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Ecco come in Germania governo e forze dell’ordine hanno vissuto la strage di Monaco

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Una Kanzlerin evidentemente scossa si è presentata ieri pomeriggio alla stampa. Il suo è stato un discorso breve, di soli pochi minuti (che non prevedeva domande da parte dei giornalisti). Un discorso nel quale ha provato a inquadrare quanto accaduto venerdì sera poco prima della 18 in un centro commerciale di Monaco di Baviera, quando è stato aperto il fuoco contro la gente.

Ma Merkel ha provato soprattutto a rispondere alle domande di una cittadinanza sempre più spaventata, disorientata. In solo sette giorni gente inerme, che si trovava il luogo fino a un attimo prima pensati sicuri, è stata falcidiata a Nizza da un camion che si è gettato sulla folla; a Würzburg su un treno, dove un profugo minorenne arrivato giusto un anno fa in Germania si è avventato sui passeggeri con un’ascia; e venerdì sera gli spari contro la gente vicino al McDonald’s del centro commerciale Olympia a Monaco: “Quella di ieri è stata una sera e una notte di paura e spavento” ha esordito Merkel. “Nove persone sono state uccise per mano di un solo attentatore, almeno questo si apprende dallo stato attuale delle indagini. Ringrazio le forze dell’ordine della Baviera, degli altri Länder, li ringrazio anche per una collaborazione che ha funzionato perfettamente”.

Poi si è rivolta ai bambini, ai genitori, a tutti coloro che ieri notte hanno perso una persona cara “e per i quali oggi la vita pare priva di senso. Desidero esprimere loro tutta la nostra vicinanza”. Merkel ha assicurato che le indagini non si fermeranno finché non si capiranno i motivi veri che hanno spinto l’attentatore, uno studente liceale di 18 anni, di origine tedesco-iraniana, nato e vissuto sempre a Monaco, a compiere il folle gesto. Così come non si fermeranno le indagini sul giovane attentatore di Würzburg, finché non sarà chiaro, cosa l’abbia spinto a compiere il massacro sul treno. “Infine rivolgo un grazie di cuore ai cittadini di Monaco” ha concluso Merkel “che si sono attenuti alle indicazioni delle forze dell’ordine e che hanno accolto chi non poteva più tornare a casa. Ed è in questa solidarietà e nella nostra libertà che sta la nostra forza”.

Merkel proprio due giorni fa era partita per le vacanze, mentre il ministro dell’Interno Thomas de Maizière si trovava di nuovo in volo per gli Usa (era tornato dopo i fatti di Würzburg). Entrambi hanno fatto rientro a Berlino ieri. Il dubbio iniziale che anche a Monaco si trattasse di un affiliato all’Isis ha indotto a convocare con la massima urgenza il consiglio di sicurezza al quale in tarda mattinata hanno partecipato, oltre alla Kanzlerin e al ministro dell’Interno, anche il vicecancelliere Sigmar Gabriel, il ministro della Difesa Ursula von der Leyen, quello della Giustizia Heiko Maas, quello dei Trasporti Alexander Dobrindt oltre al capi dei Servizi segreti esteri Bruno Kahl e interni Hans-Georg Maaßen.

Subito dopo la Kanzlerin, alla stampa si è presentato de Maizière. Anche lui ha voluto ringraziare le forze dell’ordine intervenute due giorni fa (in tutto 2300 agenti) tra cui anche la squadra speciale antiterrorismo GSG9 e le teste di cuoio austriache COBRA. Alla domanda di un giornalista se erano state inviate anche altre squadre di intervento speciale, il ministro ha risposto che erano in stato d’allerta, ma non ancora sul territorio bavarese. “Il nostro dovere è difendere tutto il paese e non potevamo sapere se ci sarebbe stata un’emergenza simile anche altrove”.

Un altro giornalista ha voluto sapere se per caso non era stato un gesto affrettato da parte della polizia parlare di tre possibili attentatori armati con fucili. “E’ vero, un tempo la polizia avrebbe imposto il silenzio stampa”, ha replicato il ministro. “Ma oggi nell’era dei social media non sono le forze dell’ordine a dettare quando rendere pubblica una notizia”. Particolare attenzione i giornalisti l’hanno prestata a una notizia che girava già da ieri matina e che è stata ripresa anche da de Maizière: a quanto pare l’attentatore ha craccato un account Facebook dal quale poi avrebbe annunciato una festa con “consumazione libera, ma non esagerate, perché non è che ho chissà quanti soldi” alle 16 al Mc Donald’s del centro commerciale Olympia. Sempre secondo quanto detto dal ministro, l’attentatore sembra essere stato particolarmente attratto da altri attentati simili. Soprattutto avrebbe richiamato via internet ripetutamente il massacro compiuto nel 2011 dall’estremista di destra Andrei Brevik, che sull’isola norvegese di Utoya aveva aperto il fuoco contro i giovani che partecipavano a un campus estivo, uccidendone 77. Due giorni ne ricorreva il quinto anniversario.

Tra i primi a presentarsi già ieri in tarda serata alla televisione pubblica è stato il capo della Csu nonché governatore della Baviera, Horst Seehofer. Il quale dopo aver espresso il suo profondo cordoglio per le vittime e i loro familiari, ringraziato le forze di sicurezza e la cittadinanza, ha tenuto a precisare: “Dobbiamo tenere ancora di più gli occhi aperti, lo stato si sforzerà ancora di più a garantire la sicurezza dei suoi cittadini. Per quanto, i recenti fatti mostrano che la sicurezza totale non esiste. Escludo però che si debbano adottare provvedimenti più stringenti di controllo. Non vogliamo vivere in uno stato di sorveglianza continua”. Una affermazione in linea con quello che de Maizière ha detto a un giornalista. “Quello che i fatti di questi giorni ci insegnano è che tutti noi quotidianamente dobbiamo difendere la nostra libertà. Il nostro stato di diritto. Ma non è proprio il tempo di parlare di nuove iniziative legislative”.

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