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Come fermare violenze e femminicidi

L’una, Vania Vannucchi, bruciata viva a Lucca da un ex collega di lavoro che non si rassegnava a non vederla più. L’altra, Rosaria Lentini, colpita a morte con dodici coltellate dal compagno della vita a Caserta. Ed è subito femminicidio, di nuovo questo barbaro fenomeno di uomini che detestano le donne. E le molestano. E le sfregiano. E le ammazzano con ogni mezzo a disposizione, ovunque capiti. Perfino davanti agli occhi dei figli.

La media del delitto è impressionante: ogni tre giorni un maschio uccide una donna in Italia. “Schifosi assassini”, li chiama il presidente del Senato, Grasso. Parole giuste, ma non bastano più neanche le parole. Non bastano neppure le buone leggi, che in questi anni il Parlamento ha approvato a tutela delle vittime, per sradicare una piega sociale che viene regolarmente rimossa ventiquattr’ore dopo il momento dell’orrore. Vania e Rosaria, certo che l’Italia è oggi addolorata e arrabbiata: possibile che non si riesca a fermare in tempo la mano degli “schifosi assassini”? Possibile che nell’ambiente dei familiari, degli amici, dei conoscenti non si sappia cogliere l’ira di un uomo mentre cresce pericolosamente verso una donna, denunciando lui e proteggendo lei? Possibile che con tutte le campagne d’informazione e con la nuova sensibilità mostrata dagli investigatori e dai magistrati la violenza di genere sia ancora così imprevedibile?

Serve una svolta. Ma per la svolta necessaria è l’ora che soprattutto gli uomini si comportino da uomini. Questo significa difendere le vittime dall’accanimento, fisico o verbale, dei maschi violenti. Significa non essere indifferenti nelle compagnie che tendono a relegare gli altrui rapporti di coppia, anche quelli in cui volano schiaffi, a “fatti loro”. Invece una buona parola o un aiuto concreto, quando serve, possono essere decisivi.

Per un uomo è più facile capire la deriva mentale e sentimentale di un altro uomo. Così come distinguere la battuta da caserma ma inoffensiva di un suo simile dall’approccio invece prevaricatore, anche quand’è silenzioso, verso le donne. Un uomo consapevole non può tacere, se sente esclamare “gliela farò pagare”, che nei casi estremi e patologici può portare, e purtroppo in sessanta casi solo quest’anno ha già portato, alla tragedia. Prevenzione vuol dire mostrare più attenzione non solo verso il disagio a volte invisibile delle donne, ma verso le violenze sempre visibili degli uomini.

(Articolo pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi e tratto dal sito www.federicoguiglia.com)

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