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Marra, Minenna, Raineri. Chi sono alcuni dei pilastri di Virginia Raggi a Roma

Marcello Minenna

Che succede a Roma? Sta forse nascendo una nuova casta, come bofonchia qualcuno? Non è nemmeno questione di conflitto di interessi, come nel caso di Paola Muraro: l’assessore ai rifiuti del Comune di Roma.

Prendiamo il caso dell’assessore al bilancio sempre del Comune di Roma: Marcello Minenna. Funzionario CONSOB. Stipendio percepito nel 2015 pari 125.940 euro. Di cui 18.173 come salario accessorio, quale contropartita del premio di presenza, gratifica ed efficienza aziendale. Ai minimi sindacali, nel confronto con i suoi colleghi, ed in progressiva discesa dal 2013. Segno di una crescente difficoltà nei rapporti con il resto della struttura. E questo anche a prescindere dal conflitto aperto con il suo Presidente, Giuseppe Vegas, a proposito del caso Unipol – Fonsai.

Poco presente in Istituto: questa la replica dei vertici CONSOB, nel momento più intenso della polemica. Una ritorsione? Possibile. Sta di fatto che lo stesso Minenna, pur rimanendo dirigente della CONSOB, entra a far parte dello staff del Prefetto Tronca, nella commissione, diretta da Carla Romana Raineri, che deve indagare sull’affittopoli capitolina. E poi, visto che c’era, mette il naso sulla gestione del debito pregresso di Roma capitale. Ancora uno scontro: questa volta con Silvia Scozzese, commissaria straordinaria.

Il bello comincia nel momento in cui il neo-assessore vorrebbe conservare lo stipendio CONSOB. Esercitare, cioè, una sorta di opzione, che non esiste in natura. Ci pensa il senatore Augello a sollevare il caso con un’interrogazione al ministro dell’Economia. E la cosa finisce, come doveva finire: aspettativa non retribuita ad appannaggio da assessore.

E sempre all’aspettativa deve ricorrere il magistrato Carla Romana Raineri: l’attuale capo di gabinetto della Raggi. Che non solo rinuncia al relativo stipendio ma perde la grande occasione della sua vita: la nomina a Presidente della Corte d’Appello di Milano. Evidentemente incompatibile. La cosa che non si capisce è la sua successiva polemica, per molti versi tutta politica, con i vertici del CSM, colpevoli, a suo dire, di un eccessivo ritardo. Cosa che ha fatto infuriare Giovanni Legnini, il vice presidente dell’organismo di garanzia che gli ha risposto per le rime. Milanese da sempre, Rainieri rimane, quindi, a Roma, folgorata dal sole della Capitale.

Nomina contrastata, quella del Capo Gabinetto del Sindaco, al termine di una vicenda paradossale. In principio doveva essere Daniele Frongia a svolgere quell’incarico. Missione fallita a causa dei contrasti interni al Direttorio e non solo. Esisteva un impedimento giuridico, recato dalla legge Severino, al quale si cercò di rimediare dando potere di firma al vice capo di gabinetto Raffaele Marra: uomo ritenuto vicino ad Alemanno. Almeno secondo la denuncia del PD. Oggi Frongia è vicesindaco, con delega allo sport. Marra è comunque rimasto vice capo di gabinetto.

Per ricondurre il tutto ad una normalità amministrativa si tentò, quindi, la soluzione Daniela Morgante. Anch’essa magistrato presso la Corte dei conti. In precedenza assessore al bilancio nella Giunta Marino. Ben presto dimissionaria di fronte al groviglio di contraddizioni che quella gestione comportava. Su quel nome si svolse un balletto indecoroso, dovuto ai grandi contrasti interni al Direttorio. Pesava non tanto l’esperienza passata, nella precedente amministrazione, quanto l’accusa di essere amica di Roberta Lombardi. Tutt’altro che in sintonia con Raggi. Alla fine entrambe furono costrette a rinunciare.

Mentre ricordiamo questi piccoli avvenimenti, ci giunge la notizia che il Direttorio, riunitosi in gran segreto, ha proceduto alla nomina del nuovo responsabile di AMA. Si tratta di Alessandro Solidoro, presidente dell’ordine dei commercialisti di Milano. Un altro milanese, quindi sulla scia del prefetto Tronca. Esperto di crisi aziendali. Scelta che ha alimentato nuove polemiche, sia per la procedura seguita che per il profilo del candidato. Nel momento in cui qualcuno ricorda che Roma rischia una procedura d’infrazione, da parte della Commissione europea, per l’assenza di un piano industriale nella gestione dei rifiuti, la scelta di un esperto finanziario non sembra essere il miglior viatico. Comunque staremo a vedere.

Al di là del gossip, se altri si fossero comportati nel modo descritto, per molto meno, i Pentastellati sarebbero insorti al grido di “onestà, onestà”. Due pesi e due misure? Magari fosse solo quello. La verità è che l’unica ragione d’esistere del M5S è la crisi dei due grandi schieramenti italiani. Per vivere, quindi, i pentastellati non hanno bisogno di linee programmatiche. Campano grazie al sacro fuoco dell’antipolitica. Attività che diventa redditizia, quando si assumono posizioni di comando nella realtà italiana. Ma con quali risultati per il benessere collettivo è tutto da vedere. Salvo a Roma: dove il cattivo tempo si vede già dal mattino.

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