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Kaine e Pence, tutte le differenze fra i due vicepresidenti cristiani scelti da Clinton e Trump

I due vicepresidenti designati, Mike Pence e Tim Kaine sono forti personalità religiose, entrambi cristiani. Il primo un evangelico, anzi un “born again”, un riconvertito, dopo essere stato educato cattolico. E il secondo un cattolico praticante, ex allievo dei gesuiti, definito da Michelle Boorstein sul Washington Post “A Pope Francis Catholic”.

KAINE TRA GESUITI E LATINOS

Cominciamo da Kaine. Schematizzando le varie posizioni interne al cattolicesimo, secondo William D’Antonio, un sociologo della Catholic University of America di Washington, autore di molti saggi sul voto dei cattolici, “servire i poveri è stato un aspetto fondamentale del lavoro di Kaine, e quindi la giustizia sociale (comunque la vogliate definire)” e questo spiega perché D’Antonio, citato da Boorstein, colloca Kaine all’interno della visione di Papa Francesco “che non è certo quella di Donald Trump”.

Il gesuita James Martin ha salutato su Twitter la designazione di Kaine come un’espressione del tradizionale obbiettivo dei gesuiti di formare persone “che servano gli altri”. La Rockhurst High School, il liceo gesuita di Kansas City dove ha studiato, si è congratulato con l’ex alunno Kaine, diplomato nel 1976, aggiungendo: “Il meglio deve ancora venire”.

Kaine è un cattolico praticante e, con la moglie, per trent’anni è stato una faccia ben riconoscibile alla messa della parrocchia in maggioranza frequentata da neri di St. Elizabeth di Richmond, in Virginia. Hillary Clinton ha ritwittato Kaine quando sabato 23 luglio 2016 ha scritto: “Io sono cattolico, e Hillary è metodista, ma vi dico, il suo credo è lo stesso del mio: ‘Fai tutto il bene che puoi'”. Un’ affermazione molto assonante con affermazioni recenti di Papa Francesco.

Il ticket democratico, inoltre, ha rilanciato nelle ultime quarantotto ore il più famoso dei mantra geopolitici papali: “Costruire ponti non muri”. Il riferimento è naturalmente è a quello con il Messico, nei programmi di Trump. “Bienvenidos a todos a nuestro país, porque todos somos americanos”, ha detto Kaine sabato a Miami, sul palco insieme ad Hillary, ed in diversi momenti del suo intervento è passato dall’inglese allo spagnolo, lingua imparata quando lavorò come missionario volontario in Honduras (“E questa è una buona notizia per l’America”, ha commentato il vice ministro italiano Mario Giro). Kaine ha elogiato la comunità latina, di cui ha detto di aver appreso i valori di “fede, lavoro e famiglia”.

Negli ultimi decenni i cattolici americani sono cresciuti quanto a potere politico, ma anche diversità. Mentre un tempo votavano in blocco Democratico, adesso sono divisi, in particolare per etnia. Il 77 per cento dei latinos cattolici (il 34 per cento dei cattolici sono ispanici) preferiscono Clinton, mentre i cattolici bianchi sono quasi a metà a favore di Trump (50 contro il 46 per cento). Questi dati emergono dall’ultimo sondaggio Pew Research del 13 luglio.

Per Massimo Faggioli, tuttavia, etichettare Kaine con il timbro di Papa Francesco, non è corretto: c’è “un solo cattolico come Papa Francesco, lo stesso Papa Francesco”, ha tagliato corto. Sono state sottolineate anche alcune contraddizioni. Matthew Yglesias ha rimarcato che i gruppi a favore dell’aborto non saranno propriamente furiosi nei confronti di Kaine che, come ha mostrato Celice Richard, ha votato in Senato al cento per cento il Planned Parenthood Action Fund. E c’è chi ha ricordato che da governatore della Virginia ha firmato 11 condanne a morte, anche se ha seguito tutte le esecuzioni dal suo ufficio, attaccato alla cornetta del telefono, con molta angoscia.

IL “RINATO PENCE”

Quanto al vice presidente designato per i Repubblicani, Mike Pence, è nato cattolico, in una famiglia irlandese devota ai Kennedy, ed è “rinato evangelico”. Lui si descrive come “un cristiano piuttosto comune” e come “un cristiano, un conservatore e un repubblicano, in quest’ordine”.

Una volta ha detto: “Mi sono impegnato con Cristo, sono un cristiano rinato, un cattolico evangelico”. Non è una combinazione che si sente tutti i giorni, come ha sottolineato il giornalista Craig Fehrman, che ha seguito il Governatore dell’Indiana per l’Indiana Monthly. Il suo inusuale mix religioso lo ha formato come politico. Come membro del Congresso, a partire dal 2000 e fino all’elezione a Governatore ha avuto “una reputazione di combattente culturale”.

Si è opposto all’ampliamento del diritto di aborto, ai fondi federali per la ricerca sugli embrioni, ha presentato un emendamento costituzionale contro i “matrimoni dello stesso sesso” e contro nuovi fondi federali per la Planned Parenthood. Dall’altra parte si è opposto pubblicamente contro il progetto di Trump di bloccare gli immigrati islamici, twittando a dicembre che il piano è “offensivo e inconstituzionale”.

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