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Avete letto la pagella dei prof. bocciati?

Notte del 24 agosto 2016. “Brandello di muro. Di tanti che mi corrispondevano non è rimasto neppure tanto. Ma nel cuore nessuna croce manca. È il mio cuore il paese più straziato’’. (Giuseppe Ungaretti)

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Continuando la sua inchiesta sulla storiaccia del concorsone della scuola (quello che dovrebbe ‘’stabilizzare’’ i precari) Gian Antonio Stella, sul Corriere della Sera, sottolinea come l’anno scolastico rischi (ma è un eufemismo) di cominciare con 23mila cattedre vuote perché la metà dei professori viene bocciata all’esame. Stella, come in altre occasioni, cita i dati riportati da una ricerca della rivista Tuttoscuola. Ma per spiegare la situazione è sufficiente riportare un brano virgolettato nell’articolo e tratto proprio da quella ricerca che spiega i livelli di (im)preparazione dei candidati: “Una scarsa capacità di comunicazione scritta, in termini di pertinenza, chiarezza e sequenza logica e una carenza nell’elaborare un testo in modo organico e compiuto. Si ricava anche un campionario di risposte incomplete, errori e veri e propri strafalcioni, che sorprendono in maniera più acuta per il tipo di concorso in questione, ovvero una selezione tra chi si candida a insegnare alle nuove generazioni’’.

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La storia romana ci insegna che fu Augusto ad istituire una vera e propria burocrazia centrale e periferica (praefecti, procuratores, legati e i loro collaboratori, nonché i componenti del consilium principis) alle sue dirette dipendenze, allo scopo di unificare, uniformare e rendere efficienti il governo e l’amministrazione dell’impero. Nel dare attuazione a questo ordinamento Augusto volle anche superare la pantomina repubblicana della gratuità delle cariche e delle magistrature pubbliche che favoriva la nobilitas senatoriale (e per altri versi incentivava la corruzione e la spoliazione delle Province), mentre era sua intenzione promuovere funzionari provenienti dal ceto equestre (la ‘’borghesia’’ di quei tempi) e liberti. Il Princeps stabilì anche l’ammontare dei compensi che, peraltro, costituiva un criterio distintivo del rango e del ruolo dei funzionari stessi. Erano chiamati tricenarii coloro che percepivano 300mila sesterzi all’anno e sexagenarii quelli che ne ricevevano solo 60mila. Se si vogliono fare dei confronti, lo stipendio annuo di un legionario era pari a 1.200 sesterzi. E’ vero che, al momento del congedo, ai veterani era assegnato un appezzamento di terreno dell’ager publicus o delle somme di denaro (prelevate dall’aerarium militare).

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