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Con quanti soldi per Intelligence e forze armate l’Italia fa guerra al terrorismo Isis?

Il vertice Nato di Varsavia del 7 e 8 luglio capita a fagiolo mettendo i capi di Stato e di governo dell’Alleanza di fronte alla responsabilità di scelte più chiare che in passato. L’attentato di Dacca ha spostato l’attenzione dalla Brexit e dalle prospettive economiche europee (alcuni esperti ipotizzano un periodo di recessione) e anche in Italia la morte di 9 connazionali in Bangladesh ha improvvisamente ricordato alle persone comuni che purtroppo il terrorismo di matrice islamista ci riguarda tutti ogni giorno. Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha improntato le scelte di politica estera alla prudenza, puntando molto sulla diplomazia e meno sulla componente militare, che pure resta strumento di politica estera. Ma fino a quando sarà possibile partecipare alle coalizioni internazionali stando nelle retrovie e pretendendo nello stesso tempo un ruolo di primo piano?

Solo per restare agli ultimi giorni, il generale Marco Bertolini (che fino a poche ore prima comandava il Coi, Comando di vertice interforze) ha detto al Corriere della Sera del 3 luglio che “lo strumento militare dev’essere adeguatamente potenziato. Non possiamo più vivere nel peace and love. La difesa è una risorsa strategica. Si continuano a ridurre le risorse, ma bisogna prendere atto del fatto che la realtà internazionale è cambiata e che è arrivato il momento di cambiare direzione”. Bertolini dà sfogo così ai malumori del mondo militare: se diceva quello che pensava quand’era in divisa, figuriamoci oggi che è in pensione. Sulla Stampa del 4 luglio, l’ambasciatore Stefano Stefanini ha scritto in pratica le stesse cose: “La difesa passiva, affidata a intelligence e forze dell’ordine, non può proteggere tutto. Né Italia né Europa possono essere trasformate in Fortezza Bastiani: non possiamo chiuderci in casa. La prima risposta a un Califfato con ambizioni e capacità territoriali resta militare”. Lo scrive un diplomatico, non un pericoloso guerrafondaio.

Il 4 luglio la Nato ha diffuso una nota di documentazione in vista del vertice di Varsavia con i numeri su quanto spendono per la Difesa i governi dell’Alleanza e, si sa, l’Italia non è messa bene. Nel documento programmatico pluriennale 2016-2018 del ministero della Difesa presentato in Parlamento nello scorso aprile, infatti, per il 2016 sono previsti 19,9 miliardi di euro complessivi (cioè compresi i Carabinieri e le pensioni), di cui 13,3 per cosiddetta funzione Difesa, equivalente a un +1,3 per cento rispetto all’anno scorso. Purtroppo, però, nel 2017 la funzione Difesa scenderà a 12,8 miliardi (-4,1 per cento) e nel 2018 a 12,7 miliardi (un ulteriore -0,7 per cento). Basta guardare le tabelle Nato per vedere che, a fronte dei 19,9 miliardi complessivi dell’Italia, nel 2016 la Francia stanzia 39,8 miliardi e la Germania 37,1. Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha confermato che al vertice firmerà con il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, una “dichiarazione comune per rafforzare la cooperazione nelle ‘minacce ibride’ e la sicurezza marittima”, in aggiunta all’Operazione Sophia nel Mediterraneo. Più in generale, e a maggior ragione dopo l’uscita della Gran Bretagna dall’Ue, Stoltenberg ha spiegato che “la Ue è un partner unico ed essenziale” per la Nato ed è “tempo di portare la cooperazione a un nuovo livello”.

Dunque, mentre è indispensabile continuare a supportare in ogni modo i servizi segreti e le forze dell’ordine, è arrivato il momento di uscire dalle ambiguità e di dare segnali precisi alla comunità internazionale e alle Forze armate.

E’ giusto ripetere che l’attività di prevenzione dell’intelligence e dei reparti antiterrorismo della Polizia e dei Carabinieri sta ottenendo ottimi risultati. Non è stato certo un caso, ma una precisa scelta di comunicazione, la rivelazione fatta da Renzi a Skytg24 domenica 3 luglio quando ha detto che grazie a un’intercettazione di un audio Whatsapp è stato individuato un immigrato regolare radicalizzatosi sul web che voleva farsi saltare in aria. Individuato ed espulso. E’ la prima volta che dichiara apertamente che è stato sventato un attentato, mandando così un messaggio sia rassicurante che realista alla popolazione. Ora bisogna essere realisti anche in altre scelte: nessuna Fortezza Bastiani e neanche “fastidio” per le divise.

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