democratiche. Mi congratulo con lei. Sarà il candidato democratico e farò di tutto perché sia il prossimo presidente degli Stati Uniti”. L’avallo del senatore del Vermont alla ex first lady arriva dal New Hampshire, dove i due sono insieme a un evento elettorale.

“Hillary Clinton sarà un presidente straordinario e io sono orgoglioso di essere qui accanto a lei”, dice Sanders, ringraziando “i 13 milioni di americani” che lo hanno votato nelle primarie e anche le “centinaia di migliaia di volontari in tutta l’America che hanno fatto vedere che possiamo gestire una campagna basata su piccoli contributi individuali”.

Instancabile difensore della classe media, il senatore di 74 anni vuole il salario minimo a 15 dollari (contro i 7,25 attuali a livello federale), l’assicurazione sanitaria universale, l’università pubblica gratuita per tutti e un governo “che funzioni per tutti, non solo per poche persone altolocate”.

Accanto alla Clinton, Sanders dice: “Abbiamo cominciato una rivoluzione politica per trasformare l’America e questa rivoluzione continua […] Andremo avanti a lottare per un modello che ci rappresenti tutti […] C’è ancora troppa povertà e disperazione […] C’è bisogno di maggiore attenzione al benessere e ai bisogni di tutti”: “Hillary sa che non è un bene se i ricchi diventano più ricchi”, mentre Trump ha “una visione della politica completamente diversa” e “la sua politica economica aumenterà il debito pubblico”.

Hillary ricambia con riconoscimenti a Sanders “guerriero delle cause liberal”, e ai suoi sostenitori, una cui frangia non accetta, però, la scelta di sostenerla e, istigata da Trump, accusa il senatore d’essersi “svenduto”. L’ex first lady dice: “Insieme siamo più forti”, mentre si delinea quella che molti considerano la piattaforma più progressista della storia americana.

L’AVALLO DI TRUMP A HILLARY DATATO 2008

Il Wall Street Journal scova un audio del 2008 in cui Trump elogiava l’allora candidata alla nomination democratica Hillary Clinton. Nel file, quello che all’epoca era “solo” un magnate dell’immobiliare parla di Hillary come di “un buon presidente” che avrebbe formato “un dream ticket” (un’accoppiata da sogno) con Barack Obama, allora suo rivale. L’audio, che dura circa 60 secondi venne registrato da un network radiofonico, “Trumped!”, che trasmise dal 2004 al 2008 i commenti di Trump ai fatti del giorno.

(post tratto dal blog di Giampiero Gramaglia)

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