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Amazon, Facebook e Google. Ecco come il cloud sta trascinando i big tecnologici

Di Jack Nicas e Don Clark
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L’ultima ondata di trimestrali dell’industria tecnologica statunitense illustra come due innovativi segmenti del settore, ossia il mobile e il cloud, stiano prendendo piede e restituendo importanti profitti alle società che hanno puntato su queste tendenze. La scorsa settimana Facebook e Alphabet, la holding cui fa capo Google, hanno registrato un’impennata negli utili trimestrali, alimentata dalla crescente tendenza degli utenti a dedicare più tempo ai propri smartphone e dal contestuale incremento nella spesa pubblicitaria sui dispositivi mobili effettuata dagli inserzionisti. Allo stesso modo, Amazon e Microsoft hanno battuto le stime contabili degli analisti di Wall Street grazie alla solidità del servizio di hosting dati sui propri server, meglio conosciuto come cloud.

“I grandi diventeranno sempre più grandi”, commenta al proposito Ben Schachter di Macquarie Group. “La gente utilizza sempre di più internet; grazie agli smartphone lo hanno sempre a disposizione e a una velocità migliore. Tutte le informazioni dovranno pur arrivare da qualche parte, ed è proprio dal cloud”.

La forza di queste tecnologie è strettamente connessa. I dispositivi mobili stanno assumendo il ruolo di computer principale per gli utenti, il che sta trainando la domanda per il cloud. Sul personal computer i dati venivano spesso archiviati sul dispositivo stesso, ma gli smartphone dispongono di meno memoria e il consumo di dati globale è lievitato enormemente: quindi sempre più informazioni necessitano di essere memorizzate sul cloud. Tale rapporto esiste da oltre un decennio, ma ha subìto una forte accelerazione negli ultimi anni. Il boom originario del download di tracce musicali, frequentemente dal servizio iTunes di Apple verso gli iPod, è stato soppiantato da un’esplosione di applicazioni, di servizi di streaming media e di altre proposte.

“Mobile e infrastruttura cloud vanno di pari passo”, spiega Ben Stanton di Canalys. “L’infrastruttura sta spingendo oltre le possibilità del dispositivo mobile”. Canalys calcola che nel secondo trimestre la spesa delle aziende per i servizi cloud è salita del 52% rispetto all’anno scorso ed è stata in gran parte supportata da esigenze legate al segmento mobile. Inoltre, il quadro per le società di hardware è eterogeneo. Negli anni la migrazione dai personal computer agli smartphone ha implicato un massiccio utile per Apple, che ha lanciato il primo iPhone nove anni fa. Ora le vendite sono giunte a maturazione in molti Paesi e la Mela sta di conseguenza accusando una contrazione. Dopo otto anni di successo, la società di maggior valore al mondo la settimana scorsa ha rivelato un calo nella performance delle vendite di iPhone per il secondo trimestre consecutivo con una flessione del 27% rispetto a un anno prima.

Tuttavia alcuni player, tra cui Samsung e Huawei, hanno registrato una crescita. Qualcomm ha messo a segno un balzo del 22% nei profitti trimestrali in gran parte dovuto alle vendite di chip per smartphone di case cinesi. Nel complesso, l’era del mobile sta entrando in una fase in cui il profitto sorride alle internet company, le quali capitalizzano l’intenso utilizzo dei telefonini. I due principali vincitori sono Google e Facebook, che stanno raccogliendo i frutti della massa critica di utenti mobili che fa gola agli inserzionisti.

Per quanto riguarda il social network di Mark Zuckerberg, gli annunci mobile hanno rappresentato l’84% dei 6,2 miliardi di dollari di introiti pubblicitari macinati nell’ultimo trimestre. L’utile è quasi triplicato rispetto all’anno precedente fino alla consacrazione del record di 2,1 miliardi di dollari.

Lo sviluppo del mobile è alla base anche del balzo del 21% nel fatturato trimestrale di Google. Oggi gli inserzionisti sono sempre più disposti a investire sui telefonini anche perché i loro siti web per cellulari sono migliorati le aziende tech offrono formati pubblicitari più adatti. Big G sta attirando molta pubblicità dimostrando l’efficacia degli spazi sul mobile grazie al monitoraggio della localizzazione degli utenti, che fornisce informazioni sull’effettiva visita di negozi fisici tra il pubblico che ha visualizzato un annuncio.

Nonostante il calo delle vendite di iPhone nel secondo trimestre le entrate relative ai servizi sono salite del 19% a quasi 6 miliardi di dollari, incluse le vendite di app, gli abbonamenti a Music e le commissioni di Apple Pay. Infatti, il chief executive officer Tim Cook prevede una crescita talmente forte per il prossimo anno che se si trattasse di una società indipendente il business dei servizi entrerebbe di diritto nella classifica Fortune 100. Nel secondo trimestre le entrate cloud di Amazon sono aumentate del 58% a 2,89 miliardi di dollari, contribuendo fortemente all’utile record di 857 miliardi di dollari e al raddoppio sul precedente picco della società. Il segmento è sulla buona strada per superare l’obiettivo dei 10 miliardi di dollari di ricavi fissato quest’anno dal chief executive officer Jeff Bezos.

Microsoft, da molti ritenuto il secondo provider cloud dopo Amazon, sta facendo di questa attività il fulcro del processo di transizione dalla quasi totale dipendenza nella distribuzione di software. Nell’ultimo trimestre l’unità di Azure è cresciuta del 6,6% a quota 6,71 miliardi di dollari, mentre la sezione cui fa riferimento Windows è scesa del 3,7% a 8,9 miliardi di dollari. Anche Google sta puntando fortemente sul cloud e recentemente ha affidato la direzione del business a Diane Greene, nota imprenditrice della Silicon Valley. Nel corso del secondo trimestre i relativi ricavi sono aumentati del 33% a 2,17 miliardi di dollari, performance nettamente superiore rispetto alla crescita degli ultimi trimestri e agli incrementi del business pubblicitario.

La lista dei perdenti per quest’ultimo round di trimestrali è la riprova del fatto che smartphone e cloud stanno sostituendo i personal computer nel ruolo di principale driver di crescita per la Silicon Valley. Intel, pilastro dei chip, non è riuscita ad affermarsi in quest’ambito e ha sofferto un calo del 51% dell’utile a causa di oneri di ristrutturazione legati a una strategia di riduzione della dipendenza da pc.

Altre aziende stanno rapidamente virando verso il mobile. Un esempio è Logitech, storico produttore di periferiche che recentemente ha aggiunto al proprio catalogo una gamma di dispositivi per la telefonia mobile, tra cui le cuffie senza fili. Nel primo trimestre ha battuto le stime degli analisti finanziari presentando un aumento del 7% nel fatturato. In un’intervista il chief executive officer Bracken Darrell ha voluto sottolineare: “Tutto ciò che produciamo è mobile”.

Traduzione di Giorgia Crespi

(Pubblicato su MF/Milano Finanza, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)

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