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Puntazza. Il libro d’esordio del giornalista Simone Innocenti

Ha scelto la forma del racconto breve Simone Innocenti per iniziare a cimentarsi con la scrittura che non sia solo cronaca giornalistica. Con Puntazza infatti Innocenti esordisce in libreria dopo che il mestiere di scrivere lo ha sempre esercitato come cronista che ha incontrato sulla sua strada il crimine.

La sua raccolta di racconti viene presentata oggi dal sottosegretario alla Giustizia Cosimo Maria Ferri a Pontremoli dalle 19 alla piazzetta della Pace, in attesa che proprio in questa cittadina venga celebrato domenica 17 luglio il vincitore della sessantaquattresima edizione del Premio Bancarella.

Quella di Innocenti è una scelta ambiziosa, dal momento che un racconto deve saper catturare subito il lettore e tenere alto il ritmo in maniera costante. “La forma breve mi assilla da sempre, da quando andavo a scuola e ti chiedevano di riassumere i Promessi sposi in due pagine. E quindi quando ho cominciato a leggere i racconti mi sono sempre chiesto: come riassumi una storia che è già un riassunto?”, afferma Innocenti in una conversazione con Formiche.net. “Ritengo che ogni racconto sia un riassunto, che poi è quello che quotidianamente faccio come giornalista quando – con altri toni – racconto fatti di cronaca. A me viene naturale fare racconti brevi e mi viene naturale pensare che le persone passino più volentieri il loro tempo con me se propongo meno pagine” aggiunge il giornalista de Il Corriere fiorentino.

Ogni narrazione in Puntazza, luogo-non luogo di disperati, ultimi del mondo e vite ai margini, ha toni ed espressioni vicini a ciascun protagonista ritratto. Il linguaggio è molto diretto, d’altronde rispecchia fedelmente ogni personaggio che l’autore racconta. Personaggi che “vivono di una vita propria”, come sostiene Innocenti stesso, che prova “a catturare nel lasso di pagine a disposizione”.

Naturalmente, ogni scrittore attinge a quello che conosce meglio, almeno all’inizio, e Innocenti ammette che dentro il suo primo libro ci sono elementi che lo hanno aiutato a scrivere e che derivano dalla sua vita privata e professionale. “Gli sguardi di certi poliziotti, le facce di certe donne, certe serate con i miei amici del bar Carlino, frasi sparse nei verbali delle forze dell’ordine, certi litigi con una mia carissima amica e la rabbia, quella sempre, quella mai passata. La rabbia di vedere certe cose che non mi piacciono”. E questa rabbia è facilmente decifrabile tra le righe di Puntazza, un sentimento “sano” che va contro quel mondo fatto di ingiustizia, miseria ed emarginazione.

Simone Innocenti

Puntazza

L’Erudita 2016

pp. 102 euro 13

 

 

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