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Farmaci e spesa pubblica. Report I-Com

osservatorio

Assicurare le cure migliori senza pesare sul bilancio pubblico. È questa la sfida che attende la Sanità italiana secondo I-Com, Istituto per la Competitività, il think tank presieduto da Stefano da Empoli, che questa mattina ha presentato il report dal titolo: “La riforma della governance farmaceutica: da una visione a silos a una olistica della spesa sanitaria”. Le soluzioni per I-Com? Aumentare il prezzo di vendita delle sigarette di venti centesimi al pacchetto, incrementare l’utilizzo dei farmaci senza ricetta ed abolire il pay back, il meccanismo che dal 2012 impone alle aziende farmaceutiche di farsi carico del 50% dello sfondamento della spesa farmaceutica ospedaliera.

IL CONVEGNO

All’evento di questa mattina hanno partecipato rappresentanti delle istituzioni e del mondo dell’industria farmaceutica. C’erano Rocco Aprile, capo ispettore per la Spesa sociale ragioneria generale dello Stato, Emilia Grazia De Biasi, presidente Commissione Igiene e Sanità del Senato, Mario Marazziti, presidente Commissione Affari Sociali della Camera, Marcella Marletta, direttore generale dei dispositivi medici e del servizio farmaceutico del Ministero della Salute, Luca Pani, direttore Generale Aifa, Giorgio Tonini, presidente Commissione Bilancio del Senato. L’iniziativa si è svolta con il contributo di AbbVie, Bayer, Biogen, BMS, Fondazione MSD, Janssen, Eli Lilly, Roche, Sanofi, Sanofi Genzyme e Servier.

LE STIME DI I-COM

Il report di I-Com parte da un paradosso: il Sistema sanitario nazionale cura peggio spendendo di più. Secondo i numeri presentati da I-Com solo nel 2015 la spesa farmaceutica complessiva (territoriale e ospedaliera) ha superato la copertura prevista dall’attuale sistema dei tetti per circa 1,8 miliardi e anche in confronto ai principali paesi europei la spesa farmaceutica pubblica in Italia sembra essere sotto finanziata.  Se la quota della farmaceutica sul finanziamento sanitario pubblico fosse uniformata a quella di Francia, Germania e Spagna si avrebbero secondo le stime di I-Com più risorse rispettivamente per 1,6, 2,1 e 4,5 miliardi di euro.

OLTRE LA LOGICA DEI SILOS

“Dinanzi a un meccanismo del genere e a un finanziamento pubblico insufficiente, è necessaria una nuova governance del farmaco, per la quale bisogna innanzitutto superare la logica dei silos”, ha dichiarato l’economista sanitario Davide Integlia, direttore Area Innovazione I-Com. “Quest’ultima – si legge nello studio di I-Com – tende a controllare la spesa farmaceutica concentrandosi solo sul prezzo del farmaco senza considerare i suoi possibili effetti positivi nella filiera dell’intero percorso diagnostico terapeutico e, soprattutto, senza tenere conto dell’impatto dell’innovazione sull’evoluzione dei sistemi di cura all’interno del complesso processo di erogazione dei servizi sanitari. Motivo per cui il Servizio sanitario nazionale (SSN) offre prestazioni peggiori spendendo di più”.

COME INTERVENIRE: TASSA DI SCOPO

I-Com ha analizzato alcune misure fiscali che potrebbero colmare il gap attualmente esistente. Per prima l’imposizione di una tassa di scopo per coprire la spesa dei farmaci più innovativi, ad esempio quelli contro il cancro, che dovrebbe andare ad aumentare il prezzo di vendita delle sigarette di un centesimo l’una. Si genererebbe, secondo il report, così un aumento annuale di 714 milioni di risorse aggiuntive a cui andrebbero sommate quelle provenienti da una percentuale dell’incremento del finanziamento del Fondo Sanitario Nazionale (FSN) legato alle previsioni di crescita economica 2016-2019.

In questo secondo caso, la devoluzione del 14,85%, del 25% e del 50% della crescita del Fondo alla copertura farmaceutica porterebbe a una copertura aggiuntiva progressivamente in aumento fino al 2019.

DELISTING DI FARMACI A BASSO COSTO

Un altro strumento prevede l’incremento dell’utilizzo dei farmaci senza ricetta, che secondo I-Com farebbe riprendere il tasso di crescita osservato in Italia fino al 2008, e consentirebbe un notevole risparmio e un miglioramento della qualità delle terapie ad oggi offerte in Italia. Il riferimento è al delisting di farmaci a basso costo, da abbinare, per pazienti non cronici o gravi, a un miglioramento della cultura dell’automedicazione che è propria di molti paesi dell’Ue. Secondo le stime di I-Com, tale misura potrebbe comportare la possibile riallocazione di 4,19 miliardi di euro annui, provenienti dai risparmi che si genererebbero sulla spesa privata, e 774 milioni di euro annui che si genererebbero invece dalla spesa pubblica. Secondo il report, in sintesi, l’imposizione della tassa di scopo, insieme alle risorse provenienti dal delisting, potrebbe portare quindi a circa 1,5 miliardi di euro aggiuntivi in ciascun anno.

AUMENTO DEL PIL

Oltre che da un’eventuale tassa di scopo sulle sigarette, altre risorse da destinare alla Sanità e ai farmaci potrebbero derivare in base allo studio dell’istituto presieduto da Stefano da Empoli, dalla crescita economica.  Secondo le stime di I-Com un aumento del Pil dell’1% può generare un aumento dello 0,5% del Fsn.

ABOLIRE IL PAY BACK

“Sarebbe poi necessario abolire il pay back, una tassa ‘occulta’ sull’innovazione, che mette a rischio l’accesso alle nuove cure per i pazienti nei nostri ospedali e rende meno conveniente investire nel nostro Paese, per le multinazionali che puntano soprattutto su ricerca e sviluppo di nuovi farmaci”, ha aggiunto Stafano da Empoli, Presidente di I-Com.

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