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Papa Francesco, la guerra di Isis e le religioni

Papa Francesco

“Questa guerra non è una guerra di religione. Tutte le religioni vogliono la pace. La guerra la vogliono gli altri”. Con queste parole, pronunciate sull’aereo verso Cracovia, Papa Francesco ha espresso in modo perfetto il vero orientamento corretto sul terrorismo.

Gli attentati che stanno sottoponendo a dura prova l’Europa appartengono pienamente ad una strategia di potere e di conquista. Lo dimostra l’arretramento dell’Isis in Siria e in Iraq che ha come risvolto la crescita del proselitismo e delle azioni organizzate in Europa, compiuti o in modo sistematico oppure con semplici atti criminali dai cosiddetti “lupi solitari”.

Il cuore del problema, ovviamente, non è solo difendersi, utilizzando al massimo le forze pubbliche e militari, e il coordinamento internazionale dell’Intelligence, ma anche capire a fondo gli obiettivi e le finalità che muovono i protagonisti ad immolarsi trucidando se stessi e altri esseri umani.

Da un lato vi è certamente l’intento dello Stato Islamico di trasformare il conflitto in scontro tra Islam e Cristianesimo, e dall’altro la ferma volontà del Papa e di larga parte del mondo musulmano di sottrarsi a questa facile e suggestiva lettura malata.

In tal senso le parole del Grande Imam di Al Azhar, Ahmad Al Tayyeb, sono di grandissima rilevanza. Egli ha condannato a pieno gli eccidi e ha denunciato con forza l’incompatibilità sostanziale tra la fede islamica e la violenza verso le persone umane, a maggior ragione nei luoghi sacri di culto.

Ciò significa che le motivazioni di sempre, anche in questa guerra, sono il potere, il dominio, la conquista di fonti economiche e l’eliminazione fisica di chi è ostacolo all’esecuzione del progetto.

Ma tutto ciò, in realtà, rivela qualcosa di ancora più significativo sul piano religioso. Infatti, malgrado la recente riunione della Lega Araba non sia giunta ad un risultato chiaro e netto, la prima vittima dello jihadismo è proprio l’Islam, il cui spirito coranico viene volutamente travisato e piegato al potere da una multinazionale del terrore.

Ogni religione, anche l’Islam, spinge i credenti a vedere, conoscere e vivere la sacralità di ciò che esiste, riconducendola ad principio divino, adorato in forma esclusiva. La quintessenza dell’attitudine religiosa è la sua universalità, espressa nel rapporto umano con Dio, la quale evidentemente non ha alcuna possibilità di essere confusa con un’azione violenta che distrugge la vita propria e altrui.

Non è l’uomo il protagonista della verità religiosa, ma Dio. Il responsabile di un omicidio è invece l’uomo e la sua volontà malvagia di potenza.

Ecco dunque cosa separa le due prospettive, e il significato aberrante che assume la metamorfosi del sacro da senso trascendente della vita ad immanente ideologia di morte.

L’unica guerra religiosa possibile tra Islam e Cristianesimo è il confronto teologico tra le diverse verità che nel Vangelo e nel Corano possono essere conosciute, certo non la guerra delle armi che non appartiene a Dio ma solo alle pratiche iniziative di un gruppo di potere umano in azione.

Lo spiraglio di pace emergerà dunque nel mondo solo quando sarà chiaro a tutti i musulmani il carattere non islamico dell’Isis, e quando il cervello operativo di Al-Bagdadi sarà annientato militarmente.

Solo allora le false motivazioni pseudo mistiche che spingono dei disperati a diventare terroristi saranno neutralizzate completamente e cancellate all’origine. Questa guerra, in fin dei conti, che non è religiosa, finirà tuttavia esattamente quando l’Islam sarà emancipato definitivamente dal dramma di essere utilizzato e utilizzabile con successo come ideologia del male da un gruppo di xenofobi e fanatici.

Un onere che non può ricadere se non nei teologi, nei leader e nelle autorità spirituali che guidano le molteplici declinazioni dell’Islam, specialmente in Europa. Anche perché la Chiesa Cattolica e il suo Papa hanno gia cominciato da un pezzo a distinguere politica e religione, più o meno da quando Cristo ha distinto le cose di Cesare da quelle di Dio.

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