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Cosa (non) farà Bruxelles a Spagna e Portogallo

La Commissione Europea ha annunciato la decisione riguardo la mancata correzione del disavanzo eccessivo di Spagna e Portogallo, con il risultato di rendere più probabile l’applicazione di sanzioni (inizialmente, un deposito infruttifero che può arrivare allo 0,2% del PIL, ma che potrebbe evolversi in una multa e nella sospensione dei fondi strutturali). La Commissione aveva poco spazio di manovra, considerato il quadro delle regole di bilancio in vigore.

A causa dei rispettivi cicli elettorali, Spagna e Portogallo non hanno realizzato la correzione prevista per riportare il deficit/PIL sotto il 3%. La posizione della Spagna, in particolare, appare poco difendibile: malgrado uno dei tassi di crescita più elevati nell’Eurozona, infatti, nel 2015 il deficit è calato soltanto al 5,1%, mentre lo sforzo fiscale cumulato nell’ultimo triennio è stato circa nullo.

La situazione del Portogallo è decisamente più ragionevole, considerando che con la ripresa economica rimane ancora modesta, il Paese ha realizzato un notevole sforzo di correzione nel 2013 e nel 2014, e il deficit non corretto per il ciclo e per le una tantum è comunque calato nel 2015, sebbene a fronte di un allentamento strutturale. A questo punto, il Consiglio deve decidere dove si colloca il giusto equilibrio fra il rispetto delle regole di bilancio e il buon senso politico ed economico.

Sarebbe assurdo richiedere al Portogallo uno sforzo di correzione fiscale insostenibile economicamente (per la bassa crescita) e politicamente (per la fragilità del governo in carica), creando le condizioni per una nuova crisi in un contesto già delicato per il referendum inglese e il fitto calendario elettorale 2016-17. Invece, non sarà insensato chiedere alla Spagna di riprendere il percorso di rientro sotto il 3%, ma anche in questo caso la restrizione fiscale non deve compromettere la tenuta della ripresa e la discesa sotto il 3% deve essere rinviata.

Preoccupata del delicato contesto politico e della crescente disaffezione nei confronti dell’Europa, la Commissione ha lasciato intendere che le sanzioni potrebbero essere simboliche. Non bisogna dimenticare che lo scenario economico globale è appesantito da molte incertezze e che bisogna evitare di ritrovarsi con una posizione troppo restrittiva delle politiche di bilancio nel 2017. La scelta è politica e saranno i ministri delle finanze a decidere se respingere la raccomandazione con maggioranza qualificata e successivamente se applicare sanzioni.

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