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Cosa è possibile fare (e cosa no) contro i terremoti. Parlano gli esperti

Terremoto_Corpo Forestale @corpoforestale

I decenni passano, le tragedie si ripetono, le vittime si moltiplicano, ma i terremoti continuano a sorprendere in ogni parte del mondo. Nonostante i progressi scientifici sempre più rapidi ed eccezionali, infatti, sapere come e quando la terra tornerà a tremare ad oggi è ancora impossibile.

I SEDICENTI ESPERTI

Poco contano le illazioni dei soliti sedicenti esperti da tastiera: già ieri – qualche ora dopo la scossa che ha squarciato il centro Italia e causato centinaia tra morti e feriti e migliaia di sfollati – sono tornati a far sentire la loro voce soprattutto sui social network e ad assicurare “che il sisma si poteva prevedere”.

I TERREMOTI NON SI POSSONO PREVEDERE

Non è così invece, come purtroppo migliaia di italiani hanno imparato sulla loro pelle nel corso degli anni. Uno stato di fatto che sismologi e geologi stanno continuano a ripetere anche in queste ore. Tra gli altri, lo ha spiegato questa mattina su Repubblica Marina Denolle che insegna all’università di Harvard: “Purtroppo prevedere una scossa resta molto, molto difficile. Immaginiamo di avere un bicchiere pieno d’acqua fino all’orlo e di aggiungere altra acqua, una goccia alla volta. Come facciamo a prevedere quale goccia farà tracimare il bicchiere? Con i terremoti il discorso è simile“.

GLI ESEMPI VIRTUOSI

Ma allora cosa si può fare? La bacchetta magica non esiste, ma il progresso tecnico-scientifico qualche strumento inizia a fornirlo. Un esempio, in questo senso, sono i sistemi di allerta rapida che consentono di rilevare i primissimi segnali di un sisma e di mettere in moto meccanismi di allarme in grado di anticipare di alcuni secondi l’arrivo delle scosse più violente e distruttive. “Il più efficiente fra questi sistemi di allarme è in Giappone“, ha spiegato ancora Denolle, “ma è estremamente costoso. Ci vogliono numerosissimi sensori distribuiti per tutto il paese e algoritmi precisi per interpretare questi segnali e inviare i messaggi di allerta. La California e ancora una volta il Giappone sono i paesi che stanno investendo di più per migliorare questi algoritmi. Ma prima che possano essere considerati sicuri e adottati dalle autorità pubbliche ci vogliono tantissimi test e validazioni. E se la scossa è vicina l’allarme può arrivare solo pochi secondi prima: utile solo fino a un certo punto“.

LE COSTRUZIONI

Il rispetto delle regole antisismiche nella costruzione degli edifici rimane, dunque, al momento la soluzione migliore per rispondere alla furia del terremoto. Aspetto sul quale l’Italia è ancora alla preistoria, come dimostra la catastrofe che si è abbattuta su Amatrice, Accumoli e Pescara del Tronto. Anche in questo caso l’esempio da seguire è il Giappone, uno dei Paesi più sismici del Pianeta. Lo spiega al Foglio il sismologo Rinaldo Nicolich che racconta come nel Sole Levante siano stati addirittura progettati “edifici con rotaie che resistono a spostamenti di qualche centimetro senza deformarsi“.

COSA FARE IN CASO DI TERREMOTO

Ci sono poi i comportamenti corretti da tenere, in caso di terremoto una scelta giusta può salvare la vita. Lo conferma la storia della nonna di Pescara del Tronto che è riuscita a mettere in salvo i due nipotini di 4 e 7 anni infilandoli sotto al letto. “Una percentuale tra il 20% e il 50% dei decessi, in questi casi, è causata da comportamenti sbagliati dei cittadini durante l’evento sismico”, ha spiegato al Fatto Quotidiano il presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi Francesco Peduto. C’è dunque bisogno di una vera e propria educazione alla prevenzione in modo da insegnare a chi abita in luoghi altamente sismici cosa fare e non fare. L’esempio ancora una volta è il Giappone: “Guardate le immagini, vedrete le persone che si mettono sotto una scrivania oppure che si stringono accanto a un muro portante dell’edificio, questi atteggiamenti sono frutto di veri e propri corsi cui le persone si sottopongono periodicamente“.

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